Il Dieselgate non è un capitolo chiuso, anzi: secondo quanto scritto da Sueddeutsche Zeitung e Stuttgarter Zeitung, i gas di scarico delle auto diesel dei colossi tedeschi sono stati provati su scimmie e anche su cavie umane, 25 volontari, per l’esattezza. La società di ricerca EUGT (sciolta nel 2017 proprio in seguito al Dieselgate) avrebbe secondo i giornali svolto test per Volkswagen, Daimler e BMW. Le ultime due Case hanno subito smentito ogni coinvolgimento, mentre i vertici Volkswagen hanno dato incarico di indagare sulla questione che vede coinvolta EUGT, società di ricerca europea per l’ambiente e la salute nei trasporti, fondata dai tre colossi tedeschi dell’auto, e che avrebbe promosso “un breve studio di inalazione con ossido d’azoto su persone sane. Venticinque persone sono state sottoposte a controlli presso la clinica universitaria di Aquisgrana dopo che avevano respirato, per diverse ore, e in diverse concentrazioni, dell’ossido d’azoto“.
Stando al rapporto della stessa EUGT che ha promosso gli esperimenti, non sarebbero stati rilevati effetti sui pazienti dall’emissione del gas. Questo ultimo scandalo mette in pessima luce il Gruppo VW e ha scatenato un vero caso politico in Germania, visto che un quinto dell’azienda è di proprietà della Bassa Sassonia. La consigliera Angela Merkel ha dichiarato che “è una notizia che fa indignare” e il suo portavoce Steffen Seibert ha detto che “Questi test sugli animali e perfino sulle persone non trovano alcuna giustificazione sul piano etico. L’indignazione di tante persone è assolutamente comprensibile“.
Il fatto che le 25 cavie umane fossero persone volontarie non è una scusante per una cosa di una gravità assoluta. Qualcuno ricorderà la notizia uscita nel 2005, in cui GM ammetteva di aver usato cavie umane e cadaveri per i crash test (questi ultimi usati “in test che avrebbero provocato lesioni troppo pericolose sui volontari“).
Già in passato esistevano quindi dei gruppi di volontari che si sottoponevano a crash test per migliorare la sicurezza delle vetture, fatto sempre negato da tutte le Case automobilistiche fino alla conferma di GM. Ma c’è un ma: lasciando a parte questioni morali (benché anche i cadaveri fossero stati lasciati volontariamente alla scienza), quei test avvenivano negli anni 70 e 80, dal 1998 esistono i dummies, ovvero i manichini, disponibili in dimensioni da uomo. donna e bambino. Siamo nel 2018, la tecnologia ha fatto passi da gigante: c’è davvero bisogno di ricorrere ancora a volontari, vivi o morti? Evidentemente sì e molto probabilmente dietro a tutto questo ci sono come sempre questioni economiche: i manichini costano centinaia di migliaia di dollari. Pagare un volontario o un cadavere molto meno e non crediamo che siano più attendibili di dummies ipertecnologici.
La procura di Monaco ha già aperto un procedimento contro ignoti. Il dubbio è legittimo: in una società così attenta ai sacchetti di plastica per la frutta e la verdura, piena di ecologisti e animalisti (secondo noi il rischio è che scandalizzi di più l’uso di scimmie che di cavie umane), se i fatti saranno confermati possibile che le vendite delle Case coinvolte non ne risentano? E a cascata, purtroppo, l’occupazione. Proprio da standing ovation. Complimenti a questi geni strapagati, di qualunque nazionalità siano e per qualunque brand lavorino.
Barbara Premoli
Die deutsche Autoindustrie haben hat nicht nur Affen, sondern auch Menschen Dieselabgase einatmen lassen. Daimler ist im Nachhinein entsetzt. https://t.co/QTUx2vvb2h
— Süddeutsche Zeitung (@SZ) 28 gennaio 2018
Die Bundesregierung verurteilt Abgas-Tests an Menschen und Affen. Führende Vertreter der Autoindustrie verlangen ebenfalls Aufklärung https://t.co/cQX7xpBmIl
— Süddeutsche Zeitung (@SZ) 29 gennaio 2018