Spenti i motori, i riflettori si sono indirizzati sulle decisioni dello Strategy Group: all’ordine del giorno c’era la deroga per far correre la Marussia (o Manor F1 Team) con la vettura 2014. Al momento però l’unanimità non si è raggiunta. Alcune squadre, Force India su tutte, si sarebbero opposte al suo ritorno.
Per il rilancio del team, l’amministrazione controllata punta molto sui proventi derivanti dai diritti commerciali, ma i tempi ormai stringono. Pur non avendo preso parte agli ultimi tre Gran Premi 2014, il team di Banbury ha chiuso la stagione al 9° posto, davanti a Caterham e Sauber, grazie ai 2 punti conquistati da Jules Bianchi durante il GP di Monaco. Proprio i team più in difficoltà, Force India e Sauber, opponendosi a un suo rientro puntano alla divisione dei proventi.
“Un comportamento assurdo e antisportivo”, commenta Gian Carlo Minardi al sito www.minardi.it “Opponendosi, i piccoli team sperano di spartirsi la quota spettante alla Marussia, ma forse non hanno contato fino a dieci. Far sparire le due Cenerentole, Marussia e Caterham, vuol dire accorciare la griglia. Di conseguenza le ultime file verrebbero occupate da team con budget e ambizioni ben maggiori, vedi la stessa Force India, Sauber o Lotus, con ripercussioni in termini di immagine e conseguenze commerciali tutte da verificare. Questa situazione mi riporta alle stagioni ’96-’97 quando difendevo fortissimamente l’importanza dei piccoli team. Sostenevo che senza i team che partecipano con grande passione, ma mezzi limitati –sperando, chissà, di trovare i giusti finanziamenti per il futuro -, in ultima fila ci sarebbero finite inevitabilmente le grandi Case costruttrici. Situazione che si è puntualmente verificata negli anni 2000.
Le Case costruttrici non aspettano anni per crescere e raggiungere risultati positivi, hanno obiettivi commerciali e d’immagine a breve e la conseguenza tangibile delle scelte di allora fu che anno dopo anno le abbiamo perse praticamente tutte. Mi auguro che non sia la decisioni definitiva e che ci sia spazio per ragionare; oggi come allora, questo sport ha bisogno anche di chi faticosamente partecipa e spera di trovare i mezzi per un futuro sportivo più glorioso”.