Messa in archivio anche la gara 1000 ci ritroviamo con la Mercedes che porta a casa la terza doppietta consecutiva. Pensiamo che tutto questo vada oltre le ben più rosee aspettative anche per gli stessi uomini in grigio. Vincere fa sempre piacere. Prendersi pole position e vittoria nella 1000° gara di certo schifo non fa, anche se ci vogliono far pensare che non era importante. Una cosa che scriviamo dallo scorso anno, da quando ci furono polemiche social per la mossa di Bottas in Russia, è che nel team Mercedes è tutto chiaro da prima della partenza. Gerarchie e posizioni in gara dopo la partenza. Lo ha fatto capire lo stesso Bottas dicendo che ha perso la vittoria avendo girato secondo dopo la prima curva e non ha potuto poi che accodarsi a Lewis.
Questa tranquillità e linearità di gerarchie sembra invece mancare in casa Ferrari. Oppure c’è ma la gestiscono in modo particolare. Anche oggi sembrava di assistere a una puntata di Beautiful via team radio che rischia di screditare il lavoro di piloti, ingegneri, tecnici e meccanici. La decisioni non tempestiva del box che ha fatto scambiare le posizioni tra Leclerc e Vettel forse un paio di giri dopo al necessario, ha riaperto il vaso di pandora dei tifosi contro il baffuto Seb. Si perché il tedesco a leggere molti commenti sui social è tacciato e reo di essere in pista e voler provare a prendere punti in più verso la rincorsa all’iride in una classifica già difficoltosa e inaspettata. Il vero problema della Ferrari sembra essere lui. E non il team. E’ una logica strana e che alla lunga potrà solo che fare male all’ambiente. Perché dal divano fosse ci si dimentica in fretta che la stagione va ragionata sui 21 gran premi. Dalla febbre non curata alla polmonite il passo è breve. Il potenziale Ferrari sembra esserci ma non riesce ad essere sprigionato e incanalato in entrambe le vetture nei weekend fin qui disputati. Verstappen davanti nel mondiale al duo rosso dice tutto.
Ma basta parlare dei soliti noti. Vogliamo o no fare i complimenti ad Alex Albon della Toro Rosso per la stupenda gara di oggi? Il vero protagonista è stato lui. Distrugge la vettura al sabato mattina. Non fa le prove e parte dalla pitlane. Per un rookie, con gli occhi di Helmut Marko addosso, non è una bella situazione, eppure Alex oggi da ultimo è arrivato decimo portandosi a casa un punto che per le condizioni in cui è nato, vale come una vittoria. Solido psicologiacamente. Correva nel ricordo del principe Bira, l’altro unico pilota thailandese a essere arrivato in alto nel motorsport. Ha saputo onorare la sua memoria e chissà potrebbe cominciare a mettere un poco di pepe nella coda di Gasly che sta faticando contro ogni previsione in Red Bull. Qualcosa di prestazione in più si è intravisto tra la parte finale di qualifica e la gara rispetto ai due GP precedenti, però, come per Albon, vale la stessa cosa anche per lui. Helmut Marko è li che guarda e decide… chiedere a Kvyat per conferma.
Un altro pilota che deve alzare l’asticella è il nostro Giovinazzi. Non ha mai avuto fino a qui un weekend lineare senza problemi, ma stiamo già tornando in Europa. Il tempo passa e c’è un mondo dietro a lui che vuole vedere al suo posto un ragazzo che di nome fa Mick. Occhio Bon Jovi, come dicono gli inglesi: pedal to the metal. La nota dolente viene da Williams e McLaren che hanno trascorso il 1000° GP nelle ultime posizioni della gara. La Williams sappiamo che deve sopravvivere al 2019. Se ce la farà sarà la più grande vittoria. McLaren non era andata male fino a questo GP, ma nel weekend ha mostrato limiti con ombre di fantasmi che arrivano dal passato recente. Non che fosse inaspettato in quanto la macchina qui non sembrava adattarsi bene già dal simulatore. Però fa sempre tristezza vedere due nomi così gloriosi della storia delle F1 là in fondo alla griglia.
Riccardo Turcato