Sono ormai passati tre giorni da quando è andato in archivio il GP d’Italia, quello delle celebrazioni del centenario dell’Autodromo Nazionale Monza. Quello che è successo in pista è ormai storia, ma chi c’era, il pubblico, gli appassionati, non hanno ancora rimosso l’amarezza per quanto vissuto nei tre giorni del weekend. L’abbiamo letto mentre accadeva, perché in tanti hanno documentato quello che stavano vivendo sui social. Lunedì, dalla conferenza stampa del Comune di Monza e degli organizzatori, si è gridato al successo, anche per i biglietti venduti nei tre giorni (non quattro come al solito, perché giovedì l’Autodromo era off-limits per il pubblico), ma non è tutto oro quello che luccica e abbiamo quindi deciso di lasciare la parola a un paio di persone che c’erano e ci hanno scritto. L’abbiamo deciso non per tirare fango sull’Autodromo e sul GP d’Italia, ma con la speranza che nel 2023 si eviti di ricadere negli stessi errori.
“300mila persone e 3 stand per i panini. 300mila persone e imbuti con cancelli e barriere architettoniche ovunque. Steward con la flessibilità mentale di Terminator. In tribuna non si è sentito nemmeno l’inno [nemmeno in TV e in sala stampa e la presenza di Andrea Bocelli è stata pagata come oro, vi assicuriamo, ndr]. Anche con un’organizzazione evento da terzo mondo, servizi inesistenti e una sciatteria totale, il GP d’Italia è sempre il GP d’Italia“. Francesco.
“Cara Barbara, invidio all’amico che hai citato il dono della sintesi [quanto avete letto sopra,ndr], perché di cose che non sono andate come dovrebbero ce ne sono a iosa. Doveva essere un evento indimenticabile, il centenario dell’Autodromo, ma quali sono state le novità? La mitica fanzone sequestrata e dissequestrata a due giorni dalla gara, chiusa il venerdì, chiusa il sabato alle 18.45? Mongolfiera – già vista. Simulatori – già visti. Stand per cambio gomme – già visto. Esposizione d’auto d’epoca? Bellissima, ma già vista. Palco – già visto (e con qualche personaggio inerente la F1, non esclusivamente musica da rave). Ah già, i campi da padel… perché tutti vanno in Autodromo per giocare a padel, no? E poi, se qualcuno avesse voluto giocare, a chi doveva chiedere? All’infopoint? Peccato che non ci fosse alcun infopoint. “Accoglienza” delegata agli steward che, oltre che all’elasticità di Terminator, avevano le stesse informazioni del famigerato viandante bulgaro di Turrini: dietro il rettifilo, chiedi per andare al campeggio (Santa Maria delle Selve) e ti spediscono a Mirabello. Non ne hanno azzeccata una neanche per sbaglio. La app? Ah, fantastica – non dico il programma degli appuntamenti alla fanzone (in effetti, non ce n’erano, quindi non aveva senso postare un programma – nonostante ciò che ha detto il caro signor Riccardo Mazzetti), ma nemmeno la griglia di partenza, ha postato.
Del resto, sul sito ufficiale monzanet domenica mattina l’ultima notizia era datata 7 settembre… In compenso, niente pit-walk (addirittura impossibile accedere al circuito il giovedì – e quando lo comunicano? Mercoledì sera), niente sessione autografi, neanche una F1 (vecchia, sia chiaro) da guardare da vicino, niente possibilità di aspettare i piloti che escono dal paddock nella speranza di rubare una foto… Sono andata a Monza con degli amici stranieri e mi sono vergognata. Grazie davvero, Autodromo. Se ti autorizzo a pubblicare questa mia denuncia? Certo, tanto appena ho un attimo di tempo parte anche come protesta ufficiale alla direzione dell’Autodromo. Se vuoi puoi anche aggiungerci i biglietti passati dai 165€ del 2019 ai 305 di quest’anno, senza la scusante della sprint race“. Roberta Canovi
E poi c’è la questione token, definiti “roba infernale“, code interminabili per acquistarli (quando sono stati disponibili, come i braccialetti virtuali, subito esauriti o non funzionanti ma la gente li aveva caricati) e fondamentali per prendere da mangiare e da bere. Coda per acquistare i token e poi coda per prendere cibo e bevande. Ci hanno detto che domenica alle 13 erano già finite tutte le bevande nella zona Lesmo 1 e 2, niente acqua, birra o bibite. Non una goccia d’acqua per km.
E poi c’è il capitolo borracce: permesse, poi proibite e quindi accatastate, con la gente quindi obbligata a comprare da bere dentro – e le fontanelle tanto elogiate erano pochissime e quindi inutili – e poche ore dopo… le borracce potevano essere portate dentro! Il tutto alla faccia dell’attenzione all’ecologia, alla sostenibilità e allo spreco di cui tutti si riempiono la bocca! C’è stato chi all’uscita ha rimestato nel mucchio per cercare di ritrovare la propria. Ce ne sono di cose su cui lavorare, da subito, senza far passare mesi. Il GP del centenario dell’Autodromo doveva essere una festa per il pubblico (noi avremmo aperto anche il 3 settembre), c’erano stati due anni (per via della pandemia) per risolvere almeno parte dei problemi pratici, ma l’edizione 2019 – l’ultima “normale” – è stata decisamente meglio di questa. Facciamo tutti in modo – organizzatori, Comune, SIAS, ACI, F1 e noi media – che quella del 2023 riscatti la disorganizzazione vissuta dagli appassionati, che hanno pagato fior di soldi pur di non mancare al GP d’Italia e meritano rispetto, perché senza di loro nessuno di noi esisterebbe, nemmeno la Formula 1.
Barbara Premoli