Domande
1) A questo punto sorge spontanea una domanda: se un cinese compra il 65% di un’azienda italiana che già per il 50% è russa, di chi è quell’azienda? Non solo, ma quando i giochi saranno conclusi il signore, pieno di soldi, che arriva dalla Cina conserverà il 51% delle quote (mentre del restante 49 il 50% sarà sempre di quel signore che arriva dalla Russia) quell’azienda che un tempo era italiana di chi sarà? Dicono che resterà in Italia, dicono… Ma dicono anche che il modello di business di questa azienda che era italiana non sono la Michelin, la Bridgestone o altre aziendine di gommisti che vogliono giocare in Champions League, ma la Nokian Tyres! Dicono… Sembra di vedere l’Inter (e chiedo scusa alla Beneamata, cfr Gianni Brera).
2) Guardando i calendari internazionali del Motorsport, poi, nasce spontanea un’altra domanda. Ma in Italia l’automobilismo esiste ancora? Facciamo un po’ di conti: c’è un GP a Monza (almeno per ora) e poi il buio. Si corre in qualche autodromo italiano una prova del Mondiale Endurance? Si corre il Mondiale Turismo? Ah, c’è la prova del Mondiale Rally! Evviva. E poi il vuoto. Che malinconia! Che fine hanno fatto la 1000 chilometri di Monza? E la 4 Ore per le Turismo? E l’Europeo Rally? Tuttavia siamo graniticamente certi che il presidentissimo Sticchi Damiani si stia battendo come un leone per riportare in Italia qualche gara di un qualche campionato iridato che riporti in auge questo sport e, perché no, anche il pubblico in circuito… come una volta!
Ah, dimenticavamo: c’è anche un affollamento stile anni 80 di piloti italiani nell’automobilismo di vertice. I team di F1 fanno a botte per accaparrarsi un driver biancorossoeverde, così come le squadre del WRC. Era meglio quando si stava peggio e la CSAI fu sponsor di due piloti indimenticati come Flammini e Truffo, almeno lì c’era un qualche movimento, magari inconsulto, ma c’era. Oggi il deserto.
Non resta che accendere Sky e annoiarsi davanti al teleschermo. Ma anche lì l’Italia è in decadenza con pochi appassionati paganti (e si capisce perché siano così pochi) e qualcuno in più quando la RAI trasmette in chiaro. Però, un po’ la FIA, molto l’ACI stanno desertificando questo sport facendo rinsecchire la passione di molti. Forse l’automobilismo è morto (o almeno è in coma) e farà la fine della boxe, tanto popolare una volta, sport semiclandestino oggi. Una lacrima e anche una prece! Grazie,
Peppino Fumagalli