A partire dall’inizio del 900, l’automobile cessò di essere un oggetto riservato a pochi benestanti e cominciò a diventare un mezzo di trasporto di massa. Opel fu un’apripista in questo senso e – dopo aver lanciato nel 1909 la 4/8 HP “Docktorwagen” (automobile del dottore) – cento anni fa fece un ulteriore scatto in avanti introducendo quella catena di montaggio che i fratelli Fritz e Wilhelm von Opel avevano visto all’opera in occasione dei loro viaggi nel Stati Uniti.
Nell’agosto del 1923 i fratelli Opel si sedettero attorno a un tavolo con i loro tecnici e commercianti per discutere sul futuro dell’azienda. Fritz Opel rappresentava la posizione più radicale: voleva introdurre la produzione di una nuova piccola utilitaria che portasse anche a Rüsselsheim il sistema della catena di montaggio. L’opposizione però si rivelò più forte del previsto. Non era stata forse l'”accuratezza della lavorazione” quasi il marchio di fabbrica della Opel? E poi chi avrebbe mai comperato veicoli usciti dalle catene di montaggio?
Fritz Opel però non mollava: Andrè Citroen non aveva forse dimostrato con la sua 5 CV che anche in Europa era cominciata l’epoca della produzione a catena? In un momento in cui, in America, l’automobile era diventata un mezzo di trasporto di massa, Opel aveva la possibilità di diventare la più grande fabbrica tedesca di automobili di serie. La fine dei vecchi metodi produttivi era prossima e ci sarebbe voluto ancora molto tempo prima che la gente avrebbe potuto permettersi di comperare i modelli di lusso che venivano prodotti in pochi esemplari. L’opposizione, come detto, fu notevole, ma alla fine di quel giorno di agosto si arrivò ad una decisione storica: Opel avrebbe costruito, in catena di montaggio, un solo modello, più piccolo dei molti prodotti fino a quel momento. Fritz von Opel l’aveva avuta vinta.
Non ci vuole molto per capire la tensione all’epoca che regnava in fabbrica: “Tutto o niente” era la parola d’ordine del momento. Mentre gli ingegneri progettavano la nuova Opel 4/12 HP, i vecchi impianti furono smontati e furono allestiti quelli nuovi. Inoltre le informazioni presero a viaggiare rapidamente fra le unità produttive e gli studi dei progettisti: bisognava infatti che i vari pezzi, oltre che razionali ed a buon mercato, si trovassero sulla catena di montaggio al momento giusto e nel punto giusto. Oggigiorno tutto questo ci sembra ovvio, ma un secolo fa doveva essere ancora tutto provato, sviluppato e collaudato.
Opel aveva però un grande vantaggio: grazie a una previdente politica finanziaria, gran parte dei proventi delle esportazioni era stata lasciata all’estero, in dollari, presso banche olandesi ed americane. Questo permise ad Opel di cominciare a comperare con questi depositi esteri le attrezzature meccaniche più moderne d’America.
L’idea dei fratelli Opel si basava sull’osservazione che qualsiasi capitale in banca rendeva poco o niente, mentre un buon macchinario non perdeva il suo valore neanche nei periodi più neri. Fu così che, al cessare dell’inflazione, i fratelli Opel si trovarono a disporre del più moderno parco di attrezzature meccaniche dell’industria automobilistica tedesca. Se a ciò si aggiungeva la prima automobile costruita “a catena”, gli Opel apparivano pressochè imbattibili.
Gli animi erano tuttavia molto tesi. La nuova vettura, che sarebbe stata prodotta nella più moderna fabbrica tedesca, doveva essere allo stesso tempo robusta ed elegante, avere una tecnica semplice ma d’avanguardia, essere adatta alla produzione in serie pur essendo esteticamente moderna ed attraente: insomma l’automobile ideale. Fu così realizzato un 4 cilindri in linea di 951 cc con valvole laterali e testata avvitabile. La potenza di 12 CV a 2.200 giri/minuto arrivava, tramite una frizione a secco, al cambio a 3 marce e poi, per mezzo di albero con giunto cardanico, all’asse posteriore. L’automobile, una 2 posti, pesava 560 kg, aveva una “capote” di tela gommata e raggiungeva una velocità di 60 km/h. Per il suo colore verde, l’unico nel quale era disponibile, la Opel 4/12 HP fu presto soprannominata “Laubfrosch”, cioè rana. Il prezzo di 4.500 Marchi ed il consumo di 5 litri ogni 100 chilometri corrispondevano esattamente alle aspettative della clientela.
Nel giro di pochi mesi la nuova Opel 4/12 HP divenne un successo e Opel cominciò ad ampliare il numero delle versioni disponibili. Nel Dicembre 1924 uscì una “Laubfrosch” dotata di un motore più grande e potente che, grazie alla cilindrata maggiorata a 1.016 cc sviluppava 14 CV a 2.600 giri/minuto che permettevano alla vettura di raggiungere i 70 km/h. Questo motore fu adottato su tre versioni diverse: una 3 posti scoperta, una berlina chiusa ed un furgoncino.
La produzione in catena di montaggio consentì a Opel di ridurre il prezzo della “Laubfrosch” da 4.500 a 4.000 Marchi. In questo modo la Casa tedesca non solo era diventata la protagonista del segmento delle utilitarie, ma si era anche piazzata tanto stabilmente sul mercato che, quando nel 1925 scoppiò la “grande epidemia” dei costruttori d’automobili, non corse alcun pericolo. Mentre circa un terzo dei produttori dovette dichiarare fallimento, la Casa di Rüsselsheim immatricolava un numero sempre maggiore di automobili.