1. L’Hypersoft è hyper
Il miglior tempo di Sebastian Vettel di 1m17.182s durante la seconda settimana non ha solo battuto il precedente record sul giro: l’ha disintegrato. E nel giorno in cui ha fatto quell tempo, usando ovviamente la Pink hypersoft, nessun altro è riuscito ad arrivare a un secondo da lui. Naturalmente, nei test si applicano come sempre tutte le possibili incognite: era quasi di sicuro con meno carburante a bordo rispetto ai rivali, e non si conoscono ma i diversi programmi e le specifiche che ciascuno team sta utilizzando. Ma i numeri non si discutono e Vettel ha messo l’asticella molto in alto. Dopo la pioggia e il freddo della settimana rpecedente a Barcellona, avevamo detto che le hypersoft avevano ancora molto da dire – e l’hanno dimostrato.
Non c’è ovviamente miglior definizione di ‘taglia unica’ quando si tratta di gap di prestazioni tra le mescole: dipende sempre dal circuito e dalla circostanze. Ma adesso abbiamo un’idea delle differenze a Barcellona tra le mescole 2018. La Pink hypersoft è più veloce di circa 0,7-0,8 secondi al giro rispetto alla ultrasoft, che a sua volta è di circa 0,6 secondi più veloce della supersoft. C’è una differenza nell’ordine di 0,4 secondi tra supersoft e soft, mentre 0,8 secondi dividono soft da medium. La medium in effetti è l’unico pneumatico che è rimasto invariato rispetto allo scorso anno, dato che essenzialmente si tratta della soft 2017. Il gap rispetto alla hard è più difficile da stabilire, dato che non ha girato molto a Barcellona.
La riasfaltatura della pista, che l’ha resa molto più liscia, ha cambiato il carattere del circuito – e non necessaramente in meglio second alcuni piloti, cui piacevano le sfide delle irregolarità. E con le nuove monoposto rispetto allo scorso anno, è difficile fare dei confronti diretti, ma il pilota della Mercedes Lewis Hamilton ha riassunto bene la situazione: “Sia la macchina sia la pista sono molto più veloci rispetto allo scorso anno. Nel mio ultimo run durante la simulazione di gara nei test facevo tempi sul giro sull’1m19s: il mio tempo di qualifica in ogni giro del 2017”.
Dopo le condizioni apocalittiche e fredde della prima settimana a Barcellona, quando l’eroe è stato Karl the Snowman (costruito dalla Mercedes), molti hanno detto che i test europei in inverno sono fondamentalmente incompatibili con la Formula 1 – e che dovremmo andare in Medio Oriente per avere un meteo migliore. Ma, durante la seconda settimana, in alcune occasioni ha fatto persino caldo e nel paddock si sono visti gli occhiali da sole (e non solo su quelli che li indossano tutto l’anno). Con la maggior parte dei team che ha regolarmente fatto più di 100 giri a testa ogni giorno, la conclusione generale è stata che il maltempo non ha davvero influenzato la preparazione per la stagione: in effetti, quasi tutti sono in forma decisamente migliore rispetto al periodo corrispondente dello scorso anno. Quindi forse i test invernali in Europa non sono ancora morti.
Il vero ordine in termini di competitivià, specie a metà gruppo, deve ancora emergere. Il secondo tempo di Fernando Alonso con la McLaren nell’ultimo giorno del test (di nuovo sulle hypersoft) ne è la prova: specie considerando che la McLaren ha portato molto probabilmente una macchina in ‘specifica presentazione’ a Barcellona, che sarà molto diversa in Australia. Lo stesso vale anche per la Force India – e chissà quali altri aggiornamenti arriveranno al Gran Premio d’Australia per altri team, per sconvolgere un po’ le cose? Ci saranno sicuramente novità in Williams – che ha avuto un avvio molto sottotono – mentre il potenziale mostrato dal pacchetto Toro Rosso-Honda durante la prima settimana è stato confermato anche nella seconda sessione a Barcellona.