Trasferta a stelle e strisce per la F1, che questa settimana sarà di scena ad Austin, in Texas. Sul Circuit of the Americas, inaugurato nel 2012, le squadre correranno con una selezione che prevede un salto di mescola, aumentando la distanza tra la Hard e la coppia Medium-Soft. Sarà un interessante esperimento per capire se questa scelta potrà portare a strategie diversificate su una delle piste più versatili del calendario.
Il COTA sarà il secondo circuito in cui Pirelli porterà in pista un tris di mescole non consecutive. Dopo Spa-Francorchamps, verrà infatti nuovamente proposta la combinazione con la C1 come Hard, la C3 come Medium e la C4 come Soft. In Belgio il maltempo non ha permesso di valutare adeguatamente le conseguenze sulle strategie adottate dai team in gara e per questo il GP degli Stati Uniti potrebbe rappresentare il primo vero banco di prova per questa scelta che, rispetto all’anno scorso sulla stessa pista americana, prevede ora una Hard più dura mentre restano invariate Medium e Soft.
La maggiore differenza in termini di prestazioni tra la mescola più dura e quella intermedia dovrebbe generare, almeno sulla carta, due scenari differenti. Nel caso in cui venga privilegiata la C1, la più lenta del gruppo ma anche la più consistente, potrebbe essere sufficiente un solo pit stop per completare la gara con la C3. Al contrario, l’utilizzo di quest’ultima in combinazione con la C4, pur migliorata nella resistenza al degrado, garantirebbe tempi sul giro più veloci, ma richiederebbe quasi sicuramente una doppia sosta. Proprio come accaduto in Belgio, anche in Texas il weekend sarà caratterizzato dal formato Sprint, che riduce le ore di prove libere a disposizione delle squadre per sperimentare le diverse opzioni sia sulle brevi che sulle lunghe distanze. Un’incertezza che potrebbe accrescere ulteriormente l’imprevedibilità del fine settimana.
Così nel 2024
Quindici piloti al via del Gran Premio di Austin 2024 hanno scelto la gomma Medium, compresi i tre poi saliti sul podio, mentre i restanti cinque hanno optato per la Hard C2. La Soft non è mai stata realmente un’opzione in gara: soltanto Esteban Ocon (Alpine) l’ha montata nel giro finale per siglare il miglior tempo e sottrarre così un punto prezioso ai rivali della Williams. La strategia più diffusa è stata quella a una sosta, con soltanto un paio di piloti che hanno previsto due pit stop programmati (oltre ad Albon, costretto a fermarsi dopo appena tre giri). Nonostante nella Sprint la Medium avesse mostrato un’usura marcata, in gara i piloti sono riusciti ad allungarne lo stint grazie a una gestione attenta e a una neutralizzazione, malgrado il peso del pieno di carburante. Anche la minore incidenza del graining rispetto al giorno precedente ha favorito l’efficacia della strategia a sosta unica.
Il tracciato
Il Circuit of the Americas, percorso 56 volte in senso antiorario, è un tracciato lungo 5,513 chilometri e composto da 20 curve, che incorpora passaggi ispirati a celebri circuiti che hanno fatto la storia della Formula 1. Si trovano curve che richiamano la sequenza Maggots-Becketts di Silverstone, Suzuka, Hockenheim e persino l’Otopark di Istanbul. Una delle sue peculiarità è senz’altro il dislivello di 41 metri, ben rappresentato dalla ripida salita appena dopo la griglia di partenza. La varietà delle curve richiede assetti versatili capaci di approfittare delle velocità di punta, pur garantendo stabilità nelle sezioni più guidate.
Le forze sui pneumatici risultano bilanciate tra asse anteriore e posteriore, ma predominano le sollecitazioni laterali rispetto a quelle longitudinali, per via della presenza di molte curve ad alta velocità e di rapidi cambi di direzione. Il degrado è solitamente di natura termica, ed è influenzato anche dalle temperature ambientali che, nel mese di ottobre, possono essere ancora particolarmente elevate in Texas. Nel 2024, durante la gara, la colonnina di mercurio ha superato i 30°C e sembra che il prossimo fine settimana non sarà da meno. Il tracciato è stato parzialmente riasfaltato lo scorso anno, rendendo la superficie più liscia e meno sconnessa.
Le statistiche
Il GP degli Stati Uniti è il secondo appuntamento del calendario che si disputa negli USA, dopo Miami e prima di Las Vegas. Nel corso della sua storia, la gara con questa denominazione ha cambiato sede ben sei volte: dalla prima edizione del 1959 a Sebring fino alla 45°, disputata ad Austin. Il COTA, nonostante i suoi dodici Gran Premi, non è il circuito che ha ospitato più edizioni: il primato appartiene a Watkins Glen (New York), teatro di venti Gran Premi tra il 1961 e il 1980. La celebre Indianapolis Motor Speedway ne ha accolti otto, dal 2000 al 2007, mentre quattro edizioni si sono disputate sul circuito cittadino di Detroit (1985-1988) e tre a Phoenix (1989-1991). Sebring, nel 1959, Riverside, l’anno successivo, e Dallas nel 1984 hanno invece ospitato solo una gara ciascuno.
Tra i piloti, Lewis Hamilton detiene il maggior numero di vittorie (cinque ad Austin e una a Indianapolis), appena una in meno di Michael Schumacher (cinque a Indianapolis). I due si equivalgono invece per pole position, con quattro a testa. Hamilton ha inoltre conquistato proprio in Texas due dei suoi titoli mondiali, il terzo nel 2015 e il sesto nel 2019. Quanto ai costruttori, il primato di successi appartiene alla Scuderia Ferrari, con un totale di undici affermazioni: due a Watkins Glen, cinque a Indianapolis e quattro ad Austin.



















