di Hans Ruesh, Fucina Editore. Formato cm 14,6 x 21, pagg. 142, più 40 tavole b/n fuori testo. Prezzo al pubblico: euro 16,00, IVA inclusa. Sconto del 20% sul prezzo di copertina, più contributo forfettario di 5 euro per spese di spedizione. Per l’acquisto, inviare una e-mail di richiesta a fucina@fucinaeditore.it, specificando di avere letto questa informazione su www.motorinolimits.com
Negli anni 30 si correva con vetture a ruote scoperte di grande diametro, con i cofani motore lunghi e arrotondati. Si andava in pista, ma c’erano anche le grandi maratone su strada. I piloti erano animati dal sacro fuoco per la velocità, che faceva dimenticare il pericolo e soprattutto la tremenda fatica necessaria per domare quelle macchine.
Protagonista del volume è Erwin Lester, pilota di quel periodo, un giovane tedesco che vive solo per le competizioni, alla spasmodica ricerca del successo: “Occhi grigio freddo, labbra strette e sottili, mani bianchissime con dita affusolate, con le palme indurite dai calli” per l’uso continuo del volante.
La prima pubblicazione de “Il Numero Uno” è del 1954. Qualcuno dice che sia il più bel romanzo sulle competizioni automobilistiche mai scritto fino ad ora. L’autore è Hans Ruesh, nato a Napoli nel 1913 da genitori svizzeri: personaggio assolutamente fuori dagli schemi, coltissimo, capace di scrivere in quattro lingue diverse, tanto che questo testo esce in tedesco con il titolo “Gladiatoren” (I gladiatori), viene poi tradotto in inglese dall’autore e lui stesso lo trasforma in italiano a metà anni 50, seguendo le richieste dei suoi editori. L’edizione di cui parliamo, di Fucina Editore, è invece del 2007, una sorta di “omaggio” nell’anno della sua morte, a 94 anni. Ruesh ha corso, in gioventù, a metà anni 30, quindi conosce bene la materia, e questo testo è almeno in parte autobiografico.
Durante la seconda Guerra Mondiale il destino porta Ruesh negli Stati Uniti, dove inizia la vera carriera di scrittore, che lo consacra autore di grandissimo successo. A metà anni 70, invece, Ruesch decide improvvisamente di dedicarsi con impegno totale alla lotta contro la vivisezione: smette di scrivere romanzi e affronta una infinita serie di battaglie legali intentate dai suoi avversari. Morirà nel 2007, come detto, solo e dimenticato da tutti, in un piccolo appartamento di Lugano, dove viveva affidato alle cure del portiere del palazzo.
“Il Numero Uno”, di cui parliamo questa settimana, non è un libro “per signorine”. Racconta in modo chiaro e crudo la storia di Lester, che punta in maniera spietata al successo, intrecciata con quella di Gloria, una ragazza italiana che decide di dividere il destino con lui. Con un finale assolutamente a sorpresa.
Il testo usa un linguaggio quasi cinematografico, tanto che mentre si legge (e non si vorrebbe mai smettere, per vedere subito quello che succede nella pagina seguente) si riesce quasi a immaginare lo scorrere degli eventi. Il linguaggio di Ruesch è “senza tempo”: viene da pensare che le corse siano in fondo sempre la stessa cosa, da quando sono iniziate fino a oggi. Cambiano i mezzi e gli scenari, ma il protagonista assoluto resta sempre l’uomo, il pilota, quello che fa la vera differenza: con il suo coraggio, l’astuzia, la ragione, la capacità di affrontare i rischi. Ecco allora che ogni lettore può immaginare che i protagonisti e le vetture del libro siano quelli e quelle che lui conosce, che vorrebbe vedere, che più gli piacciono e che più ammira, indipendentemente dal momento in cui si sono svolti i fatti.
Il volume è arricchito da una bella serie di immagini relative all’autore, pilota e personaggio, insieme ad altre riferite a competizioni e situazioni “ambientali” di quel periodo.
Le ultime 70 pagine ospitano invece una lunga, accurata ed esclusiva biografia di Hans Ruesch curata da Luca Delli Carri, a sua volta noto scrittore di motori, realizzata grazie anche a due struggenti incontri diretti con l’autore avvenuti poco prima della sua morte, dove conosciamo un Ruesch completamente diverso, debilitato dall’età, dai processi, e dal grande rimpianto per una famiglia lontana, fisicamente distante e segnata da una divisione irreversibile tra le persone.
Massimo Fiorentino