Sono già passati 20 anni da quel tragico 1° maggio 1994, quando a Imola la “Signora in nero” ci strappò via per sempre quell’asso brasiliano del volante chiamato Ayrton Senna.
Trampolino di lancio per tantissimi campioni, il Minardi Team avrebbe dovuto ospitare anche l’ultima stagione di Ayrton. Ebbene sì. Tra Gian Carlo Minardi e Senna c’è sempre stato un grandissimo rapporto di amicizia e stima reciproca, le cui radici risalgono ben prima dell’arrivo in Formula 1. A rivelare per primo la volontà di Ayrton di voler chiudere la sua carriera nel Mondiale al volante della Minardi è stato il padre, Milton Da Silva. “Dopo il quinto Titolo mondiale, Ayrton avrebbe guidato per la Scuderia faentina. Purtroppo il fato ha voluto diversamente”. Spesso sia il padre sia Ayrton si rifugiavano nel motorhome faentino per gustarsi un buon piatto romagnolo. “Se non fosse stato il padre a raccontare questa storia, certamente non sarebbe venuta fuori da me. Sarebbe stato come tradire un amico”, dice Gian Carlo Minardi.
Il primo contatto con Senna avvenne nel 1982 con il brasiliano impegnato in Formula Ford e Minardi in F2 con il suo team. “Mi venne segnalato da Paolo Barilla che lo aveva visto correre in kart e durante il weekend di Hockenheim invitai il giovane Senna a cena in hotel. Gli offrii fino a 50 milioni di lire per venire a correre con noi in F2, ma Ayrton garbatamente rifiutò”, ricorda Minardi. Già in quegli anni Ayrton aveva le idee ben chiare sul suo percorso, che prevedeva la conquista del primo Titolo mondiale di Formula 1 nel 1988. “Mi ringraziò molto gentilmente in quanto ero stato il primo a offrirgli dei soldi per correre, invece che chiedergliene. Da quel giorno, in concomitanza delle gare di F2 e Formula Ford, Senna tornò sempre nel nostro motorhome per mangiare, rimanendo in ottimi rapporti”, prosegue Minardi.
Una volta in Formula 1, Minardi e Senna continuano a scambiarsi le idee sia dentro sia fuori dal paddock. “Ricevevo spesso chiamate sue dal Brasile e parlavamo al telefono per diverse ore. Durante i GP spesso si recava di nascosto a pranzo da noi. A inizio del 1993, causa un rapporto quasi logorato con la McLaren, aveva deciso di venire a guidare per la Minardi, ma lo convinsi a recedere da una scelta così azzardata puntando a un contratto aperto con il suo team. Da li è arrivato la firma con un famoso contratto da 1 milione di dollari a gara: quell’anno forse disputò la sua stagione più bella e grintosa”, prosegue il manager faentino.
“L’ultimo scambio di idee avvenne ad Aida, quindici giorni prima di Imola, quando mi chiese la mia opinione su alcuni episodi che stavano caratterizzando la sua vita dentro e fuori dal paddock”.
Solo il fato impedì a Senna di mantenere la sua promessa fatta qualche anno prima a Gian Carlo, che avrebbe potuto cambiare la storia di un piccolo, ma glorioso, team che con i suoi 21 anni di Formula 1 e 340 GP ha contribuito a scrivere una buona fetta della storia di questo sport, lanciando nomi del calibro di Alonso, Fisichella, Trulli, Webber, Martini, Genè, Alboreto, Morbidelli, Nannini e molti altri. “Con i se o i ma non si va da nessuna parte e non contano nulla. Certamente con in squadra Ayrton Senna i rapporti con i vari fornitori tecnici sarebbero cambiati… con la sua esperienza e il suo carisma il team avrebbe potuto avere certamente un’evoluzione non preventivabile. Il solo pensiero che ogni volta ribadisse il suo desiderio di venire da noi mi riempiva il cuore d’orgoglio”, sottolinea Minardi.
Dal 1° al 4 maggio Imola ricorderà Ayrton Senna e Roland Ratzenberger e sarà esposta anche la Minardi del ‘94 di Martini e Alboreto. Inoltre i colori del Team Minardi by Pastina&Friends animeranno la “Kart Memorial Senna 2014”, gara endurance di 7 Ore.