Rieccoci, amici. Da quando l’Historic Minardi Day è stato spostato a fine agosto, scrivere queste righe mette sempre un poco di nostalgia perché l’estate inizia a volgere al termine. Un altro anno importante per l’evento organizzato da Gian Carlo Minardi. Con l’Italia spesso non molto famosa per l’organizzazione di alcuni eventi, noi invece ci sentiamo di fare i complimenti a Imola e abbiamo lasciato felici l’autodromo a fine giornata. Parcheggi auto facili da raggiungere e ampi. Abbiamo visto disabili girare facilmente tra paddock e box. Velocità nei controlli all’entrata. Tribune aperte. Ampia scelta di punti per acquistare memorabilia e mangiare. Ai box commissari molto gentili, e credeteci, non è facile di questi tempi. Grazie!
Presenza di tanti piloti ed eventi. Piloti tutti disponibilissimi. È stato bello sentire le storie di Merzario e del rapporto con Frank Williams. Ne parleremo. Di Giacomelli che ricorda come la McLaren gli costruì una monoposto nuova per lui ma aveva sempre i motori a fine vita dei piloti titolari: “Quelli mica guardavano il contagiri e poi il motore esplodeva a me quando me lo davano… Comunque la McLaren del 77 non fu una monoposto felice. Solo Hunt con quelle sue braccia riusciva a farla girare“.
Parlare con Aldo Costa, Giovanna Amati: “La Brabham? Bella macchina ma era una scarpa. Un grande errore correrci “. Incontrare Gabbiani, Montermini, Boutsen, Pirro ecc ecc. La possibilità di girare tra le auto e fotografarle senza che nessuno dica nulla. Non è una cosa scontata. Da appassionati di auto storiche ci sentiamo di far notare solo una cosa. In alcuni box alcune monoposto erano difficili da avvicinare. Capendo ovviamente il perché, valore storico, presenza di meccanici al lavoro ecc, ci sentiamo umilmente di suggerire per il prossimo anno di organizzare magari una via transennata da dalle fettucce dentro i box. Magari in orari prestabiliti. Come in quello dove c’era la Tyrrell P34. In modo di poter comunque passare vicini tra le auto. Oppure esporle in pitlane durante la pausa in pista. Come a una sessione autografi.
Perché l’anima di un evento storico è questa: salutare le vecchie glorie da vicino e ricordare in solitudine, o con amici, episodi che ci legano a un preciso momento. Ma veramente si tratta di un appunto da chi ama troppo le oldschool e vorrebbe poter, se non portarle nel salotto di casa, almeno farci un giro, o sedercisi dentro. Prendetelo come uno spunto e non una critica. Ci si rivede nel 2024, perché di storia abbiamo bisogno e, soprattutto, abbiamo bisogno di tramandarla.
Riccardo Turcato