Di questo avvio di 2016 tutto si potrà dire ma non che sia stato noioso. Nico Rosberg ha vinto il GP d’Australia (quarto successo consecutivo) con 8 secondi sul compagno di squadra Lewis Hamilton, partito dalla pole, con Sebastian Vettel terzo. E detto così, per chi non avesse visto la gara, i primi tre al via, al traguardo, anche se con ordine diverso. Ma in mezzo c’è stato di tutto. Soprattutto, il terribile incidente di Fernando Alonso nel giro 17 con la Haas di Esteban Gutierrez, con la McLaren finita contro il muro e poi catapultata violentemente nella ghiaia della via di fuga, con bandiera rossa e 20 minuti di stop per rimuovere macchina e detriti. Un incidente spaventoso, dal quale fortunatamente entrambi i piloti sono miracolosamente usciti illesi. E vedere il loro abbraccio alla fine è stato il momento più bello di questo GP…
Dopo le critiche seguite ieri al nuovo format delle qualifiche, che dal GP del Bahrain torneranno al vecchio stile, come deciso in un meeting tra team principal e manager in mattinata, la gara è stata ricca di azione, nonostante l’ormai consueta doppietta Mercedes alla fine, ma arrivata non in modo scontato. Dopo due giri di formazione, per la Red Bull di Kvyat rimasta ferma in griglia (per il secondo anno consecutivo qui a Melbourne), al semaforo Vettel ha infilato magistralmente Hamilton e Rosberg, prendendo il comando alla prima curva seguito da Raikkonen. Hamilton si è quindi ritrovato 6°, dietro anche alla Toro Rosso di Verstappen e alla Williams di Massa e gli ci sono voluti 4 giri per passare il brasiliano, restando poi bloccato dietro a Max, consentendo ai primi tre di allungare fino al primo round di pitstop.
Decisiva la scelta dei pneumatici, con Vettel e Raikkonen rimasti sulle supersoft, mentre Rosberg è passato alle soft, con Hamilton sulle medie, nel tentativo del team di farlo arrivare fino alla fine con una sola sosta. Ma la gara è stata rivoluzionata dall’incidente, con tutte le monoposto rientratein pitlane e molti che ne hanno approfittato per il cambio gomme. Rosberg ha seguito Hamilton con le medie, ma le Ferrari sono rimaste sulle supersoft e Daniel Ricciardo e le Toro Rosso sulle soft. Alla ripartenza dietro la safety car Vettel era quindi davanti a Rosberg, Raikkonen, Ricciardo, Verstappen, Carlos Sainz Jr, Hamilton e Massa.
Le speranze Ferrari sono letteralmente andate in fumo nel giro 23, quando la SF16-H di Kimi ha cominciato ad andare a fuoco. Sulle supersoft, Vettel non riusciva più ad allungare ed è quindi rientrato nel giro 35 cedendo il comando a Rosberg. A quel punto Hamilton era 3°, poi ha passato Ricciardo a 16 giri dalla fine, a 10 secondi dal compagno di squadra. E a Rosberg è bastato gestire il vantaggio per portare a casa la 15° vittoria in carriera.
I tifosi Ferrari hanno sperato in un secondo posto nelle fasi finali, quando un piccolo errore di Hamilton nel giro 51 ha permesso a Vettel di avvicinarsi, ma poi è stato il tedesco a finire nell’erba a due giri dalla fine, errore per cui si è scusato con il team. Quarta la Red Bull del pilota di casa Ricciardo, seguito da Massa e da Romain Grosjean, a punti per la Haas nel GP del debutto, primo team a riuscire in questa impresa dopo la Toyota con Mika Salo nel 2002.
E per il francese determinante è stata proprio la strategia gomme, un solo cambio durante la bandiera rossa, per cui in pratica non ha fatto pitstop in gara. Esattamente come Vallteri Bottas, 8°, alle spalle della Force India di Nico Hulkenberg.
E gara che lascia l’amaro in bocca per la Toro Rosso, con Sainz e Verstappen bloccati a lungo dalla Renault di Palmer e che poi hanno avuto un contatto nelle fasi finali, con Max in testacoda. E parecchio nervoso in diversi momenti della gara col il team, anche per la scelta del pitstop. Niente punti per la Renault nella gara del ritorno, con Jolyon Palmer 11° e Kevin Magnussen 12°, dopo una foratura al primo giro. Ultimi a passare sotto la bandiera a scacchi, la Force India di Perez, la McLaren di Button, la Sauber di Nasr e la Manor di Pascal Wehrlein.
Conclusioni: una bella gara, movimento, sorpassi, la dimostrazione che le nuove regole sui pneumatici aumentano la varietà di scelta e quindi di variabili per la strategia. Tiriamo il fiato per il ritorno al vecchio format delle qualifiche e soprattutto per il miracolo cui abbiamo assistito oggi: a Fernando Alonso servirà sicuramente un motore nuovo per il prossimo appuntamento tra due settimane in Bahrain, ma a noi un trapianto cardiaco… E tutto il resto è secondario, anche le sterili poemiche di chi cerca a tutti i costi un colpevole per l’incidente, quando sono stati loro stessi, Fernando ed Esteban a sottolineare quanto l’unica cosa che conti è che entrambi stiano bene e siano vivi. C’è anche umanità in F1, spesso lo si dimentica… e così è stato bello (e spontaneo) l’abbraccio all’arrivo tra Nico e Lewis. Quello tra Alonso e Gutierrez. L’urlo di Arrivabene alla partenza. E ridere vedendo Kimi restare freddo e impassibile nonostante le fiamme uscissero dappertutto (non è mica Iceman per niente!)
E le forze in campo? La Mercedes 2016 è lì, parte con una doppietta, dopo aver recuperato l’errore iniziale dei due piloti (occorrerà un po’ di esercizio, ragazzi… e magari Lewis passerà più tempo al simulatore e meno alle sfilate e ai concerti e alle gite in elicottero sui ghiacciai della Nuova Zelanda). Rosberg sembra diverso, più sereno e concentrato, meno macchina da guerra teutonica ma con le idee più chiare. La Ferrari è lì, i piloti sono stati magici al via, ma i problemi di affidabilità oggi sono emersi. Testa bassa, piedi per terra e lavorare. In fondo mancano “solo” 20 gare alla fine del Mondiale!
Barbara Premoli
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