Un’istantanea del GP di Toscana al Mugello di domenica scorsa mi è rimasta impressa da subito, appena vista: la monoposto di Verstappen affogata nella ghiaia. Incapace di tornare in pista. Ora sappiamo che, ghiaia o no, la corsa di Max sarebbe finita lì comunque a causa non solo dell’incidente, ma anche del problema alla power unit della sua Red Bull.
Ma estrapoliamo l’immagine dal contesto. Quello che interessa è che in una pista vecchio stile possa esserci ancora la ghiaia nelle vie di fuga. La ghiaia è via via scomparsa dalle piste di tutto il mondo per lasciare spazio a vie di fuga in asfalto, divenute ora simili a delle piste di rullaggio degli aerei. La ghiaia è stato deciso che non è sicura in caso di uscita di pista perché può provocare capottamenti delle vetture. Questo è stato il motivo della sua sostituzione con asfalto o astroturf. La mania dell’asfalto nelle vie di fuga è via via esplosa dopo che rifecero il Paul Ricard, trasformandolo in un tracciato altamente tecnologico per i test dove tutte le vie di fuga erano (sono) per l’appunto in asfalto. Questo perché durante i test se un pilota sbagliava non finiva nella ghiaia, non rovinava la vettura e poteva tornare tranquillamente ai box, al massimo necessitando di un cambio gomme, quindi senza tanta perdita di tempo. Il Paul Ricard è stato un pioniere nel campo delle vie di fuga in asfalto. Addirittura usandone di diversa composizione per aumentare l’attrito in caso di uscita di strada. La moda si è via via estesa a tutti i circuiti e ora, se un pilota sbaglia, esce e torna ai box tranquillamente.
Sarà che sono un vecchio romantico, ma la pista per me è sempre stata il nastro d’asfalto delimitata dai cordoli. Oggigiorno invece assistiamo sempre più a piloti che sfruttano la pista ben oltre il cordolo. Non può esserci una via di mezzo se la ghiaia è veramente il male delle corse? Abbiamo capito che i team vogliono girare sempre di più e nel caso di errore del pilota non rimetterci gara e vettura, ma è abbastanza stucchevole vedere i migliori piloti al mondo sbagliare e non pagare. Non vogliamo tutta la via di fuga in ghiaia? Mettiamone una porzione oltre al cordolo, almeno da costringere i piloti a rimanere nel nastro d’asfalto. Almeno se escono rovinano per bene le gomme e sono penalizzati da questo. Penso a Suzuka 91, per dirne una: Mansell, sbagliato l’ingresso in curva 1, con la mania attuale di mettere asfalto ovunque non si sarebbe insabbiato. Avrebbe ripreso la sua rincorsa al Titolo mondiale. Ma la realtà è che fu giusto così, che sbagliando la sua gara finisse lì. Chi sbaglia deve pagare, non avere sconti. Non siamo al supermercato, ma in gara. E la gara è nella pista, tra i cordoli. Non oltre.
Riccardo Turcato