Qualcuno penserà: “Ma è impazzita? E’ finito una settimana fa!”. Ma ci sono cose che vanno oltre la gara e questa edizione del GP d’Italia è stata particolarmente forte dal punto di vista umano. Si lavora e tanto durante il weekend a Monza, a partire dalla conferenza del martedì, e poi da giovedì è fuoco e fiamme, così scopri, da app di un collega, che abbiamo fatto una media di 11,5 km al giorno, nel paddock! Tante persone, parole, racconti, abbracci che una settimana dopo sono ancora vivissimi. Dallo scambio di battute con Kimi Raikkonen nella conferenza stampa FIA del giovedì, agli incontri con Jackie Stewart, Marco Tronchetti Provera, Louis Camilleri, Nico Rosberg e con tanti piloti. Rivedere, gli ex, oggi tutti impegnati con un microfono in mano e pensare a quanto sono cambiati in poco tempo. Guardare i bambini, affascinati a osservare quel mondo come Alice nel Paese delle Meraviglie… E poi lo scontro con la realtà: vedere Mick Schumacher e i figli di Alesi e Piquet e renderti conto di quanto passa il tempo e dire a Jean: “Ma come è possibile che ci sentiamo ancora ragazzini noi?“.
E il momento in cui entri nella macchina del tempo e, dopo 19 anni, prendi il coraggio a 8 mani e vai a cercare quello che da ragazzina, assieme a James Hunt, è sempre stato il tuo idolo, l’avresti potuto incontrare e intervistare cento volte, ma sei sempre scappata: Nelson Piquet. Ecco, mancava poco che dovessero chiamare il dott. Riccardo Ceccarelli, perché pulsazioni a mille e, confesso: da quell’abbraccio non sarei uscita più! E poi la scoperta della Porsche Mobil 1 Supercup, l’incontro con Mattia Drudi, Gianmarco Quaresmini, Alberto Cerqui, giovani ma determinati e concreti, concentrati su quello che fanno, con in testa sogni ma non impossibili e impegnati, quando non sono in pista o ad allenarsi, nel lavoro.
E poi finalmente verso sera, il sabato, un po’ di tempo con Fernando Alonso, con lui che ha riassunto alla sua ragazza (splendida e non solo a livello estetico) i nostri 17 anni di amicizia. Restano il viso tirato di Sebastian Vettel e gli occhi di Lewis Hamilton quando a fine conferenza stampa dopo-gara mi ha stretto la mano (mi ha rotto un capillare sull’anulare, ma mica tutti possono dire che un quattro volte Campione ti ha rotto un capillare o che, troppi anni fa, Michael Schumacher ti ha investito col monopattino facendoti volare dall’altra parte del paddock!). Restano le sue parole, soprattutto, quelle sul riuscire a trasformare quelle che ha definito “negative vibes” in energia positiva, una lezione che dovremmo mettere in pratica tutti nel nostro quotidiano. Restano i rapporti con colleghi frequentati da anni ma con cui ci siamo riscoperti, al punto di dirsi all’uscita domenica sera “E domani come facciamo a bere la birretta analcolica insieme alla Heineken?“.
Poi Michele, uno dei driver della navetta che ogni giorno ci accompagnavano in circuito e la sera ci riportavano al centro accrediti (servizio perfetto e comodissimo): dal venerdì mattina alla domenica sera abbiamo sempre trovato lui, abbiamo parlato durante i trasferimenti, come è andata la giornata, quanti viaggi hai fatto, e alla fine vuoi non fare una foto? E grazie a tutti i ragazzi dello staff dell’ufficio stampa e agli addetti al bar, che ci hanno rifocillati sempre con un sorriso, nonostante la stanchezza. Ci è mancato fortissimo Niki Lauda, niente battute con Merzario quest’anno, ma ci rifaremo. E ci è mancato Sergio Marchionne: speravamo di vederlo arrivare con la sua scorta che l’anno scorso ci era passata sopra e lui si era incavolato nero, scusandosi. Ci saremmo fatti investire e strattonare volentieri pur di vederlo…
Tutte cose positive che fanno passare in secondo piano gli imbecilli pagati per fischiare e fare boooo sotto il podio – chissà perché siamo sempre in Italia, ma se succede in uno stadio durante una partita di calcio la società viene multata e la partita successiva la curva resta chiusa. Perché non fare il Daspo anche in F1 e in MotoGP quando si svolgono sul nostro territorio? E poi le multe versate in beneficenza… siamo certi che al GP successivo, dopo magari 100mila euro di multa, sentiremmo solo gli applausi dovuti a chi corre e rischia la vita e regala spettacolo. Perché il tifo organizzato è una pessima cosa e gli appassionati veri sono quelli che a fine gara hanno festeggiato Hamilton, su cui lui si lanciato, facendosi sommergere.
Da questo GP, dalla nostra Monza, abbiamo portato a casa tutta l’energia che nessun altro gran premio al mondo ti dà. Leggete queste parole e capirete perché io e l’amico Paolo Redaelli, il Responsabile Comunicazione e Commissione Mobilità ACI Milano, quando le abbiamo lette ci sono venuti i lucciconi. Non mi piace chiedere, ma in questo caso l’ho fatto e Paolo in 5 minuti ha realizzato un sogno, di cui gli sarò sempre grata.
“Loro corrono e non sanno, sfrecciano davanti a tifosi emozionati… Ma si rendono davvero conto di cosa fanno? Il loro lavoro certo ma dietro c’è tanto di più. E io lo vedo in lui a cui corrisponde un numero, una dicitura per dire che è diverso… O meglio speciale! Lui che li riconosce tutti quando passano, che cambia cappellino se passa Seb o Kimi, che si esalta e li incita come se loro potessero sentirlo e vederlo. Loro non sanno forse che rompono i muri, non del suono, ma del blu di una stanza che si chiama autismo che tanto o poco incide sull’essere di chi ce l’ha e di chi ci convive. Loro non sanno ma vorrei che sapessero quanto fanno perché al di qua della rete arriva qualcosa che nessun premio può eguagliare. Grazie a te e a chi ci ha concesso anche questa emozione. Grazie Barbara e ringrazia chi di dovere per noi”.
Adesso capite perché Monza è speciale e magica? Perché tira fuori il meglio di noi, ci stupisce ogni volta e ci regala emozioni che vanno oltre il tempo. E così una gara non la ricordi tanto per il risultato, ma per gli sguardi delle persone che hai incontrato, al tavolo della conferenza FIA, nel paddock, in sala stampa, nei viali prima di passare i tornelli, per chi ti ha strappato un sorriso, ti ha insegnato cose nuove o ti ha fatto riflettere, non necessariamente solo sulla F1. Le strutture saranno vecchiotte, ci saranno anche problemi di budget, ma Monza è energia, che spazza via tutte le “negative vibes“. Sarà un caso, ma a giugno ACI Milano mi ha chiesto di fare un pezzo per il numero di Via! che sarebbe uscito per il GP. Passati il panico e la sorpresa (grazie ancora per questa opportunità!) e non potendo fare un pezzo sul mercato piloti perché me la sentivo che Ricciardo ci avrebbe fregati, ho puntato sugli uomini, sulle emozioni che in questo campionato abbiamo finalmente ritrovato, in pista e fuori. Vent’anni fa come oggi se ne andava Lucio Battisti, che è sempre nelle nostre vite con le sue canzoni. E così parli di Monza e ti ritrovi a pensare a quanto ci sia sempre una strofa che si addice al momento che viviamo… Mi ritorni in mente… Tu chiamale se vuoi emozioni…
Barbara Premoli