Una settimana dopo Austin, la F1 si sposta 1.200 km a sud per il terzo GP di Città del Messico, il 23° sulla pista intitolata ai fratelli Rodriguez. Secondo i tecnici Brembo l’impianto messicano rientra nella categoria dei circuiti impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 4, superiore alle piste statunitensi del Mondiale ma identico al tracciato canadese di Montreal. A differenza di altre componenti l’altitudine record del tracciato della capitale messicana non incide sul funzionamento vero e proprio dell’impianto frenante che è invece messo a dura prova dai picchi di velocità. La scarsa densità dell’aria però contribuisce a un minor rendimento del cooling per dischi, pastiglie e pinze oltre che per i radiatori e quindi i motori.
Con un investimento di 131 milioni di euro, Brembo ha realizzato a Escobedo (alle porte di Monterrey) a metà anni Dieci una nuova fonderia di ghisa e uno stabilimento per la produzione di pinze in alluminio, arrivando a servirsi di oltre 1.800 dipendenti. Con una estensione di quasi 25.000 metri quadrati, la fonderia ha una capacità fusoria di 14 mila tonnellate. Entrato in funzione a ottobre 2016, lo stabilimento permette di realizzare fino a due milioni di pinze all’anno. Peraltro in quest’area, notoriamente povera di risorse idriche, Brembo è molto attenta alla sostenibilità tanto da aver attivato un processo di trattamento e filtraggio delle acque nere, permettendo così di riutilizzare l’acqua depurata proveniente dalle attività di pulizia delle macchine e dall’uso dei compressori.
Nonostante sia la terza pista più corta del Mondiale, i freni vengono utilizzati 9 volte all’Autódromo Hermanos Rodríguez: in un giro fanno 16 secondi e mezzo per pilota equivalenti al 21 per cento della durata complessiva della gara, anche se 6 frenate sono racchiuse nelle prime 7 curve mentre dalla curva 8 alla 17 i freni sono impiegati appena 3 volte. Le curve 6 e 7 sono le sole consecutive in cui il pilota è chiamato ad uno sforzo sul pedale del freno superiore ai 100 kg. Tre sono invece le curve con decelerazioni di almeno 4 g, anche se il picco massimo è di 4,1 g, come nel GP Qatar. Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota esercita sul pedale del freno un carico di 67 tonnellate. Delle 9 frenate del GP Messico 3 sono considerate altamente impegnative per i freni, 2 sono di media difficoltà e le restanti 4 sono light. La più dura è la prima dopo la partenza perché approfittando del lungo rettilineo le monoposto arrivano a frenare a 343 km/h, scendendo a 113 km/h: servono 2,68 secondi in cui si percorrono 147 metri. Elevato lo sforzo per i piloti: 4,1 g e 128 kg di carico sul pedale del freno.