Lo scorso settembre, la Fiat 500 L ha compiuto cinquant’anni. Sembra ieri, e la caduta nel luogo comune pare quasi ovvia, scontata. In realtà, non sembra ieri da quando la 500 L è nata, sembra invece ieri da quando questa macchinetta ha iniziato a rappresentare l’indipendenza, il riscatto di una generazione, la speranza concreta di un futuro migliore. In questa occasione il Fiat 500 Club Italia, con i suoi 21.000 soci il più grande sodalizio al mondo dedicato a questa incredibile vettura, ha deciso di dedicare lo stand ad Auto Moto d’Epoca a questo importante mezzo storico.
La 500 L è stata molto di più dell’evoluzione in chiave più rifinita e confortevole di una utilitaria di grande successo. È stata la sublimazione di un progetto, il momento più alto della sua evoluzione. La Lusso ha realizzato un sogno fino ad allora proibito per gli italiani: il miraggio della seconda macchina di famiglia. In fondo la vocazione della Nuova 500 voleva essere quella: un mezzo minimo da abbinare alla macchina più grande il cui uso si sarebbe così limitato con misurata parsimonia ai fine settimana. A questo avevano pensato i progettisti: la nuova arrivata avrebbe dovuto aprire una nuova era di benessere, convincere un’Italia ancora titubante che la guerra era davvero finita, che non solo le miserie e gli stenti del periodo bellico facevano parte di un passato ormai gettato alle spalle, ma che quel benessere di vita tanto agognato era ormai una condizione alla concreta portata di tutti. In realtà, per l’Italia del 1957 questo era un passo azzardato: i tempi non erano in realtà ancora maturi per concedersi certi lussi.
Ecco, Lusso. Una dicitura che, se fosse stata proposta anche solo qualche anno prima, avrebbe trasmesso ai potenziali acquirenti un senso pudico di evitabile spreco. Non nel 1968, quando invece l’imperante ottimismo lasciava spazio a piccoli voli pindarici verso un benessere più consolidato e ostentabile. La L trovò sotto di sé il giusto humus, quello che fino ad allora era necessariamente mancato. Finalmente potevano esserci le condizioni per dare alla geniale utilitaria anche la connotazione di seconda macchina.
Ma la L fu soprattutto un traguardo, il primo lasciapassare per l’indipendenza, la quinta ideale di storie di vita e di gioventù. La reale vocazione della 500, ciò che ha consacrato il suo successo e l’enorme amore che tuttora le viene tributato, è in realtà quel suo essere poliedricamente adatta per qualsiasi contesto, dalla famiglia che la stipa di bagagli per le ferie al ragazzo che la compra usata con i risparmi messi da parte; dall’universitaria di alto ceto che la utilizza per andare a lezione o per fare shopping a chi la acquista per elaborarla e magari gareggiare alla domenica. Ora il tempo ha delicatamente traghettato questa piccola vettura in una dimensione del tutto diversa.
La 500 L è ormai un pezzo di storia, un oggetto da conservare con cura lucidato a specchio ed in garage, magari con un telo che la preservi dalle ingiurie della polvere. Sono ormai passati i tempi in cui interi plotoni di 500 stanche e rugginose popolavano i posteggi dei vialoni delle grandi città o le piazze dei paesi di provincia, confuse in un contesto urbano del quale diventavano loro malgrado attrici. Eppure ancora oggi veder passare una L riporta come in un lampo al mente sapori, sentimenti e sensazioni di un’epoca. Un tempo lontano, ma ancora vivo e vibrante nelle forme di un’auto che non è un semplice prodotto industriale, ma l’essenza profonda di un mondo forse non del tutto perduto.
Redazione MotoriNoLimits