Ricaricate le energie grazie a tre weekend senza competizioni, i piloti della MotoGP ripartono dal GP d’Austria che andrà in scena per la 34ª volta. La prima si disputò nel 1971 al Salzburgring e Giacomo Agostini fece subito valere la sua legge, vincendo sia la gara della 350 che quella della 500 in sella alle MV Agusta. Dal 1996 la gara si spostò all’A-1 Ring ma dopo due edizioni l’Austria fu esclusa dal calendario iridato, per tornarvi solo nel 2016.
Secondo i tecnici Brembo che lavorano a stretto contatto con tutti i piloti della MotoGP, il Red Bull Ring di Spielberg da 4,348 km di lunghezza rientra nella categoria dei circuiti altamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 6 presenta un indice di difficoltà di 6 per effetto di 5 frenate della categoria Hard e 3 Medium. Ogni giro i freni sono utilizzati per quasi 29 secondi, equivalenti ad un terzo di gara. Dalla partenza alla bandiera a scacchi della gara standard, ciascun pilota esercita un carico complessivo di 1,1 tonnellate sulla leva del freno.
La curva più dura del Red Bull Ring per l’impianto frenante è la 4: le MotoGP passano da 301 km/h a 81 km/h in 5,2 secondi in cui percorrono 246 metri mentre i piloti esercitano un carico sulla leva del freno di 5,3 kg. La decelerazione è di 1,5 g, la pressione del liquido freno Brembo tocca gli 11,3 bar e la temperatura dei dischi in carbonio arriva a 630 °C.
L’ultimo GP d’Austria al Salzburgring fu quello del 22 maggio 1994: Mick Doohan vinse la gara, realizzò il giro veloce e fece anche la pole, alla media di 197,677 km/h. Una follia per le condizioni di sicurezza della pista dell’epoca, tanto che il pilota australiano definitiva il tratto tra le curve 7 e 10 come «inserire una moto nella cruna di un ago a 290 km/h, sfiorando le altre carene, con i guard-rail su ambo i lati». In quei frangenti l’impianto frenante Brembo della sua Honda non serviva a nulla, ciò che contava era il coraggio.
Il GP d’Austria 2020 fu l’ultimo vinto in carriera da Andrea Dovizioso: con 16 anni e 120 giorni tra il primo e l’ultimo GP vinto, il pilota forlivese vanta la terza striscia vincente più lunga, dopo Valentino Rossi e Loris Capirossi. Ancora più memorabile fu il suo successo in Austria nel 2017, beffando Marc Marquez: lo spagnolo lo sorpassò all’ultima curva ma arrivò lungo in frenata. Dovizioso lo fece sfilare e aprì il gas per primo, ripassandolo con l’incrocio di traiettorie. In MotoGP non sempre vince chi frena più forte. Se la Ducati attuale è diventata la moto da battere, il merito, oltre che di Luigi Dall’Igna e del suo staff, è in parte di Dovizioso, che arrivato in Ducati dopo la deludente esperienza di Rossi riuscì a risollevare la Casa di Borgo Panigale, conquistando 10 vittorie nel biennio 2017-2018. A lui si deve anche il rilancio della pompa pollice Brembo, ai tempi della Ducati, per controllare il freno posteriore. Il Dovi la usava nelle curve a destra, al posto del freno a pedale con il quale faticava alla massima angolazione di piega.

















