Dopo che i buoi sono scappati si chiude la stalla. Così Jean Todt adesso ammette che la F1 dovrebbe essere molto cauta nel far entrare la politica nel paddock. Prima della gara in Austria, i piloti si sono riuniti sulla griglia, ma 6 di loro hanno scelto di non inginocchiarsi e di non seguire l’esempio di Lewis Hamilton e il supporto al movimento Black Lives Matter. Tra i 6 anche Max Verstappen e Charles Leclerc. “Quello che conta sono i fatti e i comportamenti nella nostra vita quotidiana non gesti formali che in alcuni Paesi potrebbero essere visti come controversi“, ha spiegato Leclerc su Twitter. Verstappen ha aggiunto: “Credo che tutti abbiano il diritto di esprimersi nel momento e nel modo che sentono“. Ronald Koeman, manager della Nazionale olandese di calcio, ha puntato il dito contro chi come Verstappen ha scelto di restare in piedi: “Sono sorpreso che diversi piloti non si siano inginocchiati“, ha detto a De Telegraaf. “In Inghilterra tutti i giocatori lo fanno prima delle partite. Non ne avevano discusso prima?“.
In effetti l’avevano fatto, come scritto dalla GPDA, che aveva sottolineato che ognuno avrebbe agito secondo il proprio sentore. In Russia la scelta di Daniil Kvyat di restare in piedi è stata applaudita. Svetlana Zhurova, campionessa olimpica di pattinaggio, ha spiegato: “Quando qualcuno si inginocchia prima di un altro, questa è in parte discriminazione e in parte umiliazione. I russi hanno sempre avuto grande rispetto nei confronti delle persone di colore – abbiamo sempre avuto parità di diritti. Non capiamo questo argomento. Per Kvyat probabilmente non era chiaro cosa stesse succedendo“. Igor Ermilin, ex-consulente per il motorsport del presidente Putin ha aggiunto: “E’ un problema americano, lasciate che si inginocchino se vogliono, Ma questa non dovrebbe essere una preoccupazione dello sport“. Nikolai Valuev, ex-pugile professionista, ha detto a Match TV: “Noi russi ci inginocchiamo per la nostra bandiera, per la nostra patria e per i nostri genitori. Ma non capisco questo gesto contro il razzismo. Non mi considero un razzista, ma perché dovrei inginocchiarmi? Può essere percepito come se qualcuno si sentisse in colpa. Kvyat non ha voluto essere tra quelli coinvolti nel populismo politico“. In piedi in Austria anche Antonio Giovinazzi, Carlos Sainz e Kimi Raikkonen, che indossavamo comunque la maglietta nera con la scritta “End Racism“. Solo quella di Hamilton aveva la scritta Black Lives Matter, a difesa del discusso movimento allineato con l’estrema sinistra.
Il presidente della FIA Jean Todt, dopo aver evidentemente dato il permesso a tutto questo, ha messo in guardia la F1 sull’essere cauta sul far entrare questioni politiche come queste nel paddock: “A volte c’è la tendenza a usarle come un’arma e noi dobbiamo essere molto cauti, anche se ammiro chi è convinto di fare del loro meglio“. La questione ha diviso i fans sui social, molti hanno espresso dissenso e rabbia verso chi ha scelto di restare in piedi, ma anche verso chi si è inginocchiato. L’ex-pilota russo Vitaly Petrov ha detto all’agenzia Tass: “Credo che tutti abbiano il diritto di parlare e che tutti possano farlo a loro modo. Puoi criticare che una cosa venga fatta, ma non chi non è d’accordo con la tua posizione. Dovremmo rispettare le opinioni altrui“.
A noi una cosa non è piaciuta: che tanto si sia parlato e si stia parlando dell’inginocchiarsi contro il razzismo e quanto sta accadendo negli USA, ma non si sia fatto un minuto di silenzio vero contro le vittime del Covid19. Peraltro crediamo che chi tanto si erge a difensore del movimento BLM dovrebbe anche prendere le distanze dalla violenza e dall’ignoranza: il sei volte campione dovrebbe dire basta a chi sta distruggendo in lungo e in largo negli USA, statue incluse. Quando si arriva a demolire quelle di Cristoforo Colombo chi ha buon senso e seguito dovrebbe parlare, a meno che anche lui non condivida l’abbattimento delle statue e i gesti violenti. Non basta inginocchiarsi. Una F1 che sposa questo gesto, sposa indirettamente anche le violenze. E la FIA avrebbe dovuto dire no subito, non dopo. Ah… razzismo è puntare il dito contro chi ha scelto di restare in piedi, e il colore della pelle non c’entra nulla.
Redazione MotoriNoLimits