Incredulità, sconcerto, disgusto. La reazione alla notizia appena data dal TG3 Lombardia. L’assassino di Giada Molinaro è stato condannato a 6 anni di carcere per omicidio stradale e omissione di soccorso. Giada, 17 anni, uccisa a settembre 2016 mentre con il fidanzato e la mamma attraversava sulle strisce pedonali a Varese. Lui li travolse e scappò, tirando dritto. Lei rimase sull’asfalto. Poi il 24enne cercò di far riparare la macchina, disse che credeva di aver investito un cinghiale. E adesso gli avvocati dicono anche che è pentito.
A novembre ho partecipato a un convegno presso la sede di AC Milano: “Comunicare la sicurezza stradale: la legge sull’omicidio stradale“. Presenti quattro avvocati, il direttore settore traffico e viabilità del Comune di Milano Antonio Colucci e il comandante della polizia locale del Comune di Varese Emiliano Bezzon, che proprio in quei giorni si stava occupando del caso di Giada. Dopo averli ascoltati, al momento delle domande, mossi delle obiezioni molto dirette agli avvocati: perché la presunta legge era tutta una bufala. Stando ai “principi del Foro”, c’erano un sacco di variabili che entravano in gioco, di escamotage per chi si fosse trovato in quella situazione. Perché fosse veramente “omicidio stradale” e punito come tale dovevano esserci telecamere, autovelox (e anche in questo caso potevano esserci degli appigli), le semplici testimonianze non bastavano. Una presa in giro. Il mio intervento fu duro, l’avvocato non lo gradì molto e, alla domanda al comandante “Allora Giada è morta per niente? C’è il rischio che l’assassino la passi liscia?” lui rispose una cosa tipo “Temo proprio di sì“.
Oggi ne abbiamo la prova. La prova che la “legge” tutela gli assassini. Quello di Giada ovviamente ha chiesto il rito abbreviato (ed è il caso di concederlo, visto che oltretutto c’è stata omissione di soccorso???), quindi sconto di pena di un terzo, condanna a 6 anni di carcere (a fronte dei 7 anni e 8 mesi chiesti dal pubblico ministero), ma solo se ci sarà la conferma in Cassazione. La prova che la “legge sull’omicidio stradale” non esiste. La prova che noi cittadini non siamo tutelati. Quindi Giada è morta a 17 anni, attraversando sulle strisce pedonali, per niente e non avrà giustizia. In un Paese così malato è già tanto che l’assassino non chieda ai signori Molinaro i danni perché Giada si è messa sulla sua strada e gli ha rovinato la macchina.
Barbara Premoli