Prima di Senna, il re di Montecarlo è stato il baffo volante inglese Graham Hill. Il due volte campione del mondo di F1, vincitore della Indy 500 e della 24 Ore di Le Mans, nel Principato ha avuto l’onore di salire sul gradino più alto del podio per ben 5 volte. Record battuto solo da Ayrton Senna con 6 vittorie ed eguagliato invece da Michael Schumacher. Altri tempi. Altra epoca. Circuito sostanzialmente uguale, ma vetture più fisiche e gara che si disputava sulla lunghezza dei 100 giri. Stavo sfogliando il libro autobiografico “GRAHAM”, pubblicato poi postumo, dalla moglie Bette, nel 1977. La patina del tempo che fu è nel colore e nell’odore della carta che ti spingono a portare i tuoi pensieri distanti da questo mondo HD, social e frenetico. Volevo condividere con voi cosa scriveva Hill del suo primo GP di Montecarlo. Per capire da dove tutto ha avuto inizio.
“Il mio primo GP è stato a Montecarlo. Nel 1958. Era anche il primo gran premio iridato per la Lotus di Colin (Chapman, ndr). Un circuito stretto, cittadino dove in quei tempi ci si qualificava solo in 16 per la gara. Vi erano 24 piloti in lotta durante le qualifiche per quei 16 posti e la sfida era durissima. Ho guidato la mia Austin 35 con mia moglie Bette dall’Inghilterra a Montecarlo. Arrivati al circuito ho scoperto che il camion con la mia monoposto e quella del mio compagno di scuderia Cliff Allison si era rotto per strada. Il camion fu riparato e arrivò solo all’ultimo. Io e Cliff riuscimmo a scendere in pista solo negli ultimi istanti. Mi qualificai 16°. Ultimo. La gara, che era di 100 giri, mi vide in quarta posizione dopo soli 27 giri. Tutto stava andando bene fino a quando, nel corso del 69° giro, di colpo, nella zona lungo il porto, persi una ruota. Si era rotto un semiasse. Ero sfinito. Stavo soffrendo per i fumi degli scarichi ma non lo sapevo. Il motore posizionato all’anteriore con gli scarichi che passavano vicino all’abitacolo mi stavano bruciando piedi e gambe. Il problema dei colpi di calore dovuti al motore e agli scarichi era molto pericoloso perché non ti accorgevi subito di starne soffrendo e improvvisamente potevi sbagliare marcia, frenata o continuare in stato confusionale… A proposito di ruota. Mi rifeci poi la sera al Casino, vincendo 120 sterline alla roulette. Volevo continuare a giocare perché mi sentivo fortunato ma mia moglie Bette e Jack Brabham vennero a portarmi via dal tavolo”.
Storie di epoche lontane. Monoposto diverse. Graham riuscì a qualificarsi a 5,2 secondi dal poleman Tony Brooks su Vandervell. Tra chi non riuscì nell’impresa invece in quel GP del 1958 spiccano i nomi di Maria Teresa de Filippis e, pensate, Bernie Ecclestone, alla guida di una Connaught-Alfa. La gara, per la cronaca, fu vinta da Trintignan su Cooper, seguito da Musso e Collins, entrambi su Ferrari.
Riccardo Turcato