Anche in un settore come il motorsport il digitale gioca un ruolo determinante per andare a delineare i modelli di business di un futuro che è più prossimo di quanto si possa immaginare. Può sembrare strano, ma in un mondo dominato dall’odore di benzina ci sono potenzialità incredibili per gli anni a venire. Ne parliamo con Walter Sciacca, uno dei cinque top manager al mondo specializzati in questo settore e che in questo momento ha progetti per 6 miliardi di euro sulla sua scrivania, destinati a evolvere e cambiare il mondo dell’entertainment motoristico.
Quali sono le esperienze professionali che l’hanno condotta a oggi, quando viene indicato come uno dei migliori cinque top manager al mondo in ambito motor park, circuiti e attività a essi correlate?
Tutto è iniziato dall’Autodromo di Binetto dove, da un box o, se si preferisce, un garage, creai la mia prima startup, che si occupava di organizzare eventi in circuito. Da lì ebbi modo di espandere il mio modello di business ad altri impianti italiani, divenendo sostanzialmente monopolista del settore. Nel contempo la mia azienda collaborò con realtà fieristiche gestendo, per conto di alcuni marchi premium, le attività nelle aree esterne di due importanti Saloni internazionali. I tempi erano maturi per la mia seconda società, specializzata in consulenza per gli autodromi di nuova costruzione, che permise di completare il mio background in tale ambito. Questo mi portò, nel 2009, a essere chiamato dall’Autodromo di Imola in qualità di Amministratore Delegato e direttore. In questa veste, rilanciai l’attività dell’impianto imolese a livello internazionale. Terminata questa missione, da molti giudicata impossibile, tornai a occuparmi a tempo pieno delle mie società, che nel frattempo erano divenute tre, grazie all’aggiunta dell’ultima nata, che ha sede a Londra.
Quali sono i suoi attuali modelli di business?
Il periodo in cui fondai la terza società è coinciso con lo sviluppo da parte mia del concetto di motor park prêt-à-porter, modello di business a più ampio respiro rispetto al classico autodromo e che include tutta una serie di attività e strutture correlate a un circuito automobilistico. Oggi la mia azienda è in grado di operare su progetti esclusivi, riservati a una clientela di élite assoluta e che possiede una fortissima capacità di spesa, come anche su parchi tematici che hanno l’utenza di massa come target. In entrambi i casi il denominatore comune sono l’immersività dell’esperienza da parte dei fruitori e le nuove tecnologie. Attualmente sono prevalentemente occupato nello sviluppo di due distinti business model. Il primo è quello del “Racetrack Club”, incentrato su circuiti esclusivi, dei veri e propri club per una ristrettissima cerchia di fortunati, accessibili solo da parte loro e aventi un layout differente per ogni impianto. Il secondo, ma non per importanza, riguarda un parco tematico dalle caratteristiche a oggi uniche al mondo, in cui far convergere molteplici aspetti legati all’ambito consuming e nuove tecnologie. Si tratta di un concept di parco emozionale ed esperienziale che coinvolgerà anche università, centri di ricerca, poli di tecnologia e incubatori di start up.
Come è nata l’idea di evolvere il business dalla “semplice” organizzazione di eventi in pista a un’attività decisamente più onnicomprensiva ed estesa quale è il suo odierno ambito di competenza?
L’evoluzione del mio business è stata il naturale risultato di una attenta e costante analisi del mercato legato al mio settore di competenza dove, a un certo punto, da un lato si era raggiunta una stagnazione e dall’altro si aprivano nuove opportunità se si osservava il contesto da un’altra e più ampia prospettiva. Il concetto di circuito a se stante, in grado di sostenersi finanziariamente è ormai superato ma, ancor più, è un modello che oggi non funziona. Diverso invece è un motor park, in grado di fondere le attività di un autodromo con molteplici altre legate a eventi ed esperienze che possono tranquillamente esulare dall’ambito motoristico, per coinvolgere un target di utenza decisamente più ampio, potendo abbracciare svariati campi.
Ci sono difficoltà particolari che incontra nel proporre i suoi modelli di business?
Fortunatamente no, dal momento che i miei clienti sono fondi d’investimento, Governi, multinazionali nel campo delle costruzioni, sviluppatori di opere di grande impatto economico, industriali e imprenditori che da soli o in gruppo desiderano finanziare o portare avanti progetti a uso privato o commerciale. Insieme lavoriamo per offrire loro nuovi strumenti di resa economica e per dare all’utenza di qualsiasi livello e capacità di spesa esattamente ciò che si aspettano o desiderano avere a livello di esperienza nel tempo libero. In un certo qual senso i miei modelli di business sono fabbriche di sogni che diventano realtà.
Che importanza avrà secondo lei l’innovazione legata al digitale, nella figura degli e-sport e della simulazione, nel futuro a medio termine del suo settore, vale a dire il motorsport?
I due campi citati rappresentano un passaggio cruciale già nel breve periodo. Uno dei due grandi progetti su cui sono al lavoro (ndr il parco esperienziale) sarà fortemente incentrato proprio su questi due aspetti, che sono già realtà oggi e, grazie alla tecnologia, saranno sempre più parte della nostra vita negli anni a venire. Il tutto senza entrare in competizione tra loro e, aggiungo, senza soprattutto essere concorrenti del “mondo fisico”, dal momento che, almeno nel medio periodo, la coabitazione di reale e virtuale sarà, anzi è, perché il futuro è già oggi, un qualcosa di assodato.
Gianluca Salina – DDG Magazine