Parlando del modellino del casco di Max Verstappen in edicola in questi giorni è impossibile non parlare di quello di suo padre Jos, che è stato sempre tra i più riconoscibili del grande Circus.
La storia del design del suo casco è simile a quella di tanti altri piloti che cominciarono a correre negli anni 70/80 quando non c’era ancora la possibilità di avere caschi scintillanti e decoratissimi fin da ragazzini. Jos passò un pomeriggio con un amico, un casco bianco, del nastro adesivo rosso, del nastro adesivo blu e delle forbici. Crearono forme geometriche e linee rette semplici. Da allora il layout rimase uguale, inalterato negli anni anche nei colori.
Max ha preso spunto dal padre per il suo casco, che nei primi anni di carriera era molto più simile a quello di Jos. Una volta arrivato nel team principale Red Bull, con l’aumentare di grandezza del logo taurino, del layout che richiamava quelle del padre è rimasta solo la parte frontale. Sarebbe curioso vedere come potrebbe essere il casco il giorno in cui Max guidasse per un team diverso. Abbiamo già visto con Vettel il totale cambiamento una volta staccatosi dal team austriaco. Altra curiosità, come si evince dal modello Spark 1:5 in edicola in questi giorni nell’ottava uscita della collezione “I caschi dei più grandi piloti di sempre” edita da Centauria, è la marca Arai: il fornitore giapponese è imposto ai piloti da Adrian Newey che reputa le forme del casco che viene dal Sol Levante le migliori a livello aerodinamico per far scorrere i flussi attorno alla testa del pilota, verso l’ala posteriore e l’airscoop.
Riccardo Turcato