Dopo la squalifica di Daniel Ricciardo a GP concluso, la RBR ha annunciato che avrebbe fatto ricorso, in quanto non d’accordo con quanto deliberato dei commissari presenti a Melbourne. Ma siamo proprio sicuri che il team di Milton Keynes abbia il coltello dalla parte del manico per andare avanti con la sua azione? Come sappiano i Campioni del Mondo in carica sono stati squalificati in quanto la vettura #3 dell’australiano ha infranto l’Art. 5.1.4 del Regolamento Tecnico e l’Art. 3.2 del Regolamento Sportivo.
Fin da subito, Horner ha messo in dubbio l’affidabilità del flussometro FIA, il sistema di rilevazione progettato dalla Gill Sensors per il controllo del limite di 100 Kkg/h di consumo istantaneo di carburante una volta superati i 10.500 giri/min, ammesso appunto dall’Art. 5.1.4, sostenendo che fornirebbe dati discordanti al variare di una serie di parametri – densità del carburante, temperature – non garantendo quindi il margine di errore dichiarato. Nella giornata di giovedì Charlie Whiting aveva spezzato una lancia in favore del sistema dichiarando: “Abbiamo fiducia nell’accuratezza del misuratore del flusso di carburante. Sarà sempre correlato con i dati che abbiamo dagli iniettori per assicurarci che non ci sia divergenza”. Confermando tolleranza zero per chi non si fosse attenuto ai dati del flussometro imposto dalla FIA.
Come indicato in questi giorni, i Commissari avevano avvisato più volte gli uomini RBR di rientrare nei parametri imposti dal Regolamento, cosi come con il muretto Ferrari e Mercedes. Diversamente da Maranello e Brackley, la compagine di Horner ha però proseguito la gara ignorando le indicazioni. È qui che entra in gioco l’Art 3.2 del Regolamento Sportivo che cita testualmente: “I concorrenti dovranno assicurarsi che le loro vetture siano conformi alle condizioni di idoneità e di sicurezza per TUTTA la durata delle prove e della gara”.
Indipendentemente da quanto afferma la RBR, il team ha ignorato un ordine preciso di carattere sportivo proveniente dalla FIA. Di conseguenza la vettura, in quegli istanti, non rispettava le condizioni di “idoneità e di sicurezza per tutta la durata delle prove e della gara” necessarie per correre un GP di Formula 1.
Evidentemente anche i responsabili del team ci hanno pensato un po’ su, ma giovedì i documenti sono stati consegnati, come confermato anche da sito ufficiale della F1 e da un portavoce della squadra. Ma per il verdetto finale bisognerà attendere fino al 14 aprile, il lunedì precedente il GP della Cina, quando a Parigi si riunirà l’International Cour of Appeal.