Il GP d’Italia è l’ultimo appuntamento stagionale in Europa per la F1 che poi si sposterà in Asia e nelle Americhe. Con 73 GP alle spalle l’Autodromo Nazionale Monza è il tracciato con il maggior numero di presenze nel Campionato del Mondo. A seguito dei lavori avviati a gennaio, la pista è stata interamente rifatta e la prima variante ha uno sviluppo più largo degli anni passati. Inoltre, è stata aumentata l’inclinazione verso l’interno di alcune curve, su tutte la Parabolica.
I tecnici Brembo considerano l’Autodromo Nazionale di Monza, lungo 5.793 metri, uno dei circuiti più esigenti per l’impianto frenante. Con un punteggio di difficoltà massimo di 5 su una scala da 1 a 5, il circuito presenta tre varianti che richiedono una pressione sul pedale del freno superiore ai 140 kg e decelerazioni che raggiungono almeno i 4,5 g. Durante un singolo giro, si contano sei frenate, con un tempo totale di utilizzo che sfiora appena gli 8 secondi.
A Monza, ridurre le masse non sospese è fondamentale per ottenere prestazioni ottimali. Minori grammi significano accelerazioni più veloci e risparmio di carburante. Gli ingegneri Brembo ottimizzano ogni dettaglio delle pinze, lunghe poco più di 30 cm ma estremamente complesse, con componenti specifici per massimizzare l’efficienza. Per garantire la massima produttività nella frenata delle monoposto di Formula 1, oltre a minimizzare il peso, Brembo implementa barrette in titanio per distanziare le pastiglie dalla pinza. Il titanio è scelto per la sua eccellente resistenza agli stress termici e per la sua leggerezza rispetto ad altri metalli, fattori che contribuiscono a una frenata ottimale e a una ventilazione adeguata. Queste barrette sono in grado di sopportare valori elevatissimi di coppia frenante.
La Variante del Rettifilo, la prima curva dell’Autodromo Nazionale di Monza, rappresenta la sfida più ardua per l’impianto frenante delle monoposto. Queste ultime, che raggiungono i 328 km/h, devono decelerare fino a 90 km/h in soli 2,52 secondi, coprendo una distanza di 119 metri. Tale frenata impone ai piloti uno sforzo di 4,6 g e richiede un’applicazione di forza sul pedale del freno pari a 145 kg. La potenza frenante generata in questo breve lasso di tempo è di 2.588 kW, evidenziando l’eccezionale capacità di dissipazione termica e la precisione ingegneristica dell’impianto frenante.
Il GP Italia 1999 vide alternarsi in testa Mika Hakkinen con la McLaren, Heinz-Harald Frentzen e Mika Salo che sostituiva sulla Ferrari l’infortunato Michael Schumacher. A vincere fu il tedesco con la monoposto sulla carta più debole del lotto, la Jordan che montava i freni Brembo, come anche fece in occasione degli altri 3 GP vinti in F1.
Nel 2023, la Ferrari ha regalato emozioni in tutto il mondo consegnando 13.663 vetture, superando l’anno precedente con un incremento di 442 unità. Il successo è stato guidato dalla Purosangue e dalle famiglie 296 e SF90, modelli che incarnano la passione e l’eccellenza del marchio. Questi gioielli della strada, assieme a tutti gli altri modelli prodotti negli ultimi tre decenni, condividono un elemento distintivo: i componenti frenanti Brembo, sinonimo di sicurezza e prestazioni. La collaborazione tra Ferrari e Brembo si estende ancora più indietro nel tempo, fino al 1975, quando la partnership ha preso il via nel mondo della Formula 1, un sodalizio che continua a scrivere pagine indimenticabili nella storia del motorsport.