Dici Monza e pensi subito F1. Ma nel weekend del GP c’è moltissimo fuori dal paddock e in Autodromo. Ieri abbiamo scoperto l’area del Ministero della Difesa gestita dal Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti. E’ partito un “Wow!” alla Genè e, da scimmia curiosa qual sono sempre stata, non potevo non sentire il richiamo di quei tre Iveco Lince rigorosamente verde, bianco e rosso e degli altri mezzi esposti. I soldati presenti mi hanno invitata a fare un giro da vicino e, saputo del giornale, mi hanno regalato un’esperienza indimenticabile, facendomi salire a bordo dei mezzi ma, soprattutto, accompagnandomi con spiegazioni dettagliate alla scoperta del loro mondo. Ed è stata una vera rivelaizone! Perché da sempre pensando all’Esercito il richiamo è al mondo militare, alle zone di guerra, alle missioni. Ma c’è molto di più.
C’è ricerca, c’è tecnologia che non ha nulla da invidiare al motorsport e alla F1. Così, per esempio, troviamo un nome ben noto, Dallara, che ha studiato e realizzato uno speciale sedile che, nel caso in cui un mezzo sia colpito, non si rompe e non esplode, è sollevato dal fondo del veicolo, evitando danni gravi ai militari. E il materiale principale in cui è realizzato è proprio la fibra di carbonio. Sempre a proposito di ricerca, sotto un’altra tenda c’è il mondo dei biocarburanti e dell’attenzione all’ambiente, processi che non comportano riducono le emissioni e dove tutto è riutilizzato, utilizzando alghe e piante. Progetti che vengono studiati e testati e che avrebbero bisogno di maggiore attenzione e magari fondi.
Come un visore montato su un casco che consente di vedere anche se il parabrezza è sporco o oscurato con uno schermo protettivo durante operazioni militari. E dopo una spiegazione approfondita, ci hanno fatto salire a bordo della Jeep facendoci indossare il casco. Prima sensazione: non avete idea quanto sia pesante, d’altronde non serve per andare in macchina o in moto ma per proteggersi “davvero”. E guardato il visore davanti ai nostri occhi… da non credere, eppure dal parabrezza a occhi nudi non si percepiva neppure la luce! Visuale perfetta e, alzando, abbassando, spostando gli occhi di lato, si vedono il terreno, la parte posteriore, tutto. Sconcertante sapere il perché si sia arrivati a studiare questo progetto: perché durante azioni militari, in caso di scarsa visibilità, i militari devono tenere la testa fuori dal finestrino. Terrificante solo a pensarci. La tecnologia arriva anche ai pneumatici, con un quadro strumenti nell’abitacolo che, a seconda del terreno, modifica la pressione di gonfiaggio, a seconda si viaggi su sabbia, ghiaia, asfalto, nell’acqua (e un pulsante isola la ventola di raffreddamento).
Il momento emotivamente più forte è stato quando mi hanno fatta salire a bordo dell’Iveco Lince militare, definito l’Hummer italiano. Il mezzo è ovviamente blindato, il sedile – sospeso rispetto al fondo per i motivi di sicurezza di cui abbiamo detto – ha un ampio poggiatesta perché deve starci il casco. Cinture di sicurezza a cinque punti. I comandi tutti a portata di mano. La messa in moto dopo aver abbassato due levette e premuto un pulsante. Sulla destra la radio con due normali cornette del telefono, con cui si comunica con altri mezzi o il comando. Due pedali, cambio automatico. Sette tonnellate. Nella parte posteriore uno schermo centrale e accanto due “joystick”: da quella postazione e con quegli strumenti il militare preposto spara.
Le sorprese non erano finite, abbiamo infatti avuto il piacere e l’onore di conoscere il Generale di Brigata Eugenio Martis, responsabile dell’area per la Segreteria Generale della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti, arrivato sul posto per salutare gli uomini e che ci ha fatto il regalo di dedicarci del tempo. Abbiamo trascorso un’ora con loro e avremmo voluto avere più tempo: è stata una lezione utilissima dal punto di vista professionale ma, soprattutto, di vita. In un momento un cui l’Italia sta attraversando momenti non facili, fa bene tornare coi piedi per terra, vedere che questa è l’Italia, ricordarci quello che tanti uomini e donne in divisa fanno per noi. Esercito, aeronautica, marina, carabinieri, polizia, tutti, ogni giorno, nelle nostre città o in giro per il mondo, per missioni di guerra o di pace. Ci emoziona ogni anno il passaggio delle Frecce Tricolori, ma vi assicuro che questa full immersion ha emozionato di più, anche per l’entusiasmo, la disponibilità, la competenza di chi mi ha guidata in questa scoperta, sicuramente prendendomi anche per pazza, perché a 55 anni, una donna, entusiasta di saltare su un Lince… E’ passata un’ombra a un certo punto e il generale l’ha colta al volo. Non mi ha chiesto perché e io non gliel’ho detto. Lo dico adesso: un flash di Nassirya. Uomini come quelli che avevo davanti, che fanno tanto per questa Italia scalcagnata – diciamolo.
Io l’ho sempre detto: fossi un giovane, la carriera militare sarebbe il mio pane. Siete a Monza in questi giorni? Non perdete l’occasione, andate a trovare questi uomini e queste donne, andate a scoprire un mondo che offre moltissimo, formazione, carriera, sbocchi professionali inattesi. Il Ministero della Difesa non è guerra, armi, violenza, tutt’altro: è ricerca scientifica, tecnologia, studi, sviluppo, collaborazione con aziende importanti per arrivare a prodotti per il nostro quotidiano, perché tutto viaggia sempre su due binari paralleli, militare e civile, progetti che si concretizzano e diventano utilizzabili ogni giorno per la vita di tutti noi. Pensate al biocarburante, ma anche a quel visore… abbiamo tanti aiuti alla guida sulle nostre auto, ma immaginate l’applicazione di questa tecnologia nel quotidiano, per esempio in caso di nebbia o scarsa visibilità o di notte. Vi state chiedendo se sono entusiasta? Di più. Al punto che non vedo l’ora di approfondire tanti aspetti, magari anche di fare un giro sul Lince. Purtroppo sono fuori età per arruolarmi… Una cosa è certa: il Ministero della Difesa è pronto a riservarci tante sorprese, anche a breve, anche in questo weekend. D’altronde una parte importante dell’Italia non può che essere protagonista del GP d’Italia! Ringrazio tutti, il Generale di Brigata Martis e i suoi uomini, grazie per quello che fate ogni giorno e in questi giorni a Monza, e per il tempo che dedicato: è stata un’esperienza eccezionale, che spero di essere riuscita a trasmettere, almeno in parte.
Barbara Premoli