Quando Bottas corre weekend come questi non ce n’è per nessuno. Non sbaglia una traiettoria, una frenata. E’ perfetto. Veloce e perfetto. In questo mi ricorda molto Damon Hill. Come l’inglese, anche il biondo finlandese se parte davanti è irraggiungibile. Saluta tutti fino alla bandiera a scacchi. Ha gestito con chirurgica maestria una gara complicatissima. Caldo, gestione delle componenti meccaniche ed elettroniche della vettura che spesso hanno fatto pensare a qualche problema tecnico in arrivo (Racing Point e Williams sono lì a dimostrarlo) e gestione di tre periodi di safety car in modo ineccepibile.
Che ci sia un accordo in Mercedes, oppure no, che chi è davanti non deve sentirsi in pericolo dal compagno dietro non è dato a sapersi, lo abbiamo intuito negli ultimi anni, però quando per tutti i giri non sbagli, non metti mai una ruota fuori posto, meriti solo la vittoria e tanto di cappello. Accordi o non accordi. Sarà un altro 2016 in casa tedesca? Capiremo di più dalla prossima domenica.
Una gara perfetta quella di Bottas in un weekend in cui la F1, protocolli di sicurezza a parte, sembra essersi dimenticata dei morti di Covid19 e si è concentrata tutta nelle lotta contro il razzismo. Come se oggi, luglio, ci sia stata la prima gara del Mondiale per colpa del razzismo e non di una pandemia che ha sconvolto il mondo. Ok c’è l’arcobaleno di #WeRaceAsOne che abbraccia chi ha lottato contro la pandemia, ma l’impressione è che non si sia fatto abbastanza per ricordare chi ha perso un familiare, un amico, un collega. Come se ci fossero interessi di serie A e B. E’ una F1 ipocrita. Ci saremmo aspettati altro.
Come altro ci saremmo aspettati da una gara alla fine risultata pazza che ha avuto reminiscenze da anni 90 con molti ritiri e rotture meccaniche. Un Vettel che ancora una volta vede un varco dove non c’è. Posto sbagliato, momento sbagliato. Dice che è felice di essersi girato una sola volta. Lui sa la verità. Di certo prima finisce questo 2020, meglio è. Per tutti. Ma siamo solo all’inizio. Una Racing Point che avrebbe dovuto fare sfracelli ma ha deluso le tantissime aspettative, secondo alcuni, da carta copiativa. Una Alfa Romeo Racing che sparisce, raccoglie punti con Giovinazzi solo per i ritiri altrui e manda fuori in pista Kimi Raikkonen senza avvitare l’anteriore destra. Una Williams ultima ma che dà segni di non essere proprio defunta al 100% ma sulla via di una difficile ma possibile risalita. Una Haas inspiegabile e una Alpha Tauri incolore in tutti i sensi (ne parleremo in settimana).
Una Renault che al momento può contare solo su Ricciardo. Ocon che rientra dopo un anno di inattività ha per ora qualche attenuante alla sue modeste prestazioni, ma che i francesi abbiano rinunciato a Hulkenberg per lui, sinceramente a oggi resta inspiegabile. Rimandato. Una Red Bull che finisce la gara di casa con 0 punti. Di Albon parleremo poi. Di Verstappen non molto da dire: Horner aveva detto che avevano lavorato molto durante la pausa. A oggi non si direbbe. Ma siamo solo all’inizio.
Della McLaren possiamo a oggi solo che scrivere bene. Seconda nel costruttori, ben oltre le aspettative. Con una Renault che ha dichiarato di non voler sviluppare il motore in questo 2020 saranno in un anno in cui dovranno capitalizzare tutte le occasioni per prendere punti e soldi in vista di un 2021 dove arriveranno Ricciardo e i motori Mercedes.
Ultima considerazione è per Russell. Sul ragazzo e le capacità ci sono pochi dubbi. Però se hai la possibilità di parcheggiare l’auto in una zona dove non deve per forza poi uscire la safety car lo devi fare. Altrimenti sarebbe da penalità per il gran premio successivo. Perché non si può rovinare una gara così solo perché metti la vettura in un punto non consono e vai a rovinare la gara altrui. La safety car piace solo a Genè e a quelli della TV italiana perché porta imprevedibilità. A noi piace invece la linearità di una gara, dove ottieni quello che devi ottenere senza interventi esterni. Di Albon, Leclerc e Norris parleremo a parte. Ci scriviamo al prossimo gran premio. Dalla Stiria. Ovvero dallo stesso tracciato.
Riccardo Turcato