La Scuderia Ferrari saluta Sir Stirling Craufurd Moss, uno dei suoi più fieri rivali in pista, nonché uno dei piloti più forti della storia, indiscusso protagonista dell’automobilismo dal 1950 al 1962. Moss si è spento nella mattina del giorno di Pasqua nella sua casa nell’elegante quartiere di Mayfair, a Londra, all’età di 90 anni. Accanto a lui c’era la moglie Susie.
Famiglia di sportivi. Stirling era nato in una famiglia in cui il motorsport era di casa. Il padre Alfred, facoltoso dentista, era stato un pilota non professionista di buon livello che poteva vantare, tra gli altri risultati, anche un 16° posto nella 500 Miglia di Indianapolis del 1924; la madre, Aileen, era stata protagonista delle gare in salita nello stesso periodo. Stirling, che al pari della sorella Patricia, detta “Pat”, da adolescente aveva saputo eccellere nelle gare di equitazione, si era innamorato dei motori a 17 anni, quando aveva ordinato di nascosto una MG firmando al posto del padre. Costui lì per lì si era molto arrabbiato ma poi, compreso il desiderio del figlio di poter gareggiare in auto, aveva deciso di assecondarlo permettendogli di competere con la sua BMW in gare a ruote coperte. Poco dopo anche “Pat” dichiarò il suo amore per il motorsport, ma mentre Stirling amava la pista, la sorella si fece prendere dalla passione per i rally che l’avrebbe portata a diventare la più forte rallista della storia almeno fino all’arrivo sulla scena della francese Michele Mouton.
Ascesa. Moss aveva cominciato a mettersi in luce all’inizio degli anni 50 e debuttò in Formula 1 nel Gran Premio di Svizzera del 1951 al volante di una HWM a motore Alta. I risultati ottenuti in Formula 2 attirarono l’attenzione di Enzo Ferrari che decise di affidargli una delle sue vetture per il Gran Premio di Bari di Formula 1 del 1951. Quando Moss giunse in Puglia, dopo un viaggio ricco di traversie, scoprì che la sua vettura era però già stata riaffidata ad un altro pilota, Piero Taruffi. La vicenda mandò su tutte le furie l’allora ventunenne pilota britannico che se ne tornò in patria e giurò a se stesso che non avrebbe mai più guidato per la Scuderia. Nel resto della sua carriera fu infatti impegnato al volante di Mercedes, Maserati, Vanwall, BRM, Cooper e Lotus.
Rivalità. Enzo Ferrari, che difficilmente sbagliava le proprie valutazioni, aveva capito subito il valore di Moss e ne scrisse così sul suo libro Piloti, che gente…: “La mia opinione su Moss è semplice: è l’uomo che ho ripetutamente accostato a Nuvolari. Aveva smania di correre, andava forte su qualsiasi macchina, aveva il gran pregio di giudicare una vettura soltanto attraverso il cronometro, cioè sul tempo che su un dato percorso essa gli permette di realizzare. Di Moss ho detto anche una volta che era un pilota che aveva senso dell’incidente, e proprio in certe sue uscite di strada, come in certe uscite di strada di Nuvolari rimaste storiche, io ho trovato una analogia veramente curiosa per l’epilogo che non ha mai raggiunto la tragedia. Se Moss avesse anteposto il ragionamento alla passione, si sarebbe laureato campione del mondo, essendone più che degno”. Moss è in effetti da tutti ricordato come il più forte pilota a non aver mai vinto il titolo mondiale: al suo attivo tre terzi e quattro secondi posti, nel 1955, 1956 e 1957 dietro a Fangio, e nel 1958 alle spalle della Ferrari del connazionale Mike Hawthorn.
Riavvicinamento. L’ultima parte della carriera vide Moss impegnato con le Lotus non ufficiali del team dell’amico Rob Walker, che era molto attivo anche nelle competizioni a ruote coperte. Proprio attraverso questo team Moss disputò diverse corse al volante di vetture costruite dalla Ferrari dopo le sporadiche ma vincenti apparizioni del 1957 (quando aveva vinto la Nassau Trophy Race, alle Bahamas, su una 290 MM della Scuderia Temple Buell) e del 1958 (quando si era imposto nel GP di Cuba con una 335 Sport iscritta da Luigi Chinetti). Nel 1960 Moss conquistò il Tourist Trophy di Goodwood su una 250 GT SWB e al volante di quella stessa vettura centrò anche il successo nel Redex Trophy di Brands Hatch e nella Nassau Trophy Race. Nel 1961 si impose nel British Empire Trophy, nel Peco Trophy e nuovamente a Nassau e nel Tourist Trophy. I successi con la Ferrari e il rapporto di Walker con Enzo Ferrari portarono a un accordo che avrebbe visto finalmente Moss guidare una Ferrari di Formula 1 sotto le insegne del team di Walker nel 1962. In quell’anno la stagione a ruote coperte iniziò alla grande, con il successo nel Bank Holiday Trophy di Brands Hatch e quello di categoria nella 3 Ore di Daytona al volante della solita 250 GT SWB. Sfortunatamente la possibilità di vedere Moss su una Ferrari in Formula 1 non si materializzò mai poiché il pilota britannico rimase vittima di un terribile incidente nel corso del Glover Trophy di Goodwood, mentre era al volante di una Lotus, in seguito al quale Moss finì in coma e decise, dopo aver svolto un test nella primavera del 1963, di ritirarsi dalle competizioni.
Dopo le corse. Personaggio popolarissimo, Moss è stato a lungo un’icona del Regno Unito nel mondo, prendendo parte a film e programmi tv, e rimanendo a lungo nell’ambiente come commentatore. Costantemente affamato di vittoria, fino al punto di avere ammesso in seguito di non essere stato mai capace di fare calcoli, fino alla stagione 1992 è stato il pilota britannico più vincente della storia. Nel 2000 era stato nominato Sir dalla famiglia reale, mentre qualche anno fa era anche statio in visita a Maranello, dove si era potuto rimettere al volante della 250 GT SWB divertendosi un mondo a ricordare il periodo in cui la guidava. Con la morte di Moss la Formula 1 e tutto il mondo dell’automobilismo sportivo perde uno dei suoi pilastri. Riposa in pace Stirling, e grazie per i duelli che ci hai fatto vivere.
Il ricordo del vicepresidente Piero Ferrari: “Stirling Moss è un simbolo dell’automobilismo sportivo, un personaggio che ha scritto pagine indelebili nella storia di questo sport. La sua versatilità gli ha consentito di vincere in tantissime categorie – dalla Formula 1 alle gare di durata in pista e alle grandi corse su strada – stabilendo record incredibli come quello della Mille Miglia, che non è stato mai battuto. Non conquistò mai il titolo mondiale in Formula 1 ma ciò non gli ha impedito di diventare una leggenda. Della Ferrari fu fiero e leale avversario in Formula 1 e in tante altre competizioni ma i percorsi stavano per incrociarsi proprio quando l’incidente di cui fu vittima a Goodwood nell’aprile del 1962 mise praticamente fine alla sua carriera agonistica ad alto livello. Infatti a Maranello stavamo approntando per lui una 250 SWB verde British Racing e un contratto da pilota ufficiale ma il destino ha voluto diversamente. Di lui mio padre diceva che gli ricordava Tazio Nuvolari per la sua smania di correre, su ogni tipo di vettura, una caratteristica che lo ha accompagnato fin quasi alla fine del suo percorso”.
Redazione MotoriNoLimits