La F1 torna all’Hungaroring, teatro del 12° round 2019, una delle grandi intuizioni di Bernie Ecclestone che volle portare il campionato nei Paesi dell’Est. Il circuito ungherese fu inaugurato il 24 marzo 1986 e cinque mesi dopo ospitò il primo GP. Rispetto alla versione originaria è stata eliminata una chicane e modificato il disegno della curva 12. Il record della pista appartiene a Sebastian Vettel (Ferrari), autore di un giro a una media di quasi 207 km/h [nuovo record fatto sabato in qualifica da Max Verstappen su Red Bull, 1.14.572]. Una media bassa rispetto agli altri tracciati (fa eccezione Monaco) che dimostra l’estrema tortuosità della pista e la necessità di utilizzare un alto carico aerodinamico. La principale eccezione è rappresentata dalla prima curva dopo il traguardo che è preceduta da un rettilineo di 790 metri. Secondo i tecnici Brembo, che hanno classificato le 21 piste del Mondiale, l’Hungaroring rientra nella categoria dei circuiti mediamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 3.
L’impegno dei freni durante il GP
Così come a Baku i freni vengono utilizzati 11 volte al giro, ma la pista dell’Azerbaigian è più lunga di 1,6 km. All’Hungaroring solo 3 frenate si protraggono per 2 secondi e sono tutte concentrate nella parte di pista visibile dalla tribuna principale. Ogni giro i freni sono in funzione per 17 secondi e mezzo, equivalenti al 23% della durata della gara. Solo il GP Monaco con il 27% e il GP Singapore con il 25% presentano valori più alti. La decelerazione media sul giro è di 3,1 g, valore identico a Le Castellet. La presenza di tante curve fa sì che l’energia dissipata in frenata da ogni vettura durante l’intero GP sia molto alta: 239 kWh, quasi il doppio di Suzuka. Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota esercita un carico totale sul pedale del freno di 55 tonnellate e mezza, tra i più alti del Mondiale 2019. Uno sforzo notevole per i piloti che si somma alle alte temperature ambientali del periodo.
Le frenate più impegnative
Delle 11 frenate dell’Hungaroring 3 sono classificate come impegnative per i freni, una è di media difficoltà e le 7 restanti sono light. La più dura per l’impianto frenante è la prima curva dopo il traguardo: le monoposto vi arrivano a 335 km/h e scendono a 107 km/h in soli 134 metri, I piloti esercitano un carico sul pedale del freno di 179 kg per 2,57 secondi e subiscono una decelerazione di 5,4 g. Anche la frenata alla curva 12 è tosta: la velocità delle auto passa da 294 km/h a 123 km/h in soli 1,97 secondi e 102 metri. Notevole lo sforzo richiesto ai piloti: 4,5 g di decelerazione e 115 kg di carico sul pedale del freno. Alle curve 8, 9 e 11 invece il freno serve invece per perdere dai 40 km/h ai 45 km/h scalando una marcia: per ciascuna di queste frenate bastano dai 46 ai 55 metri e il carico sul pedale è insignificante, essendo compreso fra 15 kg e 20 kg.
Prestazioni Brembo
Le monoposto con freni Brembo hanno vinto 16 edizioni del GP d’Ungheria, incluse le due ricordate per le più grandi rimonte all’Hungaroring: nel 1989 Nigel Mansell trionfò con la Ferrari partendo dal 12° posto e nel 2006 Jenson Button si impose con la Honda pur scattando dalla 14° casella. Con i freni Brembo tutto è possibile, anche sul toboga dell’Hungaroring.
Redazione MotoriNoLimits
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