Dopo il Titolo Piloti vinto con Max Verstappen a Suzuka, la Red Bull si aggiudica il Costruttori grazie al successo dell’olandese e al quarto posto di Sergio Perez nel GP degli USA, interrompendo così il dominio Mercedes, quest’anno ancora a secco di vittorie. Austin ha evidenziato la supremazia del team diretto da Horner, ma soprattutto quella di Max Verstappen. Per la prima volta dall’inizio dell’anno la squadra ha commesso un errore durante la sosta dell’olandese facendogli perdere qualcosa come 11 secondi, prontamente recuperati in pista, aggiudicandosi la vittoria davanti a Lewis Hamilton.
Questa vittoria è stata la dimostrazione di forza dell’accoppiata, ma anche di poter contare su un buon margine di potenziale ancora inespresso. Diversamente da altri GP, ad Austin Verstappen ha dovuto prendersi dei rischi evidenziando una grande differenza tra lui e Perez. Questo aspetto dovrebbe aprire anche gli occhi sulla questione budget cap, che al suo interno dovrebbe comprendere tutte le voci di spesa, senza alcuna esclusione. Un conto è avere in squadra buoni piloti del calibro del messicano e tanti altri. Un altro è poter contare sul talento di Verstappen, Hamilton, Leclerc, piloti che incidono sia sul risultato in pista sia sui conti economici. Lo stesso vale per gli ingegneri del calibro di Adrian Newey. Il budget cap ha senso se al suo interno sono comprese il 100% delle spese del team, senza esclusioni. Non entro in merito alla cifra.
Tornando al gran premio, è stata una gara interessante, certamente condizionata dall’errore enciclopedico commesso da George Russell alla prima curva, che ha portato al ritiro di Carlos Sainz, protagonista di una partenza non perfetta ma assolutamente esenta da colpe. Un episodio sanzionato con una penalità ridicola di 5 secondi. Assolutamente ridicola come quella inflitta a Fernando Alonso: 30 secondi per aver corso senza uno specchietto. A parte che non si tratta di un elemento contundente, che si era anche staccato, ma se un pilota di F1 non fosse in grado di guidare senza uno specchietto allora dovrebbe cambiare mestiere. Due penalità assurde.
Complimenti a Lewis Hamilton, che ha tirato fuori tutta la sua classe, così come Leclerc: partito dalla 12° casella ha portato la sua Ferrari sul podio, evidenziando ancora una problematica importante di usura dei pneumatici. Resta aperta la lotta con Perez per il secondo posto che si presentano in Messico tra meno di una settimana con la medesima strategia di motori.
Da quando ha annunciato il ritiro, mi sembra di vedere un nuovo Sebastian Vettel. Ha inanellato gara da quattro volte campione del mondo e domenica è stato protagonista di una bellissima gara, lottando fino all’ultima curva. E’ la dimostrazione di quanto in questo sport possano entrare in gioco diverse componenti. Lo stiamo vedendo anche con Gasly, pronto a salutare l’AlphaTauri, e con Daniel Ricciardo, passato dalle stelle alle stalle in poche stagioni.
Il fine settimana americano ha riportato in pista Antonio Giovinazzi. Un errore che potrebbe costargli caro, soprattutto in un momento così delicato per la sua carriera. Andare contro le barriere dopo pochi giri non è un segnale positivo, anche se non conosco le cause che lo hanno portato fuori pista. E Mick Schumacher non ha fatto nulla di esaltante in pista.
Gian Carlo Minardi