Ad agosto un save the date; i primi di settembre l’invito: 18 settembre, una data che si segna subito in agenda, perché quando l’ing. Giampaolo Dallara ti vuole a Varano de Melegari si molla qualunque cosa e si parte. Inaugurazione della Dallara Academy, la curiosità subito a mille. Che cosa si sarà inventato questa volta l’uomo che nel mondo è sinonimo di design, progettazione, vetture uniche e successi in tutte le categorie del motorsport?
La realtà ha superato anche la più fervida immaginazione, fin dall’arrivo. Perché a Varano ci siamo stati decine di volte ma… chi ha cambiato la strada? La nuova avventura inizia proprio dal territorio che è nel cuore dell’ingegnere fin dagli inizi. Nel suo CV, Ferrari, Maserati, Lamborghini e De Tomaso, prima di dar vita nel 1972 alla “Dallara automobili da competizione”, lì dove è nato e dove tuttora abita, nella stessa casa, proprio accanto all’azienda. E da Varano i successi in Formula 3, Formula 1, IndyCar, Indy Lights, Formula 2, GP3, Formula 3.5 V8, Super Formula e Renault Sport Trophy, Formulino, Formula E, WEC, ELMS e IMSA. Senza contare l’attività di engineering per le vetture stradali high performance, con consulenze per i più importanti brand automobilistici internazionali, tra cui Alfa Romeo, Audi, Bugatti, Ferrari, KTM, Lamborghini, Maserati, Porsche e tanti altri coperti dalla privacy.
Ma la Dallara Academy lascerà il segno almeno come questi quasi 60 anni di attività, perché concretizza il progetto e il sogno di Giampaolo Dallara: poter condividere e trasmettere alle nuove generazioni una storia e una vita sviluppate attorno alla passione per le auto da competizione. E, segno del destino, mentre ammiriamo estasiati l’edificio dall’esterno, la prima persona che ci viene incontro è proprio lui, a braccia aperte, come un amico che ti accoglie a casa: “Nelle mie intenzioni lo scopo di questa Academy è ringraziare, attraverso l’esposizione delle nostre vetture più significative, tutti i collaboratori che hanno contribuito alla reputazione e alla crescita dell’azienda. E poi c’è la volontà di collaborare con le Università del MUNER per la formazione degli ingegneri di domani ma, soprattutto, il desiderio di mettere a disposizione del territorio un luogo di ritrovo e di confronto, un centro di stimoli e di interessi vivo e aperto per la nostra vallata.”
A realizzare il progetto, l’architetto Alfonso Femia, cui è stato affidato l’incarico di progettare l’edificio dando forma e materia al pensiero dell’ing. Dallara, compito non facile ma che è pienamente riuscito: “Il complesso doveva porre attenzione alla topografia del luogo, al suo inserimento nel paesaggio, alla sua doppia percezione (dall’esterno e dall’interno), essere un luogo di ricerca, di progetto, di incontro, di eccellenza… un edificio veloce e lento, silenzioso e sonoro, tecnologico e poetico”.
Dovete vederlo, viverlo, respirarlo per capire come il sogno si sia trasformato in realtà. La Dallara Academy è un edificio che ospita in sé diverse anime, che prendono vita nelle diverse funzioni dell’edificio: il legame con il territorio circostante, l’importanza della formazione, la trasmissione della passione. Tanto per farvi un esempio, c’è uno splendido gelso sulla destra dell’edificio ed è rimasto lì, al suo posto, così come la struttura segue il pendio del terreno, nulla è stato modificato, ma la novità si è integrata nel paesaggio, diventando a sua volta paesaggio, come da volontà dell’ingegnere, con materiali che lo completano, a differenza di tante costruzioni moderne che snaturano l’ambiente.
La Dallara Academy si sviluppa su due piani collegati da un’ampia rampa curva vetrata percorribile a piedi. Al piano terra gli spazi dedicati all’accoglienza del pubblico e ai laboratori per le scuole, il primo piano ospita l’area dedicata alla formazione universitaria e l’auditorium. Sono proprio i giovani al centro della Dallara Academy: un’intera area è dedicata a Laboratori Didattici pensati e progettati per gli studenti delle scuole medie inferiori e superiori, dove i ragazzi possono sperimentare le leggi della fisica applicate alla progettazione e allo sviluppo delle auto. I Laboratori Didattici si basano sulla filosofia dell’”edutainment”, ossia dell’imparare divertendosi, portando i ragazzi oltre lo studio della fisica legata alla sola esperienza scolastica, coinvolgendoli direttamente in attività ispirate alle tre competenze principali dell’azienda: la progettazione e la produzione, l’aerodinamica e la dinamica del veicolo.
La rampa espositiva è l’area di collegamento tra i due piani della Dallara Academy, sempre aperta ai visitatori, singoli o a gruppi, con possibilità di essere accompagnati da una guida. E la rampa ti toglie il fiato, perché ospita le auto che hanno segnato la storia dell’ing. Dallara prima, e della Dallara poi: dalla Miura all’X19, dalle vetture Sport nate in collaborazione con la Lancia alle Indycar che corrono negli Stati Uniti, dai prototipi di Le Mans fino alle serie come Formula 3 e Formula E, per arrivare all’ultima nata “Dallara Stradale”, che fa bella mostra di sé anche davanti all’ingresso. Il visitatore si immerge in una passeggiata nella storia delle auto, da corsa e da strada ad alte prestazioni, senza mai perdere il contatto con l’ambiente circostante, grazie all’ampia vetrata che segue l’intera traiettoria della rampa. Vi possiamo assicurare una cosa: di musei ne abbiamo visti tanti ma, sarà perché accanto a noi c’era l’ingegnere, qui passi tra le macchine, le osservi, arrivi alla fine, ti volti sei sommerso dall’emozione. Avete presente la sindrome di Stendhal? Ecco, qui preparatevi a esserne vittime… Quelle auto sono la storia e sono nate tutte qui, a Varano, dalla sua mente, dalle sue mani, dal suo tecnigrafo, che è esposto al piano terra. È un museo, certo, ma è vivo: sui video in alto scorrono le immagini delle vetture, di piloti e uomini del mondo delle corse, le parole di Dallara e dell’ing. Andrea Pontremoli che, dopo aver lasciato l’incarico di presidente e AD di IBM Italia, dal 2007 è diventato AD dell’azienda. Un percorso che acuisce i sensi, guardi, leggi le descrizioni e ascolti allo stesso tempo le parole di chi la Dallara l’ha vissuta e la vive.
E poi si arriva all’area universitaria, al MUNER. L’impegno dell’azienda nella formazione prosegue con un’area dedicata agli studi di livello universitario. Il primo piano, infatti, sarà la sede del secondo anno del corso di laurea magistrale in “Racing Car Design” del MUNER, un sodalizio fortemente voluto dalla Regione Emilia-Romagna tra gli atenei regionali e le storiche Case motoristiche della Motor Valley che rappresentano l’eccellenza italiana nel mondo del motorsport. 150 i posti disponibili per ogni anno accademico (il primo partito il 24 settembre), 30 dei quali riservati a studenti da Paesi extra UE. E lo scopo di Dallara è chiaro: creare gli ingegneri del futuro, in un mondo che cambia ed è totalmente diverso rispetto a solo 10 anni fa. Ma al cuore di tutto per lui c’è sempre l’importanza del dubbio e della responsabilità di quello che si trasmette e che si lascia. Da qui l’idea di questa piazza integrata nel suo territorio, all’interno della quale c’è anche un auditorium per poter ospitare conferenze, meeting, presentazioni e attività di team building: uno spazio modulabile con una capienza fino a 350 persone, caratterizzato dalla presenza di elementi tecnologici ed allestito con un videowall di 7×2 metri.
Ma l’evento del 18 settembre ha avuto un altro protagonista, oltre all’ingegner Dallara, il grande e unico Alessandro Zanardi, che proprio all’amico Giampaolo deve la sua seconda vita. Fu proprio lui, infatti, dopo il terribile incidente del 2001 e la lenta e difficile ripresa, a realizzare il sogno di una handbike unica, la Z-bike, nata passo dopo passo, dallo sviluppo, alla progettazione, al lavoro in galleria del vento fino alla realizzazione finale proprio qui a Varano, con un processo che ha ricalcato esattamente quello della progettazione di una macchina da corsa, nella ricerca della migliore forma aerodinamica, nelle analisi strutturali e nel processo di produzione.
E non c’è bisogno di dire cosa abbia significato per Alex e per tutti noi italiani, specie per chi lo seguiva prima in Formula 1 e nella Indy, la Z-bike: i Giochi Paralimpici e le medaglie di Londra 2012 e Rio de Janeiro 2016. Un’opera di alta ingegneria che riassume in sé tutta la storia e l’esperienza Dallara che, unita alla forza di un uomo unico, ha portato alla conquista di medaglie e ori olimpici, fino all’ultimo grande successo, arrivato proprio qualche giorno dopo l’inagurazione: a Cervia Zanardi ha corso il suo quinto IRONMAN e, come ha detto lui stesso, neppure nei suoi sogni migliori avrebbe potuto arrivare a sognare tanto: 08h26’06”, nuovo record mondiale per la categoria disabili e 5° assoluto su quasi 3.000 atleti in gara.
Ebbene il nuovo Zanardi, lo dobbiamo anche a questa che non è semplicemente un’azienda ma una famiglia, dove le idee e i successi nascono dal confronto quotidiano. E Zanardi occupa un posto speciale nel cuore dell’ingegner Dallara, che infatti ha voluto la handbike di Alessandro proprio all’inizio della rampa, accanto alla Miura del 1963, le prime meraviglie che si vedono arrivando. Ma in una giornata intrisa di emozioni, quella che ha “steso” tutti è stata la sorpresa che proprio Zanardi ha voluto fare al suo amico ingegnere e, indirettamente, a noi presenti, quando gli ha regalato la medaglia d’oro vinta a Rio: “Sono un uomo fortunato che ha sempre amato giocare con le auto e oggi è tempo di restituire qualcosa a chi mi ha dato tanto”. Possiamo assicurarvi che è stato un momento che nessuno dei presenti dimenticherà mai. E che vedere da vicino, sfiorare con rispetto quella medaglia d’oro è un’emozione indescrivibile.
Una giornata che lascerà il segno, perché è un nuovo inizio e un esempio, e ci teniamo a sottolineare nuovamente un punto: la Dallara Academy è un lascito che l’ingegnere ha voluto fare per la sua terra, per Varano, per i giovani. Radici forti, che non si sono lasciate trasportare dai successi mondiali, che sono rimaste lì dove sono nate e che lì resteranno, come da volontà di Dallara e della sua splendida famiglia. Riassunte in una frase che ci rimbomba ancora in testa: “È tempo di restituire qualcosa”. Non c’è modo migliore che essere circondati dai giovani per essere incentivati a crescere e a cercare di capire come sarà il futuro. Un bell’esempio anche per l’Italia, perché se sapremo applicare questi principi al Paese non potrà davvero fermarci nessuno. Grazie per questa lezione di vita, ingegner Dallara.