Monza oltre la cronaca del weekend del GP d’Italia, un po’ di dietro le quinte, di sensazioni e di emozioni. E anche se i giornalisti non dovrebbero mai scrivere in prima persona, in questi giorni andrò contro le regole, perché sarà il mio diario quotidiano del mio GP d’Italia, il 16° da questa parte della barricata. Si comincia col viaggio e questa volta ci sono riuscita a contare le rotonde tra Saronno e l’Autodromo: 23! Un progresso, visto che per tanti anni arrivavo a un certo punto e perdevo regolarmente il conto…
Il ritiro del pass (che ha sempre il suo perché) e l’ingresso nel Parco e il cancello dell’Autodromo. Di solito sempre un momento per me carico di emozione, sentire il profumo del bosco, dell’erba. Oggi è stato diverso. Perché mentre percorrevo il vialone dopo la Villa Reale mi è caduto l’occhio sul sedile dietro e ho visto il cappellino di Jules. Rabbia e tristezza, solo questo oggi. Anche nel paddock, ogni volta che ho visto da lontano una maglietta rossa ho voluto fortemente che fosse lui.
Ritrovare colleghi, amici, prendere il posto in sala stampa, armadietto, connessione Internet, rapido controllo a sito ed email, un paio di news da aggiungere e poi giù, di corsa. C’è il sole, alla faccia di chi dava pioggia. E c’è persino il tempo per un selfie con un amico e uno zainetto rosa…
Torniamo a cercare di fare le persone serie… Sì, è una parola, perché l’inizio della conferenza stampa delle 15 coi piloti è un cinema, attore principale Daniel Ricciardo, che non smette di ridere e quando viene dato il conto alla rovescia prima del via “three, two, one…” lui spara un “seven”! E’ sempre speciale averli lì davanti e poterli guardare negli occhi quando parlano. C’è un Rosberg emozionato quando parla della bimba appena nata e che fa i complimenti a tutte le mamme del mondo “unbelievable”, il parto deve averlo davvero colpito e parla di un’emozione che non ha nulla a che vedere con quella di una vittoria. Ma il nome della piccola ancora non lo fa…
Parlotta e ride spesso con Vettel. Massa è il più grande del gruppo, ma non gli piace quando un collega glielo fa notare. E in fondo sembra ancora il ragazzino che ho visto debuttare in Australia, qualche anno fa… Dietro il nordico Marcus Ericsson, glaciale ma che non può resistere alle battute a raffica del vicino di banco Ricciardo, che ne fa a iosa, gesticola quando gli chiedono delle origini italiane. Poi di colpo torna serio quando si parla di Red Bull e lavoro. E poi c’è la pacatezza di Carlos Sainz, occhi profondi che scrutano tutti noi seduti lì davanti.
Finita la conferenza, via di corsa alla casina Beta, accanto alla Libreria dell’Autodromo, per la presentazione del libro di Walter Consonni dedicato a Tino Brambilla, un pezzo di storia delle corse e di Monza. Beh, qui le emozioni sono davvero tante, perché ho di fronte il protagonista di tanti racconti di Michele Alboreto… Un passato vicino e lontano, una grande nostalgia. Ma devo tornare nel presente, oltre il tornello, con il mio libro autografato sotto il braccio, perché alla Energy Station devo incontrare Max Verstappen.
Una scoperta e la riprova che non bisogna mai trarre conclusioni prima di conoscere davvero qualcuno. Un ragazzo piacevolissimo, normale, molto determinato, che parla in modo sciolto e tranquillo, guardandomi sempre negli occhi. Io e lui, l’addetta stampa non sta lì a controllare, conosce me e lui. Parliamo anche di papà, ovvio, e decidiamo di ritrovarci domani anche con lui. Sarà divertente ritrovare Jos e vederli vicini e cercare di capire se cambierà qualcosa nell’atteggiamento del giovane Max…
Il bagno di folla della sessione autografi, una marea di gente, una marea quasi tutta rossa. E un Kimi stakanovista della firma, che non si risparmia, riesce a tenere un ritmo pazzesco e sorride, sorride molto più spesso di quanto molti non credano. Si scrive, si impacchetta, si torna al parcheggio e verso casa. Sì, sono proprio 23 le rotonde. Stanchezza? Non si sente, è la magia di Monza…
Barbara Premoli