L’abbiamo pensato tutti dopo la vittoria di domenica in Belgio: era la prima dopo la scomparsa di Sergio Marchionne e una frase, una dedica, anche di circostanza la aspettavamo, ai microfoni a caldo o nel comunicato post-gara. Invece no. Qui a Monza la domanda era sospesa, aleggiava, faceva larghi giri, prima o poi qualcuno l’avrebbe fatta. Scomoda, fastidiosa, ma incombeva. Un collega del Corriere dello Sport l’ha fatta a Sebastian Vettel durante la conferenza stampa FIA dei piloti del giovedì: “Perché dopo la tua vittoria in Belgio nessuno nel tuo team, né tu né nessun altro, ha ricordato una fugura così importante come Sergio Marchionne?“.
E di colpo ti accorgi che Sebastian Vettel non è più il bambino del weekend trionfale di 10 anni fa, che ne è passata di acqua sotto i ponti da allora, che ha vinto quattro Titoli ma che è soprattutto diventato un uomo: “Non penso sia corretto da parte tua dirlo. Una cosa sono i commenti che rilasciamo alla stampa, ma siamo consapevoli di quanto sia stato grande, non solo per il nostro team, ma per l’intero Gruppo. Ovviamente conoscendolo so quanto fosse un sostenitore della Ferrari e quanto guardasse sempre avanti e a un certo punto devi lasciar sedimentare le cose e penso che probabilmente lui avrebbe voluto così e che sia un segno di rispetto il non cercare di scavare, specie in momenti come questo, lasciamo che le cose riposino“.
Vettel ha risposto di getto, non ci ha pensato, ma dall’espressione si è visto che non era una frase fatta da ripetere a memoria in caso di necessità, bensì il suo pensiero. Ci ha colpiti la scelta delle parole, in inglese rendono ancora di più: quel “dig“, scavare, quel “rest“, sedimentare, fermarsi, riposare, usato proprio per “rest in peace“. Ci hanno colpito gli occhi e il volto di quanto ha pronunciato la parola “rispetto”. Crediamo che questa risposta, questo Vettel, sarebbero piaciuti molto a Sergio Marchionne.
Barbara Premoli