Il 9 gennaio 1977, in Argentina, iniziava il Mondiale di F1. Mentre oggi i team non hanno praticamente più nemmeno giornate di test, allora il grande Circus non solo si fermava mai, ma aveva anche un calendario che spaziava da gennaio a ottobre. A gennaio si svolsero ben due gare, con la seconda in Brasile, il 23.
Vogliamo focalizzarci però su quel 9 gennaio 1977 o meglio sulla parte umana. Con la vittoria a sorpresa del nuovo team canadese di Walter Wolf, condotto da Jody Scheckter, mentre tutti si aspettavano un duello Ferrari-McLaren. Per riportare indietro la pellicola dei ricordi, e contestualizzare il momento storico, di seguito riportiamo un passo del libro di Peter Warr “Team Lotus –My View from the Pitwall“, che racconta come era strutturato il team nel 1977 e come si arrivò a quella indimenticabile vittoria rimasta negli annali. Un dietro alle quinte molto interessante.
“Wolf mi approcciò a fine 1976. Mi invitò al London Hilton con mia moglie per chiedermi se volessi diventare manager della sua scuderia per il 1977. Nel 1976 aveva gestito con Frank Williams il team di F1 senza grandi risultati dovuti a una monoposto carente. Wolf adorava la F1 e il ruolo di proprietario di team. Voleva fare bene. Io rimasi sorpreso dalla cifra che mi offrì e, siccome avevo lasciato la Lotus, accettai volentieri. A dicembre mi ritrovai a lavorare con una squadra di 30 persone, poi salite a 45 nella stagione, e con Jody Scheckter come unico pilota, in arrivo dalla Tyrrell. Amavo Jody. Molto coraggioso, concentrato sul da farsi, pianificava tutte le sessioni nel dettaglio. Era sempre in forma, dava sempre tutto.
“Andavamo alle gare con due vetture. Quella ufficiale e il muletto. Nella factory avevamo un terzo telaio usato solo per i test. I designer lavoravano in un container da cantiere nel giardino della proprietà di Wolf. Un secondo container era riservato all’amministrazione. Il box auto dietro l’officina era stato trasformato in laboratorio di fibra carbone Kevlar per il telaio. Abbiamo dovuto abbattere un muro dell’officina per creare uno spazio per l’assemblaggio dei cambi. Nel container il progettista capo era Postlethwaite assistito da Patrick Head. Colui che lavorava alla fibra di carbone Kevlar era Ross Brawn. Mentre, per aiutare Postlethwaite con lo sviluppo aerodinamico, dall’università di Southampton chiamammo un giovane che di nome faceva Adrian Newey“.
Postlethwaite, Head, Brawn, Newey… Nomi che rivoluzionarono negli anni la F1 e che fanno ben capire come il team fosse ben impostato e quindi già capace di vincere all’esordio in Argentina. La monoposto WR-1 era semplice, a freccia, pulita ed estremamente studiata dal punto di vista aerodinamico. Molto vicina al peso limite consentito. L’alettone posteriore presentava un tubolare nella parte bassa che univa le paratie laterali consentendo quindi di eliminare il pilone di sostegno e avere una zona di flusso d’aria pulita. Idea che poi venne copiata da altre squadre. Inoltre il team sfruttava una collaborazione con Goodyear che ai test portava primordiali apparecchiature elettroniche montate sulla monoposto per verificare la vettura in pista. Jody nel corso della stagione vinse anche a Montecarlo e in Canada e fu vicecampione del mondo, portando il team al quarto posto nel Costruttori. Ma tutto ebbe inizio in un container. Roba impensabile oggi. Ma, allora, tutto era possibile.
Riccardo Turcato