“La revisione del Codice della Strada per una maggiore sicurezza sulle strade e la necessità di puntare sulla formazione e sull’educazione stradale già nelle scuole”. Sono stati questi i due temi principali al centro della seconda giornata dell’evento #FORUMAutoMotive, il movimento di opinione sui temi legati alla mobilità a motore promosso dal giornalista Pierluigi Bonora, al suo ottavo anno e sedicesima edizione, focalizzata sul tema della sicurezza stradale.
Il promotore di #FORUMAutoMotive Pierluigi Bonora ha introdotto i lavori, sottolineando come “l’attesa stretta sui comportamenti alla guida non basterà a limitare l’allarme incidenti di questi mesi che necessita di essere combattuto, attraverso una maggiore educazione stradale e al rispetto, all’interno delle famiglie e delle scuole dell’obbligo, oltre che nelle autoscuole. L’educazione dovrà riguardare anche la corretta gestione dei sistemi di infotainment a bordo delle nostre auto, dei quali gli automobilisti devono essere messi a conoscenza in modo adeguato prima che salgano a bordo del veicolo”.
Il primo talk, moderato dalla giornalista Roberta Pasero, si è focalizzato su “L’educazione stradale parte dalle famiglie. La Scuola non basta. Anche molti genitori dovrebbero essere messi in riga. Le opportunità del nuovo codice della Strada”. Secondo Marco Lucchinelli (in un’intervista rilasciata ad ACI Radio), ex campione mondiale di moto GP, “l’educazione stradale va trasmessa in primis a scuola, ma chi costruisce moto non può vendere veicoli che sono bombe a tutti gli effetti. Bisogna realizzare moto che vadano più piano, quelle veloci devono andare solo in pista ed essere guidate da chi è professionista. Siamo i più piccoli in strada, il motociclista non uccide, il motociclista viene ucciso”. Gli ha fatto eco Ezio Bressan, Vice Presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada: “La sicurezza deve essere punto di partenza di tutti. Non si possono perdere vite sulla strada. Il numero di morti e feriti è talmente alto che è ormai una calamità, stiamo tornando indietro, non stiamo progredendo. L’educazione parte dalle famiglie, servono genitori responsabili”.
È stata poi messa in onda un’altra intervista al Vice Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Edoardo Rixi, concessa ad ACI Radio, in cui ha affermato: “L’educazione stradale deve partire da scuola. Riteniamo che in presenza di variazioni climatiche ed elevati livelli di traffico si richieda agli utenti di tenere comportamenti prudenti. Spesso le vittime non sono le persone che non sono state prudenti. L’uso di sistemi di infotainment spesso distrae dalla guida e può creare problemi, in particolare da parte di utilizzatori di veicoli pesanti. La decisione non può essere demandata all’auto o al navigatore, bisogna usare sempre la testa. Anche se si è alla guida di un veicolo altamente tecnologico”.
Valentina Borgogni, Presidente Associazione Gabriele Borgogni Onlus ha poi indicato: “In 19 anni nonostante la legge sull’omicidio stradale e gli osservatori regionali, non si è ancora registrata una riduzione significativa degli eventi drammatici. Noi promuoviamo informazione stradale e riscontriamo la differenza, soprattutto nelle scuole materne ed elementari. I piccoli sono più sensibili e danno risposte sensate sugli elementi base della sicurezza, come semafori e velocità. E con la stessa naturalezza dichiarano che genitori parlano spesso al telefono in auto. Fa notizia la morte di giovani che tornano da discoteca, ma non gli oltre 400 che muoiono ogni giorno. Al Governo chiediamo di istituzionalizzare educazione stradale, ma i tempi politici non sono quelli della vita reale”.
Sui giovani alla guida si è soffermata Francesca Maisano, Psicologa – Psicoterapeuta Referente Centro Adolescenti ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano: “L’adolescenza è una fase di trasgressione per provare emozioni. Gli adulti devono essere modello, anche e soprattutto nell’uso dei dispositivi elettronici. Il cervello finisce di formarsi a 25 anni e l’abuso di alcool e stupefacenti, prima di tale soglia, può generare effetti ancora più pesanti. La mancanza di comunicazione tra genitori e figli ha spinto i giovani a rifugiarsi nei social”.
Il punto di vista delle Forze dell’Ordine è stato portato da Carlotta Gallo, Dirigente del Compartimento Polizia Stradale per la Lombardia: “Nel 2022 si sono registrati 165.889 incidenti, 3.159 morti, 223.475 feriti. L’incidente stradale non è mai una fatalità. Per i giovani nella fascia 15-29 anni è la prima causa di morte. In Italia si registrano 53,6 morti sulle strade ogni milione di abitanti e i dati 2023 non sono più confortanti. Distrazione, velocità elevata mancato rispetto precedenza sono al primo posto, con il 38%, tra le cause. Al terzo posto, con il 7%, la distanza di sicurezza. Non si può essere multitasking mentre si guida, bisogna essere concentrati. Va trovato un linguaggio efficace per trasmettere i messaggi corretti ai giovani”.
È poi intervenuto Emilio Patella, Segretario Nazionale Autoscuole di UNASCA: “Per riprendere la patente dopo il ritiro per superamento tasso alcolemico, servono 3-4 anni. Le famiglie spesso sopravvalutano i figli e sorprendono le reazioni quando un ragazzo non supera l’esame per la patente. Il Codice non prevede nessuna norma che parli di formazione. Molte regole su foglio rosa e rilascio della patente devono essere riviste, sono troppo permissive”.
Il Prof Zanoni dell’accademia Martesana, presente all’evento insieme a una delegazione di studenti, ha ricordato come la scuola guarda al futuro della mobilità e, aspettando scelte definitive, continua a lavorare sulle certezze dell’auto di oggi (ruote, sospensioni, freni e carrozzeria) e resta legata al mondo reale che fornisce più formazione di quanto avvenga in quello virtuale.
In chiusura è toccato a Lucia Vecere, Dirigente Ufficio Mobilità e Sicurezza Stradale – Direzioni per l’Educazione Stradale, la Mobilità e il Turismo – Automobile Club d’Italia intervenire sul tema: “La strada è il punto in cui convivono tutte le persone che fanno parte della collettività. Servono regole di buonsenso che possono aiutare a evitare situazioni di rischio. C’è molto da fare e costruire, anche sotto il punto di vista medico e psicologico, per evitare tragedie. Alla guida è fondamentale l’attenzione che deve restare alta anche in questo mondo iperconnesso che tende a distrarre. Va istituita all’interno dell’insegnamento l’ora obbligatoria di educazione civica”.
Il focus si è poi spostato sulle “Nuove tecnologie al servizio della sicurezza. Ritardi normativi e responsabilità”. Il primo intervento è stato di Pierpaolo Concina CEO & Founder presso WiDna: “Elettronica e connettività offrono sicurezza e comfort, ma allo stesso tempo espongono il veicolo a rischi. Sicurezza attiva e passiva è garantita, ma in futuro dovranno aggiungersi sicurezza preventiva e informatica. Il rischio non è percepito, ma le auto possono essere soggette a attività illecite, non limitate al solo furto”.
Simonpaolo Buongiardino, Presidente di Federmotorizzazione ha sostenuto che: “Tutto ciò che va nella direzione di una regolamentazione per la sicurezza non è solo gradito, ma doveroso. L’introduzione dei monopattini elettrici non è stata accompagnata da adeguata formazione dei giovani e, più in generale, di chi si mette alla guida di un veicolo potenzialmente pericoloso. L’amministrazione milanese ha dato patente di potere assoluto a ciclisti e utilizzatori di monopattini elettrici. Molti utilizzatori non hanno patente e non hanno idea di quali siano le norme del Codice della Strada”.
Ottavia Calamani, Responsabile Sviluppo Soluzioni Innovative di AISICO, ha poi osservato che: “Siamo conosciuti come centro prove, stiamo lavorando su sicurezza passiva, su barriere che possono creare problematiche in caso di urto. Le auto sono sempre più sicure, le barriere attuali sono certificate, ma sempre più leggere. Le normative non impongono intervalli di sostituzione delle barriere, alcune sono state montate prima del 2011, quando sono state introdotte le certificazioni. La normativa dovrebbe cambiare per adeguarsi a caratteristiche di veicoli attuali. Non è possibile risparmiare sulle barriere”.
“Stare sulla strada vuol dire mettere insieme auto, fattore umano e infrastrutture. Da 30 anni ci occupiamo di questo. Il nostro obiettivo è portare consapevolezza, anche della tecnologia di bordo. Questo è il metodo Ciuffi”, ha commentato Paolo Ciuffi, CEO di D6 Drive Responsibly, “Non conta quanti dispositivi di sicurezza si hanno a bordo, ma bisogna conoscerli e saperli usare. Il mio metodo si è evoluto in 25 anni. Avere la patente non significa saper guidare. Dobbiamo riformare le modalità formative ed educative. Servono professionisti per insegnare a usare correttamente il veicolo”.