Nella fredda notta tra il 4 e il 5 febbraio 1878, esattamente 143 anni fa, nasce a Parigi André-Gustave Citroën: l’eclettico fondatore della Marca che tutt’oggi porta il suo nome e deve, proprio al suo patron, quell’impronta geniale e innovativa che da sempre la contraddistingue. Ultimo di cinque figli, André-Gustave Citroën vede la luce in una famiglia cosmopolita, con il pallino per gli affari. Le origini del cognome provengono da lontano. Suo padre Levie Citroën era un commerciante di pietre preziose, figlio di Barend, un artigiano orafo, a sua volta figlio di un venditore di frutta, olandese, di nome Roelof, nato senza alcun cognome. Nel 1811, Napoleone I ordinò un censimento che prevedeva l’istituzione di un cognome per tutti coloro che ne erano sprovvisti, e fu allora che Roelof, in riferimento alla sua professione, fu chiamato Limoenmann (letteralmente “l’uomo dei limoni”).
Quando uno dei suoi figli, Barend, divenuto artigiano orafo, decise di sposare la bella Netje Rooseboom, fu costretto a cambiare il proprio cognome perché il padre della fanciulla, grossista di orologi, si considerava di un livello superiore a quello di un semplice artigiano e così acconsentì al matrimonio alla condizione che Barend modificasse adeguatamente il suo cognome. Fu allora che Barend Limoenmann divenne Barend Citroen – nome che in olandese si scrive senza dieresi e significa “limone”. Uno dei loro 12 figli, Levie, per portare avanti l’attività di commercio di pietre e metalli preziosi del padre, si trasferì a Varsavia, dove sposò Masza Amalia Kleimann. La nuova famiglia decise ben presto di lasciare la Polonia (allora sotto il giogo russo) e, dopo aver accarezzato la possibilità di trasferirsi in America, scelse la più vicina Francia dove nel 1870, a Parigi, stabilirono residenza e sede dell’attività di commercio di pietre preziose. Fu qui, nella Ville Lumière, che Barend decise di dare una connotazione francese al proprio cognome, aggiungendo una dieresi e dare così origine alla famiglia Citroën.
André-Gustave non è interessato all’attività di famiglia che viene portata avanti dagli altri fratelli; è un ragazzo intraprendente ed affascinato da tutto ciò che è moderno e tecnologico, così ottiene di poter studiare École Polytechnique di Parigi dove si laurea in ingegneria. Senza dubbio ha ereditato il fiuto per gli affari dei “Citroën” grazie al quale, nel 1900, durante un viaggio in Polonia, ha l’opportunità di visitare le aziende specializzate in meccanica di precisione e valutare le tecnologie in uso. È proprio in questa occasione che in un’azienda nella sperduta campagna polacca scopre qualcosa che avrebbe profondamente segnato la sua vita: un nuovo tipo di ingranaggio, con i denti a cuspide, (in grado di moltiplicare o ridurre grandemente forza e movimento di macchinari anche molto imponenti). Compra subito il brevetto con l’idea di svilupparlo ed impiegarlo su scala mondiale.
Nei primi anni del 1900 l’Europa è un cantiere di idee in pieno fermento: dall’arte, alla musica, all’architettura tutto è nuovo e ricodificato; nasce l’esigenza di ridisegnare le città con strutture avveniristiche e nuovi materiali, va lasciato spazio alle fabbriche moderne in grado di produrli come acciaierie e centrali elettriche… André, che da bambino ha seguito con ammirazione la costruzione della Tour Eiffel, emblema di tecnologia e modernità è l’uomo giusto al momento giusto e capisce ben presto che il futuro è nella produzione industriale e nella sua efficienza e standardizzazione. La prima attività di Citroën, nel 1902, è quella delle Acciaierie André Citroën che producono materiali per l’edilizia ed i cantieri navali oltre a “ruote dentate a doppia elica”, ovvero gli ingranaggi del brevetto polacco, dalla cui forma a “V” nascerà il simbolo, entrato nella storia, delle due punte di freccia direzionate naturalmente verso il futuro, per cui verso l’alto (il “double chevron”).
L’ingresso di André Citroën nel mondo dell’automobile, l’oggetto che sarà viatico e testimone di tutta la sua genialità, avviene nel 1908, quando accetta la direzione di una celebre azienda automobilistica, quella dei fratelli Mors, specializzata in auto di lusso e da competizione. Per assolvere agli enormi debiti dell’azienda, grazie alle conoscenze della cosmopolita famiglia Citroën, André riesce a trovare un finanziatore: un ricchissimo gioielliere di origini armene amante delle auto da corsa. Recuperata la situazione bancaria è il momento di dedicarsi alla produzione mettendo in pratica tutte le nuove idee su catena di montaggio e produzione industriale espresse dal taylorismo. E così la Mors passa dalla produzione artigianale, nel 1908, di poche decine di vetture al mese ad una produzione industriale, nel 1910, di 646 unità mensili! Anche se le Mors non saranno mai il prodotto democratico ed accessibile a tutti a cui André ha sempre aspirato, otterranno un eccezionale successo di pubblico e di vendite fino a quando la Prima guerra mondiale ne decreterà il declino.
Il geniale André non smette di sognare, e nel 1919, a Parigi, in quai de Javel, nella fabbrica automobilistica André Citroën nasce la Citroën Type A 10 HP, un’automobile costruita in grande serie, non più di lusso né da corsa, ma economica, solida, facile da riparare e, se non proprio di tutti, alla portata di molti. La Type A è la prima vettura europea costruita in serie, la prima auto francese con la guida a sinistra e concepita per poter essere guidata da chiunque. Viene venduta completa di capote, ruota di scorta, fari ed avviamento elettrici il tutto per soli 7.950 franchi (un prezzo molto basso per l’epoca). Dotata di un motore a 4 cilindri da 1.327 cm³, può raggiungere una velocità di ben 65 chilometri orari! Fin da subito viene declinata in più allestimenti e caratterizzata da colori brillanti come l’azzurro o il giallo in un panorama di macchine prevalentemente nere: il Marchio del Double Chevron, ha appena iniziato a cambiare per sempre il modo di concepire e produrre l’automobile. Nel 1919 vengono prodotte 2.810 vetture (Type A “berline” e furgoni). Nel 1925 la produzione annuale di tutta la gamma raggiungerà i 61.487 veicoli.
André Citroën ha una visione illuminata della produzione industriale con un approccio estremamente innovativo per l‘epoca. Con l’intento di rendere più “umano” il taylorismo, riducendo gli effetti alienanti della catena di montaggio, mette a disposizione degli operai di Javel strutture e facilitazioni incredibilmente all’avanguardia per i tempi. Il pensiero di André è tutto in questa frase: «Io vorrei che noi arrivassimo, a Javel, a creare dappertutto dei sorrisi supplementari, in tutti i reparti, in tutti gli anelli della catena. […] Questa catena, necessità del nostro secolo, non la possiamo più cancellare ma abbiamo il dovere di distruggerla con questa massa di sorrisi».
Redazione MotoriNoLimits