Imola. Historic Minardi Day. Da tre anni ormai Gian Carlo Minardi ha deciso di regalare a tutti noi appassionati di motorsport un fine settimana a bordo di una De Lorean per vivere un ritorno al futuro storico, non fantascientifico da film, ma reale. Auto, piloti, colori, odori e suoni di un motorsport passato ma ancora vivo. Mentre mi aggiravo tra le auto e i piloti mi è capitato di scattare due foto che mi hanno travolto di ricordi e che mi hanno fatto sobbalzare il cuore. I protagonisti delle due foto sono Pierluigi Martini e un casco giallo e blu su di una monoposto rossa. I cassetti della memoria si sono improvvisamente e piacevolmente aperti .
Ero vicino a Pierluigi Martini mentre si calava nell’abitacolo della sua Minardi. Due, tre movimenti per adagiarsi nel sedile. Il meccanico che gli fissava le cinture. I guanti indossati. E poi lo sguardo che scrutava oltre l’abitacolo, dal casco con la grafica sempre uguale e riconoscibile. E quegli occhi azzurri. Ero li, ma mi sembrava di essere a casa mentre leggevo un Autosprint o guardavo i GP in TV sulla Rai con Poltronieri che mi accompagnava mentre i miei eroi sfidavano la velocità. Pierluigi fa segno ai meccanici di accendere la vettura. E’ ora di uscire.
Mi sposto. Mi giro e nella pitlane c’è lei, una Ferrari rosso splendente da cui spunta un casco giallo con due strisce blu. Sì, lo so. Dentro l’abitacolo non c’è Michele Alboreto, ma il colpo d’occhio è fantastico. Fantastico ma allo stesso tempo fa male pensando che Michele non è piu con noi. Il sussulto avuto dimostra che Michele è comunque vivo sempre nei nostri pensieri, e sono sicuro che in molti abbiano pensato la stessa cosa.
Sono state veramente due sensazioni incredibili quelle provate. Ed è bastato poco. Due caschi, i medesimi colori di sempre. L’anima di un pilota che spunta dall’abitacolo, sempre uguale nella vittoria e nella sconfitta. Sarà cosi anche tra 30 anni con i piloti ormai nascosti dietro ad Halo e livree impalpabili prive di un’anima? Io spero di sì. Ma se mi fermo un attimo penso che abbiamo un maledetto bisogno di uomini e vetture che ci facciano ancora sospirare e riempire i cassetti della memoria riaperti grazie a Gian Carlo Minardi. A lui sarò sempre grato per la sua fantastica storia in Formula 1 e per la passione messa in questi anni per creare un evento che in Italia non si era mai visto prima. Ci sono cose che vale la pena aver vissuto e che vale la pena rivivere.
Riccardo Turcato