Ci sono storie che vale la pena scoprire o riscoprire. Anche se sono passati 30 anni. Anzi, soprattutto dopo i 30 anni dalla morte di Ayrton Senna. In vista anche della serie Netflix in uscita questo venerdì 29. Dopo la morte di Ayrton, la Williams per il pilota sostituto provò prima a contattare Riccardo Patrese, che dopo una riflessione di qualche giorno decise di non accettare, per passare poi all’alternativa casalinga dell’allora giovane tester David Coulthard. Ma la sorpresa fu poi l’ingaggio di Nigel Mansell, allora impegnato in America, per i GP di Francia a metà estate e a fine stagione per i GP di Europa, Giappone e Australia, ovviamente dopo la fine dei suoi impegni con il team Newman Haas in Cart. Che Mansell vinse ad Adelaide è storia nota e conosciuta. Che a Bernie il ritorno facesse comodo in una stagione funesta anche. Che la Williams ci credesse veramente nella velocità di Nigel pure.
Meno noto però può essere il gesto che fece Mansell al GP di Francia di Magny-Cours. Galvao Bueno, telecronista storico della TV brasiliana, l’equivalente del nostro Mario Poltronieri per i carioca, rivela al mondo durante la telecronaca che Mansell, saputo che doveva correre il GP di Francia con la monoposto numero 2 che era di Ayrton, scrisse una lettera alla famiglia Senna allegando tra l’altro anche un assegno (di cui non si sa la somma) per la Fondazione appena nata di Ayrton per aiutare i bambini poveri brasiliani.
Dice Galvao: “Mansell, un grande campione, una grande persona, un cuore grande. Questo è l’uomo Nigel Mansell” E comincia a raccontare emozionato cosa c’era scritto su quella lettera vergata da Nigel: “Ho l’onore che durerà per il resto della mia vita di aver gareggiato in molti e grandi momenti contro Ayrton Senna. Ne ho persi la maggior parte… Ne ho vinti alcuni. Quindi mi sento ancora più orgoglioso di aver combattuto con il miglior pilota mai esistito nella storia del motorsport“. E Galvao rivela qui dell’assegno in favore dell’Associazione Senna senza (per fortuna) dichiarare l’importo.
Una pagina di storia del motorsport che vale la pena scoprire o riscoprire come dicevamo. Che ci dà ancora una volta, anche se non ve ne era bisogno, la tara della grandezza del Leone Mansell, del suo carisma e personalità. E quel GP di Francia poi? Nigel portò la monoposto col numero 2, ovviamente rosso, al secondo posto in griglia, a 77 millesimi dal compagno di squadra Damon Hill. In gara si ruppe il cambio al 45° giro mentre lottava in zona punti. Ma la passione per il Leone era tornata. Non se ne era anzi mai andata. In 15mila andarono a vederlo nei test privati pre-GP di Francia. Chissà che emozioni per lui. Non le descrive nemmeno nella sua bellissima autobiografia “Staying on Track“. Un grazie a Galvao Bueno per averci fatto scoprire una semplice lettera, ma molto importante per la storia.
Riccardo Turcato