Da che parte iniziare a raccontarvi questa seconda giornata a Monza… Forse da una premessa: la tecnologia ha fatto passi da gigante, abbiamo smartphone che fanno foto, video, anche il caffè ma se i nostri occhi potessero registrare e far vedere, sentire… Ventitre rotonde, poco traffico, lo stupore di vedere che i paesi attorno a Monza non si sono tirati a lucido come in altri anni per il GP d’Italia, che mancano un sacco di cartelli nei punti in cui di solito c’erano e pensi “chi non sa la strada si attacca…”, poi l’ingresso nel parco e nel paddock. E si comincia con le prime libere. Uno sguardo alle tribune, la gente c’è, gli striscioni pure. Perché i tifosi non dimenticano Michael e Jules.
Manca poco alle seconde libere e un collega dice “vado a seguirle lungo il circuito, in scooter”. Un invito a nozze e un “posso venire con te?” che esce più veloce del pensiero. Detto fatto, partiamo. Sensazione pazzesca, nel parco, che è davvero il più grande (e bello) d’Europa, col vento nei capelli (perché siamo senza casco) ma con una voce che mi dice che sto facendo una cosa sbagliata e contro natura… mi viene in mente il mio amico Nico Cereghini e penso “se mi vedesse mi tirerebbe un calcio e avrebbe ragione”. Le curve di Lesmo, l’Ascari, la Parabolica, un continuo partire e fermarsi, saltar giù dallo scooter con un’agilità sorprendente, perché l’entusiasmo fa fare miracoli!
Impossibile non pensare, non fare un collegamento con Le Mans: vivere una corsa da bordo pista è l’unico modo per capire davvero cosa fanno questi ragazzi… E persino i motori suonano meglio. Certo, i V10 e i V8 erano altra cosa, ma vedere le monoposto, le staccate, i cambi marcia ha il suo perché. E pensi a quando non c’era l’elettronica e i cambi erano manuali…
Si torna, si scrive, c’è giusto il tempo di incontrare gli amici che come ogni anno vengono in circuito e a trovarci e poi via destinazione Energy Station Red Bull per ultimare il compito iniziato ieri: dopo aver incontrato Max, oggi la chiacchierata con la vecchia conoscenza Jos <Verstappen e con i due Carlos, Sainz ovviamente. La famiglia è davvero importante, altro che storie, e come si dice la pera non cade mai lontano dall’albero. Persone speciali. Carlos Jr, 21 anni compiuti tre giorni fa, è “normale” e diretto quanto lo è stato ieri Max. Pulito, rilassato, legato fortemente al papà ma indipendente. Al due volte Campione brillano gli occhi quando gli dico che sensazioni mi ha trasmesso suo figlio. Cerco di capire se hanno mai timori, se per loro esiste la paura, come per noi “umani”. Sia Jos sia Carlos sono consapevoli dei rischi, li hanno vissuti. Sono diversi, sono anche dei manager in un certo senso, ma sono prima di tutti papà veri dei loro figli. E si vogliono davvero bene… Ma la sapete la cosa che stupisce forse di più? Sono tutti e quattro estremamente “normali”, belle persone che non sono state cambiate dalle corse, non solo i giovani ma anche… i miei coetanei!
La serata termina con una cena con i colleghi di Infiniti Europe e Italia: si parla di Formula 1, ovviamente, del loro legame sempre più forte con Mercedes (quindi un eventuale cambio del motorista in casa Red Bull sarebbe indolore), della fabbrica appena aperta in Messico, della Q30 che debutterà al Salone di Francoforte tra pochi giorni e delle loro aspettative per la fetta di mercato che puntano a conquistare.
Attraversando il paddock per andare a recuperare il computer mi sorprendo guardandomi attorno: è davvero bello di notte, ed emoziona non solo chi questa sera l’ha visto per la prima volta. Colpo di scena finale (e davvero rimpianto perché gli occhi non possono fotografare) il giro nei box della Red Bull, dove i meccanici stanno lavorando alle monoposto, in bella mostra, con tutti i loro segreti tecnici spalancati. L’ingegnere Renault che controlla i dati al computer mentre il motore gira altissimo, con un meccanico nell’abitacolo; poi una volta spento ognuno dei ragazzi svolge un compito, non si parlano ma tutti sanno esattamente cosa devono fare. Immersi nella musica a palla, ormai segno distintivo del team fin dal suo arrivo in Formula 1. Ed è vero che un team è una famiglia perché arriva Kvyat (fresco di doccia. beato lui!) a salutare i ragazzi che stanno lavorando, una pacca sulla spalla e un sorriso a tutti. Ma ovviamente in fatto di sorrisi nessuno può battere Ricciardo, che lascia il paddock con i due Sainz. Li guardo andare, dietro di loro tre ragazzi della Manor, il solito colpo diretto. Mentre mi avvicino all’uscita, c’è un gruppetto di tifosi che attende ancora qualche pilota ritardatario e penso ai tempi di F1 Racing, quando uscivo e c’era Roberta (l’altra metà della redazione, come dicevo sempre) con le sue amiche. Guardo meglio e penso che forse la stanchezza sta avendo il sopravvento… Mi guarda e ride, è proprio Roberta! Usciamo insieme dall’Autodromo ed è come se fossimo in una macchina del tempo. Quanti papà ho visto oggi nel parco, coi passeggini, coi bambini in spalla o per mano e Jos e Carlos… alla ventunesima rotonda ho accostato per riprendere fiato. E poi dite che Monza non è magica… ti dà la forza di andare avanti e raccontare anche a tarda notta, anche se non leggerà nessuno, anche se tra poche ore si riparte. Forse proprio perché tra poche ore si riparte!
Barbara Premoli