Sergio Perez ha ammesso di aver preso un mental coach quest’anno, dopo la pressione crescente derivante dal confronto con Max Verstappen. Secondo molti, nonostante il contratto sicuro per il 2024, le ultime gare indicano che il messicano non è più all’altezza del ruolo richiesto a un pilota Red Bull. “Quando è iniziata la stagione, la macchina mi si adattava perfettamente“, ha detto il 33enne al giornale De Limburger. “Ma le macchine evolvono durante la stagione. Dopo Miami per me è stato un crollo, avevo un’altra vettura che non mi si adattava molto. Poi non sono riuscito a entrare nel Q3 diverse volte, il che ha influito sulla mia fiducia e mi ha fatto guidare molto più lento. Ma all’inizio potevo lottare per il Titolo. E’ stato molto difficile. Perché quando corri per un top team, la pressione per le prestazioni aumenta rapidamente“.
Nonostante il suo disastroso GP del Giappone, Perez sostiene però di essere migliorato: “La mia fiducia è tornata quando ho realizzato che a inizio anno avevo vinto delle gare. E adesso so dire di essere di nuovo al 100% e sono di nuovo convinto di avere una chance di poter puntare al Titolo il prossimo anno“. Ma lo stress ha influito anche fuori dalla pista: “La F1 è il mio sport, la mia vita, la mia passione. Quando hai dei periodi così difficili al lavoro, è difficile essere sereno e allegro a casa con tua moglie e i tuoi figli. Ecco perché ho preso un mental coach, perché la mia famiglia merita di avere un papà allegro a casa. Assieme al mio coach ho lavorato per turare fuori la parte migliore di me stesso, anche come pilota. Sono grato alla Red Bull per avermoi dato l’opportunità di correre oer un top team. Dopotutto sono un pilota che non veniva dal loro programma. Sarebbe grandioso se potessi chiudere qui la mia carriera. Ma essere un pilota per questo team non è facile. La Red Bull lavora in modo diverso diverso alla maggior parte delle squadre, ecco perché hannocosì tanto successo“.