Adrian Campos ci ha lasciati per problemi cardiaci. La quantità di messaggi di cordoglio da parte di tutto il mondo del motorsport ci fa capire quanto fosse apprezzato e come fosse una delle colonne del mondo motoristico dei circuiti di tutto il mondo.
Indossava la Spagna a ogni GP. Il suo casco, riconoscibilissimo con i colori sgargianti rosso e giallo del vessillo ispanico, resta tra i più riconoscibili di sempre. E proprio la Spagna delle 4 ruote deve a lui molto. Gran premi in Spagna se ne sono sempre corsi. Con più o meno coinvolgimento di pubblico a seconda dei tracciati. Ma che la Spagna fosse (e ancora sia) una nazione più dedita al motociclismo è un dato di fatto. Adrian, attaccato il casco al chiodo, ha lavorato molto per portare giovani talenti spagnoli alla ribalta fino alla F1.
Con il suo team Campos, partendo dalla Nissan Series, ha condotto per mano piloti come Garcia, Genè e Alonso verso i piani alti del motorismo mondiale. Con Alonso poi ci vide molto lungo, gettando le fondamenta per il mito di Fernando che ha stravolto proprio il modo di vedere il mondo delle quattro ruote in Spagna. In GP2 con il suo team Campos Racing si sono fatti le ossa il nostro Pantano, di Grassi e Petrov.
Ha provato a portare il suo team molto professionale in F1. Purtroppo problemi economici ad avventura già avviata, prima dell’esordio, lo hanno fatto desistere e il team passò di mano per diventare HRT con telaio Dallara. La sua organizzazione ha poi spaziato dal WTCC, al ritorno in GP2 con Alexander Rossi, futuro vincitore della Indy500, passando per per la GP3. Lo abbiamo visto impegnato in Formula E, vincendo il titolo con Nelson Piquet Jr. Fiutando sempre ottimi talenti per il suo team, in F2 ha fatto correre anche Lando Norris, ma anche Aitken, che abbiamo visto debuttare in Bahrain lo scorso anno con la Williams.
In abitacolo in F1 forse non è stato tra i campionissimi assoluti. Un 14° posto a Jerez nel 1987 è stato il suo miglior risultato finale. Ma a lui va molto del lavoro di svezzamento di una Minardi a inizio avventura in F1 quando tutto il team doveva crescere, dove i Motori Moderni erano più rotti che funzionanti. Quando nel 1988, prima del GP di Detroit, decide di lasciare la F1, il suo posto sulla monoposto di Faenza viene preso da Pierluigi Martini che incredibilmente in quel GP porterà i primi punti mondiali al team italiano. Minardi non dimenticherà mai il lavoro fatto da Adrian in quegli anni, quando alla fine i punti andavano solo ai primi sei.
Una figura, un nome, che mancherà a molti nel motorsport. Rest in Speed, Adrian, pilota, talent scout, team manager.
Riccardo Turcato