Esaltata dai colpi di scena che hanno caratterizzato il GP Canada, la Formula 1 torna in Europa per il primo di sette round estivi. Il GP d’Austria si è disputato 37 volte, la prima nel 1964 quando si gareggiò a Zeltweg. Per la seconda edizione si dovette però attendere il 1970 ma da quel momento divenne un appuntamento fisso fino al 1987. Poi è stata la volta dell’A1 Ring, in seguito diventato Red Bull Ring. Rispetto alla MotoGP, le monoposto non affrontano la chicane posta poco oltre la metà del rettilineo tra le curve 1 e 3.
Secondo i tecnici del gruppo Brembo che lavorano a stretto contatto con tutti i piloti di Formula 1, il Red Bull Ring da 4.318 metri di lunghezza rientra nella categoria dei circuiti mediamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 3 perché ogni giro le frenate sono 6, per un carico complessivo sul pedale di nemmeno 6 quintali e mezzo. Solo le prime 3 sono della categoria Hard: 2 sono Medium e una Light. In un giro i piloti usano i freni per 8,6 secondi, pari al 13% della gara.
La curva più dura del Red Bull Ring per l’impianto frenante è la 3 in cui le monoposto passano da 306 km/h a 78 km/h in 2,58 secondi durante i quali percorrono 112 metri. Elevato lo sforzo richiesto ai piloti in quel frangente: 4,6 g è la decelerazione massima a cui sono sottoposti e 142 kg il carico che devono esercitare sul pedale del freno. La potenza frenante è invece di 2.355 kW.
I piloti austriaci hanno vinto 41 GP, valore che li pone al 9° posto nella classifica per nazioni dominata dal Regno Unito con 319 successi. Solo una volta però un pilota austriaco è riuscito a conquistare la gara di casa. L’autore non poteva che essere Niki Lauda, impostosi nel 1984 grazie al sorpasso al 40° giro su Nelson Piquet. Poco dopo però si ruppe la quarta marcia della sua McLaren e l’austriaco sembrò sul punto di abbandonare. Ma pur cambiando dalla terza alla quinta Lauda concluse davanti a tutti, passando anche in testa alla classifica.
Nel 1984 Niki Lauda conquistò il titolo iridato battendo per mezzo punto il compagno di squadra Alain Prost. Per il compianto austriaco fu il 3° Mondiale, dopo i due vinti nel 1975 e 1977 con la Ferrari, quando fu il primo pilota di Formula 1 a utilizzare i dischi in ghisa Brembo, insieme al compagno di squadra Clay Regazzoni. Lauda sapeva come estrarre il meglio dai dischi Brembo, frenando forte quando doveva recuperare posizioni e gestendo l’impianto frenante quando era in testa: in Formula 1, solo 5 volte Niki si è ritirato per noie ai freni, mai durante la sua permanenza in Ferrari, a dimostrazione dell’affidabilità di Brembo già allora.
I dischi freno in uso in Formula 1 sono in carbonio, un materiale che assicura ridotti spazi di arresto, conservando la stessa efficacia dalla partenza alla bandiera a scacchi. I dischi hanno un diametro di 328 mm all’anteriore e di 280 mm al posteriore ma condividono il medesimo spessore, 32 mm. I dischi anteriori Brembo hanno da 1.000 a 1.100 fori di ventilazione, quelli posteriori un massimo di 900 fori nella configurazione più estrema di raffreddamento. Presentano diversi livelli di cooling e di sistemi di fissaggio alla campana, tramite una lavorazione del diametro interno del disco denominata spline.



















