Va in archivio un fine settimana appassionante in Turchia, dove dalle difficoltà del sabato è scaturito un gran premio da 9, ricco di suspense dal primo all’ultimo giro. Zero invece agli organizzatori che hanno voluto riasfaltare il circuito contro il parere di tutti.
Giù il cappello di fronte a Lewis Hamilton che, ancora una volta, ha dato prova di tutto il suo talento, conquistando matematicamente il settimo Titolo mondiale, raggiungendo Michael Schumacher, e la 94° vittoria. Nonostante un avvio di gara non facile dalla sesta posizione, ha reagito gestendo al meglio la corsa con una monoposto non al top. Ha scelto di restare in pista con le gomme ormai consumate confermandosi leader all’interno del team e portando a termine la corsa con un pitstop in meno rispetto a tutti gli altri (così come Perez).
Peccato per gli errori dei giovani Max Verstappen e Charles Leclerc che consegna nelle mani di un perfetto Sebastian Vettel il terzo posto. Il tedesco ha messo insieme la sua migliore prestazione da due anni a questa parte, coadiuvato da una buona strategia. Forse è stato l’unico a non commettere la minima sbavatura ottimizzando al meglio la SF1000, una vettura certamente non ancora pronta per vincere nonostante i passi avanti. In condizioni normali sono emersi poi tutti i limiti nei confronti di una concorrenza agguerritissima.
Con Hamilton e Vettel sul podio sono saliti undici Titoli mondiali. In mezzo a loro un ottimo Sergio Perez che, nonostante una prestazione stupenda, è ancora senza contratto per il 2021. Purtroppo questi sono i controsensi del nostro sport, ma sono certo che anche lui presto troverà una sistemazione. Davanti alle due Red Bull, la McLaren di Carlos Sainz: da sempre sostengo sia un ottimo pilota e uomo squadra. Ancora una volta ha portato a casa punti importanti per il team. Ottimo acquisto per la Ferrari, come ho già sottolineato più volte. In un anno particolare, e non certamente il migliore per la Formula 1, gran premi così riabilitano il nostro sport, che resta il migliore.
Gian Carlo Minardi