No, cari amici. Se mentre leggete queste righe e avete tra le mani il casco di Gilles sentite che vi sta salendo la febbre, non preoccupatevi. Come insegnò Marcello Sabbatini, non occorre andare dal medico: è la febbre Villeneuve, è la febbre che fa bene al cuore. Con questo casco in scala 1:5 Spark, edito da Centauria per la collezione I caschi dei più grandi piloti di sempre, si toccano vette emozionali elevate. Laddove solo i miti osano.
Il casco di Gilles è stato sempre riconoscibile e il design è rimasto inalterato negli anni. Dall’esordio su McLaren a Silverstone nel 1977, fino a quel terribile weekend di Zolder del 1982 che ha strappato l’aviatore canadese per sempre dalle piste. Ma non dai nostri cuori. Vorremmo soffermarci proprio sul casco della ditta francese GPA del 1982 e sulle reazioni post incidente che si crearono attorno a esso.
Il GPA era un casco francese molto in voga tra i piloti agli inizi degli anni 80. Si differenziava dagli altri produttori perché al posto del classico cinturino di fissaggio, utilizzava due semicerchi imbottiti con chiusura a scatto. Questi due elementi praticamente chiudevano il casco attorno al collo del pilota e non sotto il mento come succedeva invece con la chiusura tramite il cinturino. Nel terribile impatto contro il terrapieno ai lati della pista avvenuto dopo il decollo, secondo le stime dell’epoca, le forze che interessarono la vettura del canadese furono di circa 60G. Questo provocò il collasso della vasca telaio della Ferrari e della piastra con gli attacchi delle cinture. I due fatti liberarono il corpo di Villeneuve in aria, che nell’impatto perse anche il casco. Le forze G agenti avrebbero fatto pesare il casco qualcosa come 500 chili. Ci si chiese se un casco classico, senza quella chiusura automatica, avrebbe resistito oppure no a quella forza dissipatrice contro il terrapieno. Non fu mai chiarito se le fratture cervicali subite da Gilles furono dovute dal colpo di frusta arrivato dopo la rottura delle cinture, oppure dall’impatto contro il paletto della rete.
Di certo sappiamo che dal 1982 in poi, in seguito anche ad altri terribili incidenti, come quello in cui perse la vita il nostro Riccardo Paletti in Canada, o lo schianto di Pironi in Germania, la F1 cominciò seriamente a investigare sulla sicurezza di vetture, con adeguati crash-test, e sugli equipaggiamenti dei piloti. Ricerca che ancora oggi continua. Infatti nel 2019 in F1 avremo caschi completamente nuovi. Con il foro superiore della visiera abbassato di 10 mm, verrà incrementata anche la resistenza al fuoco. La calotta dovrà resisterete a un impatto con un proiettile di 225 grammi sparato a una velocità di 250 km/h. Inoltre i G che la calotta stessa dovrà sopportare in fase di decelerazione saranno incrementati a 275. Insomma una continua ricerca a un elemento già divenuto negli ultimi anni molto sicuro.
Gilles si sarebbe salvato o no con un casco+Hans dagli standard moderni? E’ difficile dirlo. Furono troppe la cause concatenanti quel giorno a Zolder che portarono alla distruzione (non mi viene altro termine che possa rendere l’idea) della monoposto #27. Il metodo di chiusura GPA però venne poi messo al bando per regolamento. Di certo, come dopo ogni tragedia, l’uomo pensa come migliorarsi. E’ l’unico modo per alleviare il dolore di una perdita. Guardare al futuro.
Riccardo Turcato