Sempre chiaro e diretto nel dire quello che pensa, Sebastian Vettel parla della sua brillante carriera in F1 e svela perché, nonostante sia uno dei grandi dello sport, pensa che non sarà ricordato…
“Una volta qualcuno ha detto: ‘Sarai ricordato finché l’ultima persona che si ricorda di te non muore’. Mettiamola così: la Gran Bretagna ha un nuovo re, ma non è il primo King Charles – ce ne sono stati altri due prima di lui. Li ricordate? Probabilmente no. C’è un limite. Ci sarà probabilmente un punto in cui nessuno mi ricorderà. Niente dura per sempre”.
Quindi non hai pensato a come ti ricorderà la gente?
“La gente può decidere se vuole ricordarmi, ma non mi sentirei offeso se non lo facesse. Non è importante per me come sono ricordato. Cerco sempre di riuscire . a volte non ci riesco – ma, soprattutto, cerco sempre di trattare tutti con rispetto ed essere gentile. Se la gente ricorderà questo di me ne sarò felice”.
Che cosa hai imparato nei tuoi anni in F1?
“Ci sono molte lezioni nella vita e sta a te decidere se vuoi imparare da quelle lezioni. Essere un pilota di F1 è vivere in modo accelerato. Penso sia lo stesso per la maggior parte degli sportivi professionisti. Hai tutto quello che succede nella vita normale, ma è più compresso in termini di tempo. A scuola ho dovuto maturare prima dei miei amici perché prendevo molto seriamente la mia carriera nelle corse e avevo a che fare con molti adulti”.
Pensi di aver perso qualcosa non avendo una “vita normale”?
“Facevo ancora tutte quelle stupidate che fanno gli adolescenti con gli amici ma, quando arrivi a 19 anni, il tuo mondo è diverso se passi molto tempo con chi ha già 30, 40 o 50 anni. Ma vivere con persone adulte non è stato difficile o noioso, affatto, ma ho dovuto crescere velocemente. Se vuoi raggiungere qualcosa devi impegnarti, avere disciplina”.
E’ stata dura?
“Spesso penso di aver vissuto così tanto negli ultimi 15 anni da far fatica a crederci – incontrare così tante persone, andare in così tanti Paesi. Mi ha insegnato molto, ma solo il tempo dirà quanto abbia imparato davvero”.
Ti sei disinnamorato della F1?
“Amo ancora lo sport, amo ancora correre. La decisione di ritirarmi è stata difficile per me, ma ci pensavo da un po’. So quanto impegno richiede questo sport e penso sia il momento giusto per fare altre cose”.
Che cosa pensi dei due anni in Aston Martin F1?
“Sono stati una sfida perché la macchina non è stata competitiva come speravamo. Quest’anno volevamo fare un progresso significativo rispetto al 2021. Abbiamo fallito. Al momento siamo dove eravamo lo scorso anno. Non punto il dito contro qualcuno dicendo che abbiamo lavorato male. Sono solo realista. Avevamo speranze elevate, ma non ci siamo riusciti”.
Hai rimpianti per come sono andate le cose?
“No, per niente. Non penso siano stati due anni inutili, anche se i risultati e i punti fatti non sono stati quelli sperati. Ho amato e amo lavorare col team, conoscere persone diverse e approcci diversi. Questi due anni sono stati molto impegnativi, perché non ero abituato a correre a fondo gruppo. E’ stata una nuova esperienza – a volte dura – e mi sono reso conto di molte cose”.
Di cosa ti sei reso conto?
“Che solo tu vedi quello che ti succede attorno. Se sei davanti, vedi solo davanti. Se sei dietro, vedi solo quello che c’è dietro, ma guardi sempre avanti, perché è là che vuoi arrivare. Ma quando sei davanti non guardi indietro perché non ti interessa e non apprezzi quanto lavoro fanno i team nonostante siano a fondo griglia. Se non fai grossi risultati, non significa che non lavori duro. Sono molto felice e orgoglioso di aver lavorato con un gruppo di così grande talento in Aston Martin F1. Anche se non è stato molto divertente in termini di risultati, lo è stato lavorare con ciascuno, aiutare il team nel suo viaggio e costruire per il futuro”.
Il podio a Baku nel 2021 dev’essere stato molto divertente…
“Decisamente. E’ stata una gara in cui eravamo più competitivi e quando sei più competitivo queste cose possono succedere. Abbiamo dimostrato di poter fare delle belle gare. Ce ne sono state altre in cui abbiamo fatto molto bene ma siamo arrivati decimi – e nessuno fa caso a te se arrivi 10°”.
Se la macchina fosse più competitiva, ti ritireresti comunque a fine stagione?
“Non lo so. Non so se mi ritirerei se fossi stato più competitivo negli ultimi 3 o 4 anni: se avessi vinto gare, lottato per il campionato, magari ne avessi vinto un altro. Forse sarei arrivato alla stessa decisione. O forse no. E’ impossibile dirlo, ma ci ho pensato. Arrivare 10° non mi dà un brivido perché so cosa si prova a vincere. Se non l’hai mai provato, la prima volta che arrivi 10° sei al settimo cielo, Ma io sono felice di non essermi mai entusiasmato per un decimo posto”.
Sarebbe preoccupante…
“Devi essere onesto con te stesso. Io amo vincere. Sembra egoista, ma vincere è quello che mi muove”.
53 vittorie. Quattro Titoli consecutivi. Vincere non ti ha mai annoiato?
“Ti abitui, ma quando non vinci più pensi a quanto sarebbe bello vincere di nuovo. E quando succede è un gran momento e conta di più della vittoria precedente per via del vuoto che c’è stato tra le due”.
Molte persone vincenti in F1 sono entrate a far parte di Aston Martin F1, con alcune hai lavorato in passato, come Dan Fallows ed Eric Blandin. Pensi che il team realizzerà le sue ambizioni?
“Vincere non ti garantisce di farlo di nuovo, ma decisamente aiuta. La gente c’è, la nuova factory è in fase di costruzione, quindi c’è tutto, ma servirà tempo. Quest’anno c’è stata una grande opportunità con i cambiamenti regolamentari, ma siamo caduti nella stessa trappola in cui sono caduti anche altri. Alcuni team forse sono stati un po’ fortunati, progettando una macchina con un’altezza da terra che ha funzionato. Adesso abbiamo questi regolamenti fino al 2026, quindi i team che sono partiti bene avranno un vantaggio sugli altri e il budget cap implica che non puoi gettare soldi e risorse per recuperare”.
Hai corso contro molti grandi piloti, ma chi è stato quello che ti ha reso più difficile la vita?
Lewis [Hamilton], specie quando ero in Ferrari. Lewis è sempre stato lì. Prima, probabilmente Fernando [Alonso] quando era in Ferrari.
Fernando prenderà il tuo sedile in Aston Martin F1 il prossimo anno. Hai qualche consiglio da dargli?
Fernando non ha bisogno di consigli. Non sono certo che li segua, ma non ne ha comunque bisogno. E’ in F1 da così tanto e ha visto così tanto, si troverà bene.
Quattro GP, Seb. Mancano solo quattro GP. Una carriera notevole, un viaggio incredibile. Grazie.
“E’ curioso, molti mi dicono grazie, ma sono io che li ringrazio. Se avessi fatto quello che ho fatto e non ci fosse stato nessuno a guardarmi – nessuno in tribuna, nessuna emozione dall’esterno – non significherebbe niente. Voglio dire grazie a molte persone per aver reso la mia carriera e la mia vita quello che sono”.