Da Gilles Villeneuve alle curve del circuito di Montreal, tutti i segreti del GP del Canada, settimo round del campionato di F1 2019 che si corre questo weekend. 1. Montréal, e il Canada, resistono. Il Nordamerica non si strugge di eccesso d’interesse per la Formula 1, ma la capitale del Québec si intestardisce a ospitare un Gran Premio che in Canada si corre continuativamente dal preistorico 1967, anno dal quale si contano tre sole mancanze dal calendario iridato. Anche un paio d’anni fa pareva che la gara dovesse uscire dal campionato: problemi economici, soprattutto. La volontà popolare ha convinto la politica locale a non fare passi indietro.
3. Circuito speciale, dicevamo. Almeno tre rettilinei velocissimi, da oltre 300 all’ora. A raccordarli, curve con non grande pregnanza automobilistica. Accelerazioni laterali, poco più di zero. E quindi: non grande maestria richiesta per mantenere quella linea sottile fra curva epica e uscita di pista. Un circuito stop-and-go, insomma: grandi carichi soprattutto in accelerazione e in frenata, queste sì al limite. Regno di motori, quindi. Ma non soltanto.
5. La Esse dopo il via dicevamo. Vi si entra in frenata secca: da quasi 300 a massimo 100 all’ora sulla sinistra; quindi una lunga destra a raggio medio in leggera salita. Un punto non facile, anche perché vi si inserisce la corsia di uscita dai box. Ma alla partenza, con 20 F1 scatenate a infilarsi tutte in una linea obbligata di due metri di larghezza, può accadere di tutto. E infatti spesso vi accade di tutto.
6. E poi i muretti. Muretti frequenti: parliamo di un circuito stradale, e anche piuttosto stretto. Un muretto è particolarmente telegenico: siamo a circa metà giro e la curva è una lunga sinistra dove si finisce facilmente per baciare la protezione esterna. A volte invece di baciare si finisce per sbattere proprio: la domenica, sulla superficie di quel muretto, di bianco resta abbastanza poco… ma il muretto per antonomasia è quello di fronte ai box. Anche quello si sfiora, e siamo all’uscita della chicane più importante. Esagerare non è difficile, e allora ci si rimette un mozzo, o una sospensione. Se va bene. Per questo viene definito Muretto dei Campioni.
8. In Canada debuttano spesso evoluzioni tecniche importanti. Di motore, soprattutto, e questo per le caratteristiche del circuito che abbiamo già commentato. Quest’anno a Montréal debutterà la prima evoluzione 2019 del motore Mercedes. Che -per inciso- ha conquistato cinque doppiette e una vittoria singola nelle prime sei gare di stagione. Ferraristi, un bel respiro.
9. Montréal e Gilles. Inutile perdersi in spiegazioni, perché in Canada Gilles ha fatto le seguenti cose:
• ci è nato, il 18 gennaio 1950;
• vi ha imparato che cos’è la velocità, anche trionfando su neve con le motoslitte;
• vi ha debuttato sulla Ferrari: Mosport, 9 ottobre 1977, gara trascurabile;
• vi ha centrato la prima delle sue sei vittorie in F1: Montréal, appunto, 8 ottobre 1978;
• vi ha lasciato, dopo la sua orribile morte in mondovisione nel 1982, un ricordo struggente, irripetibile, incancellabile. Un ricordo che nella Montréal dei giorni del GP si ritrova a ogni angolo, su ogni canale radio e TV, in ogni vetrina.
10. Il ricordo. Québec, terra di nostalgie. Di Gilles, senza dubbio. Ma anche di qualcos’altro, evidentemente. Almeno a giudicare dalle targhe delle auto, che da tempo immemorabile recitano: Québec, je me souviens. Mi ricordo. Ma mi ricordo di che? Boh: ce lo chiediamo ogni volta…