Quello che si corre domenica è il 64° GP di Germania valido per il Mondiale di F1. Nel corso della storia, la gara si è disputata su tre piste diverse: Avus, Nürburgring e Hockenheimring anche se potrebbero quasi essere considerate cinque visto come sono cambiati nel tempo gli ultimi due tracciati. La Scuderia Ferrari in Germania si è imposta 21 volte.
Il debutto del GP di Germania in F1 risale al 1951: il teatro dell’appuntamento era un inferno verde lungo 22,8 chilometri chiamato Nürburgring, una pista difficilissima, solo per campioni. Il primo team a scrivere il proprio nome nell’albo d’oro della corsa fu proprio la Ferrari con Alberto Ascari. Il pilota milanese concesse il bis l’anno seguente mentre la Casa di Maranello fece tris nel 1953 con Giuseppe Farina e la Ferrari 500. La Scuderia si impose anche nel 1956 con Juan Manuel Fangio. Il team di Maranello dominò anche l’unica edizione del GP sul circuito dell’Avus, a Berlino. Si trattava di due rettilinei uniti da altrettante curve una delle quali incredibilmente inclinata (43,6 gradi di inclinazione) che consumavano in modo innaturale le gomme. La gara fu, dunque, disputata in due manche che vennero entrambe dominate dalla 246 di Tony Brooks.
Quattro anni dopo, nel 1963, fu John Surtees con la 156 F1 a consacrarsi concedendo il bis la stagione successiva quando, con la 158 F1, conquistò un successo che sarebbe risultato decisivo per la conquista del titolo a fine stagione. Grazie a quella doppietta l’inglese fu soprannominato Ringmeister. La Ferrari trionfò ancora al Nürburgring nel 1972, grazie a Jacky Ickx, e nel 1974 con lo svizzero Clay Regazzoni, ma qui visse anche uno dei momenti più difficili della propria storia sportiva quando, il 1° agosto 1976 Niki Lauda ebbe il terribile incidente di cui ha portato i segni per tutta la vita. Nonostante le condizioni, Niki si riprese e fu il primo a trionfare l’anno seguente sul nuovo palcoscenico della gara, il circuito di Hockenheim. La pista misurava oltre 6 chilometri e si caratterizzava per i lunghi rettilinei tra gli alberi della Foresta Nera con alla fine il difficile Motodrom, una serie di curve molto insidiose, specie per il fatto che le vetture che erano costrette ad affrontarle con ali molto scariche aerodinamicamente per poter massimizzare la velocità sui rettilinei.
Il 1982 vide Patrick Tambay e la 126 C2 conquistare un successo che nessuno però ebbe voglia di festeggiare. Nelle prove del sabato Didier Pironi, l’altro pilota del team, in lizza per il titolo, fu protagonista di un terribile incidente che, a pochi mesi dalla tragedia di Gilles Villeneuve, ne avrebbe determinato la fine della carriera automobilistica. L’anno seguente a imporsi fu René Arnoux con la 126 C3. Il 1985 vide invece il GP di Germania tornare al Nürburgring che, completamente ristrutturato, era diventato un autodromo moderno anche se privo dell’antico fascino. A imporsi fu la Ferrari di Michele Alboreto che in quell’occasione prese anche la testa del Mondiale al volante della 156-85. Passarono 9 anni prima di rivedere una monoposto del Cavallino sul gradino più alto del podio: a riportarcela fu Gerhard Berger che, con la 412 T1, interruppe un digiuno lungo 59 GP.
Cinque anni più tardi a imporsi fu Eddie Irvine, aiutato anche dal compagno di squadra Mika Salo, in macchina al posto dell’infortunato Michael Schumacher, mentre nel 2000 ci pensò Rubens Barrichello, fortunato per l’ingresso della Safety Car a causa di un’invasione di pista ma anche bravo, nel finale, a resistere con le gomme da asciutto nonostante su metà del tracciato stesse diluviando. Michael Schumacher vinse nel 2002 al debutto sulla nuova Hockenheim, un circuito completamente diverso dal precedente, senza più i lunghi rettilinei nel bosco ma con una lunga traversa, la curva Parabolika, che unisce la prima e l’ultima parte del precedente circuito. È rimasto lo storico Motodrom anche se, da quando questa pista è diventata da medio carico, non è più così selettivo. Il campione tedesco si impose anche nel 2004 e nel 2006, mentre le ultime due affermazioni della Scuderia sono legate a Fernando Alonso, che trionfò a Hockenheim nel 2010 e nel 2012.