Lewis Hamilton nel corso degli anni ha messo radici negli Stati Uniti ed è dunque normale che si trovi particolarmente a proprio agio quando la F1 va a correre al di là dell’Oceano Atlantico. Il pilota inglese ha però tenuto a sottolineare la sua preferenza per Austin nella conferenza stampa FIA: “Questo è il weekend che preferisco in tutto il calendario e il COTA è di gran lunga il mio circuito preferito negli Stati Uniti. La gente e l’atmosfera sono uniche e mi fanno sentire a casa. Lo stesso vale per il cibo, la musica e, ora che la popolarità della Formula 1 è cresciuta così tanto, per l’affetto che ci circonda ogni anno quando arriviamo qui, che davvero fa la differenza”.
Continuare a migliorare. Hamilton ha poi risposto a chi gli ha chiesto come lui e la squadra approcceranno le ultime sei gare della stagione: “Credo sia importante rimanere concentrati, e fare in modo di migliorare e imparare sempre. Ovviamente certe voci, che forse sono messe in giro con l’obiettivo di creare disarmonia e distrazione nel team non aiutano, ma noi dobbiamo essere bravi a rimanere con la testa su quello che dobbiamo fare. In queste ultime sei gare daremo il massimo: dopo Singapore ci siamo riuniti e abbiamo analizzato tutto quel weekend. Credo che anche da quella gara, il cui risultato non è stato certo esaltante, abbiamo portato a casa parecchi spunti positivi e che se sapremo mettere a frutto ciò che abbiamo imparato ci permetteranno di ottenere risultati migliori. Tutti noi in pista vogliamo fortemente un buon risultato da dedicare a tutte le persone che stanno lavorando come matti a casa. Se lo meritano davvero”.
Sacrifici e soddisfazioni. Ad Hamilton, al pari che agli altri piloti presenti alla conferenza stampa, è stato chiesto del ruolo del proprio padre nella carriera di pilota e dei ricordi più cari legati a questa figura. Lewis in proposito ha detto: “Il primo ricordo che mi viene in mente pensando a mio papà è uno di quelli cui sono più affezionato in assoluto: mi ricordo quanto ero felice quando, intorno all’età di 5 anni, la domenica ci sedevamo sul divano e guardavamo Gran Premi alla tv. Poi, quando abbiamo cominciato a frequentare le piste di kart, non posso non pensare a tutti i sacrifici che ha fatto per aiutare il mio sogno di pilota: i lavori extra per finanziare la mia carriera, l’aiuto nel mettere a punto il mio mezzo e il fatto di saperlo sempre al mio fianco. Per fortuna ai sacrifici sono seguite le soddisfazioni e ho ben stampato nella memoria quanto orgoglioso fossi di vederlo sotto al podio il giorno in cui ho vinto la mia prima gara in Formula 1, in Canada nel 2007. Lo ricordo come fosse ieri”.



















