Abu Dhabi, ultimo round del Mondiale più lungo nella storia della F1: primo alla bandiera a scacchi, Lewis Hamilton, con Nico Rosberg Campione 2016, grazie al secondo posto al termine di un duello nel deserto da tachicardia, 55 giri in cui poteva succedere di tutto. 12 i punti che dividevano i due contendenti prima del via, 5 alla bandiera a scacchi. E così Nico Rosberg diventa il 33° Campione nella storia della F1, il primo tedesco su una macchina tedesca, e il secondo figlio d’arte iridato, dopo Graham e Damon Hill. Papà Keke non era in pista oggi, è arrivato dopo… scaramanzia o solo desiderio di non togliere visibilità al figlio o evitare le solite domande scontate da parte dei media.
Soddisfazione finale anche per la Ferrari, tornata sul podio da cui mancava da Monza con Sebastian Vettel che ha guadagnato terreno grazie a una strategia su due soste alternativa rispetto agli altri, ultrasoft, poi soft e stint finale sulle più veloci supersoft (contro le gialle dei due Mercedes).
Ma, come prevedibile, non è stata una passeggiata di salute in casa Mercedes. Preso il comando dalla pole seguito da Rosberg, Hamilton è sempre rimasto in testa e ha costruito un bel vantaggio, ma verso la fine da fatto quello che chiunque (non ipocrita) avrebbe fatto, ovvero ha sollevato il piede: l’unica speranza per confermarsi campione era che Nico arrivasse quarto, ovvero che Vettel e Verstappen lo raggiungessero e lo passassero. Ha quindi rallentato, pur rischiando di essere passato dal compagno di squadra e l’ha pure detto via radio a Paddy Lowe: “Ho perso il Mondiale, posso anche perdere la gara“. Tutto questo dopo un altro scambio di frasi infuocate, con il tecnico: “Lewis, sono Paddy. Devi aumentare il passo per vincere questa gara“. E lui: “Sono al comando adesso, sto bene dove sono… Suggerisco a voi ragazzi di farci fare la nostra gara“. Punto. Normale che a fine gara Lowe abbia detto: “E’ stato snervante sul muretto. Quegli ultimi giri con tutti e quattro insieme sono sembrati eterni“.
Normale che Hamilton tentasse questa ultima carta ma, anche rallentando, Ferrari e Red Bull non sono riuscite a raggiungere le Mercedes. E anche se Vettel avesse passato Rosberg, non ci sarebbe riuscito Verstappen, quindi il tedesco sarebbe comunque diventato Campione (perché vincessse Hamilton, sarebbe dovuto arrivare 4°).
Per la Mercedes è arrivata quindi l’ennesima doppietta in una stagione stratosferica, per Hamilton la quarta vittoria consecutiva in un weekend in cui ha dominato ogni sessione, dalle FP1 alla gara, per Rosberg il Titolo che finalmente lo fa sentire “molto orgoglioso di aver fatto la stessa cosa di papà [Campione 1982, ndr]”.
Per il resto, una gara tranquilla, con l’unico briviso al via, quando Max Verstappen ha toccato la Force India di Nico Hulkenberg finendo in testacoda e finendo in fondo al gruppo. Ma l’olandese non si è perso d’animo e ha messo in atto una rimonta fino al quarto posto, rischiando di compromettere proprio la gara di Rosberg. Quando la Red Bull (partita sulle supersoft) è passata a una strategia di una sola sosta, Rosberg si è ritrovato dietro a Max dopo la prima serie di pit-stop e ci sono voluti una dozzina di giri prima che Nico riuscisse a passarlo.
Gli ultimi 10 giri sono stati da fiato sospeso, anche perché via radio il team ha avvisato Rosberg che Vettel, dopo l’ultima sosta per montare le supersoft, si stava avvicinando e davanti aveva Hamilton in modalità “gita domenicale con la famiglia”. Poi, come visto, nessun problema. Quinto Daniel Ricciardo seguito dalla Ferrari di Kimi Raikkonen (oggi incolore…) e dalle Force India di Nico Hulkenberg e Sergio Perez 7° e 8°. A chiudere la zona punti, la Williams di Felipe Massa (una soddisfazione nella sua ultima gara in F1) e la McLaren di Fernando Alonso. Delusione invece per l’altro pilota in partenza, Jenson Button, costretto al ritiro dopo aver rotto la sospensione anteriore passando sui cordoli.
Ritiro anche per le Toro Rosso di Daniil Kvyat (tornato ai box in bicicletta – finale tragico per chi ha iniziato la stagione in Red Bull, dopo la Cina è stato retrocesso in Toro Rosso per far posto a Max Verstappen e oggi addirituura ha dovuto pedalare, per lui manco uno scooter!) e Carlos Sainz, la Williams di Valtteri Bottas e la Renault di Kevin Magnussen.
Classificati i piloti Haas Romain Grosjean ed Esteban Gutierrez, 11° e 12°, le due Manor di Esteban Ocon e Pascal Wehrlein 13° e 14° (che hanno lottato tra loro entrando anche in collisione), le Sauber di Marcus Ericsson e Felipe Nasr 15° e 16°, con Jolyon Palmer ultimo, penalizzato di 5sec per la collisione con Sainz.
E così, complimenti Nico, ce l’ha fatta, dopo tanto lottare contro un compagno di squadra unico. Finalmente può festeggiare e finalmente la Mercedes – Toto Wolff e Niki Lauda su tutti – può tirare il fiato. Ma di questo parleremo a parte. Comprensibile la gioia del neo-Campione, nessuno di noi può neppure lontanamente immaginarla, specie con un Titolo che arriva dopo una lotta portata avanti per 21 gran premi, senza contare i bocconi amari che ha dovuto ingoiare in passato. Una gioia che l’ha portato a lanciare in aria Bernie Ecclestone, che ha fatto buon viso a cattivo gioco, visto che lui è sempre stato tra i sostenitori di Lewis Hamilton e non l’ha mai nascosto…
Barbara Premoli