Felipe Massa potrebbe avere giustizia 15 anni dopo la vicenda del crashgate avvenuta nel 2008. Questa l’opinione dell’ex-presidente FIA Jean Todt, il cui predecessore Max Mosley era in carica ai tempi in cui i boss Renault cospirarono per avere la vittoria nel GP di Singapore, ordinando a Nelson Piquet di buttarsi a muro. “Secondo Bernie Ecclestone, il mio predecessore Max Mosley e Charlie Whiting, che ai tempi era il race director della F1, sapevano tutto dall’inizio“, ha detto a L’Equipe Todt, il cui figlio Nicholas era il manager di Massa.
Il 77enne insiste nel dire che non sapeva dello scandalo quando divenne presidente FIA: “Non fui informato della cosa. Ma il fatto completamente nuovo, se vero, e essere essere verificato, è che il governo dello sport ne era a conoscenza“. Massa, che sostiene di dover essere campione 2008 anziché Lewis Hamilton e che la scorsa settimana ha ricevuto il premio alla carriera dal settimanale Autosprint (cui la foto d’apertura si riferisce), minaccia un’azione legale contro la FIA e la F1 se non vengono corretti gli errori seguiti al crashgate. “Purtroppo Charlie e Max sono morti“, aggiunge Todt. “La regola che la FIA ha sempre applicato è che i risultati di un campionato devono essere ratificati prima del 31 dicembre e poi non sono mai stati ritrattati. Ma, nel caso di Singapore 2008, i fatti non sono stati svelati fino all’anno dopo e le sanzioni imposte dalla FIA prima del mio arrivo sono state annullate dalla Corte di Parigi. Scoprire che la federazione sapeva la verità prima del famoso 31 dicembre potrebbe cambiare le cose. Col senno di poi quel GP andava annullato“.