Più passa il tempo e più ingarbugliato è il nodo-motori in casa Red Bull, ma non solo. Alla fine di luglio il matrimonio tra Red Bull e Mercedes sembrava cosa fatta. Durante il GP d’Italia, a Monza, la Mercedes ha fatto un deciso passo indietro dichiarando, tramite il management del team tedesco, che non era loro intenzione fornire un team nato per vincere. Di contro si era fatta avanti la Ferrari, tramite il suo Presidente Sergio Marchionne. Dalle parole si è passati ai fatti con diverse riunioni per provare a raggiungere un accordo.
Oltre alla Red Bull, la Scuderia si troverebbe a fornire i suoi propulsori anche alla cugina Toro Rosso, dando il via a un valzer non di poco conto di Power-Unit, oltre ad avere un buon ritorno economico. Non dimentichiamoci infatti che il regolamento permette, a ogni motorista, di fornire al massimo quattro team e dal 2016 il nuovo team a “Stelle e strisce” Haas sarà dotato del cuore di Maranello. In questo “gioco pericoloso” a rimetterci potrebbe essere la Sauber, con la Manor in ottica Mercedes. Siamo arrivati alla fine di settembre e la situazione è ancora ferma. Le perplessità della Mercedes corrono anche tra i corridoi di Maranello.
Il regolamento parla chiaramente: tutti i team iscritti al Mondiale di F1 devono avere un motore. Se dovesse arrivare un “NO” anche da Maranello, qualcosa si muoverà dall’alto. Da buon maestro d’orchestra, Mr E non starà certamente a guardare, anche perché non può permettersi di perdere due team del calibro di Red Bull Racing e Toro Rosso. L’unica cosa certa è che il prossimo anno RBR e TR non avranno le PU Renault.
Se aggiungiamo anche i guai in casa Lotus e McLaren, si capisce che si sta camminando sui carboni ardenti. La compagine di Enstone sta aspettando la Renault (è stata firmata una prima Lettera di Intenti che è già un primo passo) per provare a pianificare il futuro del team, che comunque in Giappone ha dato una bella prova di forza chiudendo la gara al settimo e ottavo posto con Grosjean e Maldonado.
Sul fronte McLaren-Honda la situazione non è da meno. Il team di Ron Dennis sta pagando la forte débacle giapponese tra sponsor latitanti e altri pronti a fuggire. Il team-radio di Fernando Alonso durante il GP a Suzuka, non giustificabile, è sinonimo di frustrazione. Per Honda è un momento molto difficile. Il divario tecnico nei confronti dei diretti avversari è enorme. Davanti a situazioni di questo genere i giapponesi si sono resi protagonisti di scelte drastiche. A oggi un futuro in Formula 1 oltre il 2016 è veramente difficile immaginarlo. Nei prossimi giorni qualcosa si muoverà di certo, anche perché ci sono due macchine da progettare.